ERRARE È UMANO, PERSEVERARE È LELE MORA - NON HA FATTO IN TEMPO A USCIRE DI PRIGIONE, CHE IL VECCHIO LELE HA BUTTATO NEL CESSO TUTTI I BUONI PROPOSITI DI REDENZIONE - DOPO AVER PARLATO DELLA BELLEZZA DELLE “COSE SEMPLICI”, COME NE HA AVUTO L’OCCASIONE, SI È LANCIATO SU UN’AUTO SPORTIVA INSIEME AI SOLITI AMICI E HA SFONDATO I BLOCCHI DELL’OASI VIETATA E INCONTAMINATA DELLA VAL FERRET, SOTTO IL MONTE BIANCO - MA LUI SI DIFENDE: “NON HO LA PATENTE”…

Stefano Sergi per "La Stampa"

«Sono nato in una famiglia contadina, da bambino andavo sull'aia a calpestare il grano con i piedi nudi...la prigione mi ha aiutato a riscoprire le cose importanti della vita che poi sono quelle che conoscono le persone semplici». Lele Mora, dopo 400 giorni in carcere, si sarà pure redento come ha raccontato due settimane fa a «La Stampa», tanto da voler tornare alle sue umili origini e al nome con cui lo chiamava sua mamma, Gabriele. Ma la compagnia che frequenta dev'essere rimasta la stessa di prima, a giudicare da quanto è successo a Ferragosto a Courmayeur.

Lele e un gruppetto di amici, così ha raccontato una imbestialita Federica Cortese, assessore comunale all'Ambiente e Territorio, si sono catapultati nella vietatissima Val Ferret, oasi incontaminata all'ombra del Monte Bianco, a bordo di due auto sportive infischiandosene del divieto di transito. Non solo: hanno pure sbertucciato i due ragazzi di turno al blocco stradale da cui partono le navette.

La storiella è saltata fuori da un tweet dell'assessore Cortese, che mercoledì sera ha scritto testuale: «#LeleMora il suo comportamento mi fa pensare che umiltà e rispetto non siano nel suo Dna».

Il messaggio non è passato inosservato e Luciano Caveri, ex presidente della Regione Valle d'Aosta e oggi consigliere, ha chiesto ragioni di tanta rabbia. «Con i suoi simpatici accompagnatori, ha sfondato i blocchi in Val Ferret» è stata la risposta dell'assessore, che ha aggiunto: «Prese le targhe, ora tocca alle forze dell'ordine».

Mora, dal canto suo, fa sapere per bocca del suo avvocato Gianluca Maris che «non ha la patente, di conseguenza è estraneo alla vicenda».

Tutto si è svolto alle 15,30 a Lavachey, il punto da cui partono le navette per la Val Ferret: il blocco stradale è deciso ogni anno (fino alle ore 16) dal Comune di Courmayeur nei periodi di massimo afflusso turistico, per preservare una zona tra le più belle dell'arco alpino. Non c'è alcuna scomodità, è sufficiente parcheggiare e salire sui minibus per godersi le meraviglie del paesaggio. Ma alla combriccola del Lele non dev'essere piaciuta l'idea di lasciare le due auto sportive fiammanti per prendere il bus. E non avevano tempo da perdere, perché sarebbe stato sufficiente attendere mezz'ora e addio divieto.

Niente da fare. Quando i due ragazzi (assunti dal Comune per l'estate proprio per accogliere la gente e spiegare le modalità di transito) hanno invitato le auto a fermarsi, gli occupanti non l'hanno presa bene: «Perché non possiamo passare? E chi siete voi per dirci cosa dobbiamo fare? Vogliamo fare un giro».

Da un finestrino ha fatto capolino anche il Lele. I due addetti hanno pure invitato il gruppetto a spostare le due auto perché erano d'intralcio, ma non c'è stato nulla da fare. Anzi, qualche altra parola un po' irriverente e poi via, un'accelerata verso la Val Ferret.

Gli addetti del Comune hanno parlato all'assessore di «atteggiamento offensivo e arrogante». Per non sbagliare, i due ragazzi hanno preso nota delle targhe. «Ora saranno le forze dell'ordine a valutare il da farsi» spiega l'assessore.

 

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