FEDEZ, CHI? – ROMAGNOLI: "I PUGNI A IOVINO, SE ACCERTATI, POTREBBERO ESSERE IL PANDORO DI FEDEZ, IL DECLINO DI UNO “SALITO IN CIABATTE SU UNA PORSCHE” SEMPRE A CACCIA DI NEMICI (SALVINI, GASPARRI, CORONA, ANDREA BOCELLI E LETIZIA MORATTI, E A SALIRE FINO AL VATICANO E A DRAGHI) - L’ESISTENZA DEL RAPPER HA UNA PERMANENTE POLEMICA. DA DIECI ANNI FEDEZ SI DIBATTE NELL’ACQUARIO DEI VIP. TUTTI SANNO CHI È, MENO SAPREBBERO DIRE PERCHÉ LO È DIVENTATO…”
Gabriele Romagnoli per "la Repubblica" - Estratti
Tutta colpa del referendum, quello del 1946. Se l’Italia avesse i suoi reali potrebbe, come l’Inghilterra, concentrarsi su un nucleo di pocofacenti, famosi alla nascita, vocati alle comuni tragedie che il rango nobilita. Avendo invece vinto la repubblica, si è indotta a estrarre dal popolo, elevati attraverso il censo, i suoi immaginari principi e principesse.
Si tratta, in partenza, di sovrani delle arti, dello spettacolo, dello sport, via via sempre più ex, di quei mondi e di sé stessi.
In una progressiva dissoluzione: di personaggi noti in sé e non per sé. Se ne cantano gli amori e ancor più i disamori, le gesta e ancor più i malanni. La loro esistenza non ha una cronaca, ma una permanente polemica. Divide, per questo imperano. Almeno, nel pomeriggio pallido che precede il tramonto, la noia del pubblico, la voglia di successione.
Fedez al suo fianco Christian Rosiello e il rapper Taxi B
Fedez, da ormai un decennio, si dibatte in questo acquario. Separatamente, insieme alla moglie, di nuovo separatamente. Tutti sanno chi è, meno saprebbero dire perché lo è diventato. Ognuno si è fatto la sua idea: saranno le canzoni, l’apparenza, il carattere.
(...) A seguirlo negli ultimi giorni si è appreso che «è salito in ciabatte sulla Porsche » per andare a pranzo sulle colline venete insieme con un motivatore dell’anima (Alberto Ferrarini, esperto di numerologia antica); ha mostrato il posteriore da una piscina di Los Angeles come succinta replica a un articolo che non aveva gradito; è stato accusato da due presunti testimoni di aver preso parte a una spedizione punitiva contro un personal trainer con cui aveva avuto poche ore prima un diverbio in discoteca.
Poiché la vittima è quello stesso Cristiano Iovino che potrebbe aver avuto una qualche relazione con Ilary Blasi ex Totti, ecco dimostrato che nell’acquario degli Immaginari d’Italia i gradi di separazione si rivelano non certo sei, ma due, tre al massimo, in uno scambio rapido di partner al braccio e Rolex al polso (di comunisti o no).
Su questo Fedez è sincero: di essere l’idolo della sinistra non gli è «mai fregato». È una nicchia di marketing, quella. Entrarvi è più facile che superare la corda di velluto e accedere al privé di una discoteca: basta far irritare Salvini o mandare in ansia i funzionari del pubblico servizio televisivo e per questo è sufficiente un bambino che annunci “Ora dico una poesia scritta con un compagno”.
Nel decennio in cui è passato dall’hinterland al centro della storia Fedez ha flirtato con il Movimento 5 stelle, quando ancora aveva un’anima da motivare. Ha realizzato l’inno della manifestazione al Circo Massimo nel 2014, Non sono partito (“Milioni di elettori addormentati per vent’anni davanti ai televisori, buonanotte senatori”). Anche lui sembrava voler scoperchiare la scatola, poi ci è entrato, cercando di marcare la diversità antropologica con frasi e gesti poco allineati, ma un bacio a Sanremo viene assimilato dal contesto, è una molotov lanciata nelle sabbie mobili.
Ha fatto della controversia un’arma a ripetizione, tanto che esiste una voce Wikipedia sul tema e gli avversari vanno dai più facilmente ingaggiabili (Maurizio Gasparri, Fabrizio Corona, inevitabilmente Salvini) ai meno prevedibili (Andrea Bocelli e Letizia Moratti). Come nella Los Angeles di Crash, da cui manda cartoline ai nemici, lo scontro è una prova in vita. Ogni duellante legittima e conferma l’altro.
Gli va dato atto di aver mirato più in alto, accadde al concerto del primo maggio 2021, quando ne ebbe anche per il Vaticano e tirò in ballo Mario Draghi. È ancora in rete il sorpreso intervento di una manager dal titolo: «Fedez e Mario Draghi, due volti, due linguaggi e un grande tema che li connette». Pochi mesi prima il rapper aveva raccontato un sogno: era andato a vedere case nuove insieme con l’allora premier «espertissimo di arredamenti e tappeti ». Non ricevette replica, se non in una “fantasia” di Striscia la notizia.
Un sogno svanito, un ritorno alla realtà, poi alle origini. A chiudere il cerchio, se davvero l’ha ordita o vi ha preso parte, la spedizione punitiva insieme con gli ultrà del tifo. La voce “controversie” dovrebbe distinguere le innocue “verbali” e le più preoccupanti “fattuali”. Quei pugni, se accertati, potrebbero essere il pandoro di Fedez, il declino di una storia che ha affrontato (dentro di lui) nemici più grandi e che gli ha attirato simpatie più autentiche. La dispersione di un patrimonio che il ragazzo non poteva gestire.
fedezFEDEZ ACCOMPAGNA I FIGLI A SCUOLAfedezchiara ferragni e le prime notti con fedez 5fedez