
CHE FA LORENZETTO DI NOTTE? LE PULCI AI GIORNALI - MAURIZIO BELPIETRO: "HO SEMPRE PENSATO CHE LA MAGGIOR PARTE DI COLORO CHE LO CITANO, IN REALTÀ IL MANIFESTO DI VENTOTENE NON LO ABBIANO MAI LETTO. PROBABILMENTE SI SONO FERMATI AL TITOLO ACCATTIVANTE: ‘PER UN’EUROPA LIBERA E UNITÀ’”. BELPIETRO NEMMENO AL TITOLO, CONSIDERATO CHE È “PER UN’EUROPA LIBERA E UNITA” (E CHIUDIAMO UN OCCHIO SUL CONSUETO CONFLITTO CON LA VIRGOLA)
“Pulci di notte” di Stefano Lorenzetto da “Anteprima. La spremuta dei giornali di Giorgio Dell’Arti” e pubblicato da “Italia Oggi”
(http://www.stefanolorenzetto.it/pulci.htm)
LA REPUBBLICA - GABRIELE ROMAGNOLI DALLE SVALBARD
In un reportage che occupa due pagine della Repubblica, lo scrittore Gabriele Romagnoli racconta: «Da terra di nessuno le Svalbard sono diventate Norvegia, ma con uno statuto speciale che consente ad altri Stati di avere proprietà per lo sfruttamento economico.
È così che la Russia ha stabilito enclave a Pyramiden, ormai abbandonata, e Barentsburg».
Tecnicamente, se fossero ufficialmente riconosciute come tali, Pyramiden e Barentsburg sarebbero per la Russia exclavi, non enclavi. Inoltre, poiché entrambe hanno accesso al mare (dispongono di un porto), sarebbe più corretto definirle semiesclavi o exclavi costiere.
Per esemplificare: Kaliningrad, situata tra Polonia e Lituania, è un’exclave della Russia, dal momento che è separata dal territorio principale di quest’ultima, ma non è un’enclave: ha sbocchi sul Mar Baltico e non è circondata da un solo Paese.
Comunque, contrariamente a quanto asserito da Romagnoli, Pyramiden e Barentsburg non sono enclave o exclave russe, essendo tuttora soggette alla sovranità norvegese.
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Incipit dell’editoriale di Maurizio Belpietro, direttore della Verità, in prima pagina: «Ho sempre pensato che la maggior parte di coloro che lo citano, in realtà il manifesto di Ventotene non lo abbiano mai letto.
Probabilmente si sono fermati al titolo accattivante: “Per un’Europa libera e unità”». Belpietro nemmeno al titolo, considerato che è «Per un’Europa libera e unita».
(E chiudiamo un occhio sul consueto conflitto con la virgola, introdotta erroneamente tra soggetto e verbo).
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Nell’annunciare che «una giuria del North Dakota ha ritenuto Greenpeace responsabile per centinaia di milioni di dollari di danni in un caso intentato da un gestore di oleodotti statunitense che ha accusato il gruppo di aver orchestrato una campagna di violenza e diffamazione», l’Ansa specifica: «La causa ha accusato Greenpeace International, Greenpeace USA e il braccio finanziario Greenpeace Fund Inc. di diffamazione, violazione di domicilio, cospirazione civile e altri reati». Tenderemmo a pensare che l’attore accusi e la corte condanni, non che la causa accusi.
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Incipit di Silvia Truzzi sulla prima pagina del Fatto Quotidiano: «Mentre in conferenza stampa Carlo Conti annuncia gli ospitini della seconda serata, viene in mente quella vecchia battuta di Fortebraccio, riferita a un fu ministro dell’Industria (“Arrivò un’auto e non ne scese nessuno, era Nicolazzi”)».
Ricordo imperfetto. Mario Melloni (alias Fortebraccio) la appioppava abitualmente sull’Unità non a Franco Nicolazzi bensì ad Antonio Cariglia, segretario del Psdi, come si evince dal quotidiano del Pds, che la rievocò il 22 febbraio 1993, a pagina 2: «L’auto si fermò. Lo sportello si spalancò e non scese nessuno. Era Cariglia».
