LA FATWA DI ASSANGE CONTRO IL FILM SU WIKILEAKS: “LA DREAMWORKS È DIRETTAMENTE COLLEGATA AGLI INTERESSI E AL POTERE DEL GOVERNO USA”
Giovanna Grassi per "Il Corriere della Sera"
Con un gesto plateale, Julian Assange, che ama definirsi da sempre «anarchico, libertario e punk», ha scelto l'inizio del Festival di Londra e la proiezione del film Il quinto potere, che Bill Condon ha basato proprio sulla vita di Assange, per scrivere una lettera aperta a Benedict Cumberbatch, l'attore che porta il suo volto sul grande schermo.
Cumberbatch aveva chiesto in più occasioni di incontrare Assange - il cofondatore di WikiLeaks, rifugiato dal giugno 2012 nell'ambasciata ecuadoriana di Londra, per sfuggire ad un mandato di cattura internazionale emesso dalla Svezia per un'accusa di stupro (respinta dall'interessato come una montatura) - ma non gli era stato possibile e ieri ha ottenuto le motivazioni al rifiuto via missiva aperta:
«Io credo che tu sia una brava persona, ma non è un buon film quello che hai interpretato e scelto e ti sei affidato a persone il cui scopo primario è distruggermi e rimuovere tutto il lavoro fatto da WikiLeaks». Assange difende così l'attività della sua organizzazione che ha diffuso sul proprio sito documenti coperti da segreto di Stato e militare. La sua è una lettera tanto amichevole verso l'attore quanto dura e critica nei confronti del film.
Assange ha consigliato a Cumberbatch di lasciare la nemica Hollywood, ma, rispondendo alle parole di stima espresse dall'attore nei suoi confronti, ha scritto: «Con questa tua interpretazione saremo legati per la vita e siccome ti considero un bravo attore, ti consiglio di scegliere altre strade».
Un atto abbastanza clamoroso per gli inglesi e anche per l'attore, che sin dalla prima mondiale della pellicola a Toronto (in Italia il film uscirà il 24 ottobre) ha sempre dichiarato: «Mi sono avvicinato a questo film con rispetto per la figura di Assange e con una curiosità umana autentica, priva di preconcetti, per lui, per i suoi collaboratori e per il loro lavoro».
Parole che l'attore ha ribadito anche ieri, senza commentare le accuse che Assange ha lanciato contro la Dreamworks di Spielberg e soci, produttrice della pellicola.
Il film ha avuto buone critiche a Toronto, specie per i due protagonisti Benedict Cumberbatch e Daniel Brühlche, che interpreta l'amico e collaboratore di Assange, quel Daniel Dosmecheit-Berg che poi lo ha abbandonato e dal cui libro su WikiLeaks il film è in gran parte tratto.
Scrive ancora Assange: «Il film che hai interpretato non rende giustizia a me e alle persone che mi sono care, è basato su una sceneggiatura "tossica" perché descrive il lavoro della mia organizzazione come nemico degli Stati Uniti e il governo americano ha messo in atto ogni strumento possibile contro WikiLeaks e contro quello che è stato definito un mestiere di spie: le nostre fonti di informazione rischiano la prigione a vita e due di esse sono già in galera».
Ora si attendono risposte anche da Spielberg e dai soci della Dreamworks perché Assange contro di loro non usa mezze parole: «La Dreamworks è direttamente collegata agli interessi e al potere del governo Usa».
La lettera fa appello alla coscienza dell'attore: «Se io avessi accettato di incontrarti avrei in qualche modo convalidato il film e le interpretazioni che ha richiesto». Ribadendo di apprezzare «la richiesta sicuramente genuina di un nostro incontro e il tuo valido lavoro, confermo che incontrarti sarebbe stato autolesionista, contro la mia organizzazione. Comunque, ti ringrazio della richiesta».
Bill Condon, il regista della pellicola, ha ribadito: «Il film è un thriller. Il titolo fa riferimento a quello che alcuni hanno definito il quinto potere di oggi, formato da coloro che vogliono tenere sotto controllo gli altri quattro poteri, il primo formato dal clero e dal governo, il secondo dalla nobiltà e dall'élite dei ricchi, il terzo dai cittadini e lavoratori, il quarto dalla stampa e dai mass media.
Ho sempre detto che volevo fare un film anche su WikiLeaks perché questa organizzazione ha cambiato per sempre molte pedine del giornalismo. Ho fatto il mio lavoro con onestà basandomi su fatti reali e sono aperto a ogni scambio di opinioni possibili in Europa come negli Usa».
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