EPO-CALE CAZZATA - L’OLIMPIADE E LA FACCIA PULITA DI ALEX SCHWAZER ANNEGANO NEL DOPING: POSITIVO ALL’EPO E CARRIERA FINITA - L’EROE DELLA MARCIA DI PECHINO, TRAVOLTO DALLA NOTORIETÀ E ARRICCHITO DA SPOT E SPONSOR, AVEVA NEGLI ULTIMI ANNI PERSO SMALTO E CONDIZIONE - NELL’AMBIENTE SI INSINUAVA CHE, PER RIMANERE IL PIÙ FORTE, FREQUENTASSE MEDICI BORDER LINE IN GRADO DI GARANTIRE “PRESTAZIONI ECCEZIONALI”...

Malcom Pagani per il "Fatto quotidiano"

Alex Schwazer è già un ricordo. Un atleta finito. Un carabiniere senza onore. Un ex eroe pechinese lasciato solo come un cane londinese. Il ladro di sogni che confessa, ancor prima di essersi seduto in tribunale. In due righe di dichiarazione all'Ansa, con la voce rotta, la medaglia d'oro delle Olimpiadi cinesi del 2008 nella Marcia, simbolo dell'onta che inquina i successi di un'intera spedizione, getta la maschera. Trovato positivo all'Epo durante un controllo in Germania a fine luglio, Schwazer ripete il verbo sbagliare tre volte: "Ho sbagliato, la mia carriera finisce qui. Non chiedetemi come sto, ho sbagliato, volevo essere più forte, ho sbagliato".

Ammissioni e pentimenti tardivi non gli serviranno. Voleva barare. Lo hanno scoperto. Forse persino prima che il comunicato della Wada recitasse il requiem. Si sussurra di una trattativa, di momenti di forte tensione nelle stanze delle alte sfere dello sport italiano. Concilizione impossibile. Come era inevitabile si è incrinata ogni ipotetica indulgenza e i cocci, adesso, sono tutti suoi. Ingiustificabile. Reietto. Relitto alla deriva.

Nella pubblicità del noto cioccolato, tra pascoli, mucche e scenari da Heidi, l'atleta che eravamo abituati a conoscere ("Sono Alex Schwazer, campione olimpico, quando non mi alleno vivo qui in Alto Adige, in mezzo alle montagne") marciava su nuvole leggere. Ora marcisce a pelo d'acqua nell'ampio stagno del doping, fermato dal Coni, a un passo dalla partenza per Londra. Eritropoietina di ultima generazione, forse Aranesp, forse Cera (si scoprirà nelle prossime ore) e sipario chiuso sulle tante illazioni che già da tempo ne accompagnavano il percorso.

Nell'ambiente si insinuava che frequentasse stregoni in grado di produrre "miracoli". Alchimisti che garantivano "prestazioni eccezionali", dottori border line che devono aver sbagliato qualcosa (tempi, dosi) nella somministrazione di un inganno. Ora la certezza del dolo, per una volta, coincide con una decisione rapida, ma non indolore. Su Schwazer si contava.

"Andrà a medaglia", sostenevano tutti e per riuscire ancora nel-l'impresa di bloccare il tempo a distanza di quattro anni Schwazer aveva rinunciato alla 20 km e stretto un patto con il diavolo per la 50. Così riascoltarlo irradiare altri spot a uso delle tv in compagnia della fidanzata, la pattinatrice su ghiaccio Carolina Kostner fa lo stesso effetto di sempre. Delusione. Incredulità : "Chi mi ha più deluso nello sport italiano? Chi si è dopato. Se mi proponessero di farlo? Li denuncerei", Schwazer sembrava sincero.

Mentiva. Adesso piovono gli anatemi dei fratelli di ieri come quello del tecnico azzurro di specialità Michele Didoni: "Alex non ha scuse. Deve crescere come persona. Mi auguro che lo espellano dal corpo dei Carabinieri, al telefono continuava a ripetere che si sarebbe assunto tutte le responsabilità senza capire che in ogni caso il suo gesto ricadrà sugli altri". E gli ingenui sventolatori dello spirito olimpico rimangono, come già accaduto in precedenza, in mezzo al guado. A bocca aperta.

In preghiera fervente, in attesa delle controanalisi. Mentre la Fidal, prudente, nei minuti che seguono il concitato stop deciso da Gianni Petrucci e precedono la confessione di Schwazer, sceglie un garantismo questa volta mal speso: "Per ora sono solo illazioni" (rimedierà il presidente Arese in serata: "Delusione e condanna, sul doping niente sconti") gli altri prendono le distanze dall'appestato. "Serietà, severità e rigore", urla atletico Petrucci mentre si dice "sgomento" e non rinuncia a uno spottino: "Meglio una medaglia in meno e un po' di pulizia in più".

Si accodano gli altri. In fila per tre. È finita. Non si prevedono conclusioni alternative . La marcia di Schwazer termina nel buio. Le luci spente. Il disdoro al posto del podio, degli inni, dell'oro. "Volevo essere il più forte". È stato debole. La madre a causa dello choc rischia il ricovero. In valle si salutano tutti. Forse non si conoscono davvero. Il ragazzo dell'84 ha 28 anni. A volte si invecchia senza preavviso. In un giorno. Davanti a una tentazione. Senza l'autonomia per dire "no".

 

ALEX SCHWAZER ALEX SCHWAZER ALEX SCHWAZER ALEX SCHWAZER ALEX SCHWAZER CAROLINA KOSTNER ALEX SCHWAZER

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