Si trattava peraltro di una battuta sul calco dell’impietoso aforisma che Winston Churchill coniò per definire una nullità Clement Attlee, primo ministro del Regno Unito dal 1945 al 1951: «Un taxi vuoto si è fermato davanti al numero 10 di Downing Street, e ne è sceso Attlee».
Ma, come documenta Stefano Lorenzetto in Chi (non) l’ha detto (Marsilio), il Dizionario delle citazioni sbagliate, la frase in realtà sarebbe stata pronunciata da un critico teatrale del quotidiano parigino Le Figaro, o almeno così riferisce Wilhelm Büring nel Libro d’oro degli aneddoti: «Ieri mi trovavo davanti al teatro.
Era molto presto per entrare. Quand’ecco arriva una carrozza vuota. Si ferma. E chi ne scende? Sarah Bernhardt!».
In un’occasione, il 25 aprile 1979, prendendo in giro il socialdemocratico Franco Nicolazzi sotto il titolo «Breve ritratto d’un inesistente», Melloni svelò con lealtà la paternità dell’aneddoto, riferendolo, anziché al critico del Figaro, al giornalista Luigi Arnaldo Vassallo (1852-1906), noto come Gandolin: «Alla maniera di Gandolin che molti anni fa, a Genova, raccontò come vide giungere Sarah Bernhardt al teatro Carlo Felice, noi diremo come ci è capitato l’altro giorno di vedere capitare un ministro (un ministro dell’Industria, nientemeno) a Montecitorio.
Eravamo fermi sui gradini del portone maggiore del palazzo, quando arrivò, fermandosi davanti all’entrata, una grossa macchina blu.
L’autista, rapidamente, corse a spalancare la portiera posteriore di destra. Non ne scese nessuno. Era Nicolazzi».
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Intervistato sulla Stampa da Giacomo Galeazzi, lo storico Alberto Melloni parla delle traduzioni della Bibbia in volgare, un fenomeno che «precede Lutero». E su questo siamo d’accordo. Ma lo studioso vuole esemplificare, e qui casca l’asino: «Mario Cignoni nel 1266 ha tradotto il Vangelo di Giovanni».
Il dottissimo studioso si riferisce all’«antica versione italiana del secolo XIII» edita nel 2005 dalla Società biblica britannica e che l’attuale segretario generale della Società biblica in Italia, Cignoni appunto, ha evidentemente solo curato perché non è vissuto quasi otto secoli fa.
Lo sfondone macroscopico è dell’intervistatore o dell’intervistato? Ai posteri l’ardua sentenza.
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In una cartina geografica sugli spostamenti in Europa del «soggetto pericoloso» Osama Almasri, pubblicata nella sezione «Primo piano» del Corriere della Sera, accanto a Gran Bretagna, Germania, Belgio, Francia, Austria, Italia, Spagna, Portogallo, Grecia, Libia, Tunisia e Algeria, compare il «Morocco». Applausi dal Times.
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Sul Fatto Quotidiano, Salvatore Cannavò intervista Lucio Caracciolo, direttore di Limes, sulle ultime uscite del presidente Donald Trump, e domanda: «Eppure, non c’era da aspettarsi le mosse Usa?».
Essendo «le mosse» il soggetto logico dell’azione («aspettarsi»), il verbo andava coniugato al plurale: «c’erano».
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Dall’editoriale di prima pagina del direttore della Verità, Maurizio Belpietro: «Ma quando vediamo le Corti europee annullare le elezioni e alti funzionari minacciare di annullarne altre, dovrcattoemmo chiederci...». Singulto cattolico?
CORRIERE DELLA SERA - ATTIVITA CELEBRALE
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Titolo dalla home page di Login sul sito del Corriere della Sera: «Brain2Qwerty, l’intelligenza artificiale di Meta che “legge nel pensiero” e trasforma l’attività celebrale in testo». Urge adottarla in redazione.