IL RITORNO DI “PIERINO” - DA FELLINI ALLA FENECH, L’AMARCORD DI ALVARO VITALI: “SE C’ERA UN PETO IN UN FILM DI BELLOCCHIO ANDAVA BENE. SE LO FACEVO IO, ERO VOLGARE” - “VOGLIO RIPORTARE PIERINO AL CINEMA. FARA’ IL PRETE”

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Franco Giubilei per “la Stampa”

 

Fra poliziotte, liceali e insegnanti sexy, Alvaro Vitali ha attraversato vent’anni di cinema ultrapopolare con 150 film, passando alla storia come il Pierino nazionale, il suo personaggio più celebre, a suon di pernacchie e scherzi scemi che riempivano le sale ma venivano bollati dalla critica come roba inguardabile.

 

Oggi che ha 65 anni e i nostri cinema piangono miseria, il suo sogno nel cassetto è riportare Pierino sul grande schermo, in una versione riveduta e corretta in cui l’ex bambino terribile, ormai cresciuto, si è fatto prete e aiuta i ragazzi scapestrati della sua parrocchia: «La sceneggiatura è già pronta, mancano solo produttore e regista», spiega Vitali, protagonista ieri di Erotic Disco organizzata a Modena da Laika e Night Movie.?

ALVARO VITALI FELLINIALVARO VITALI FELLINI

 

Esordi con Fellini?

E pensare che la sua carriera era cominciata grazie a un venerato maestro del cinema d’essai, Federico Fellini, all’apparenza quanto di più lontano dall’immaginario trash della commedia sexy: «Avevo 16 anni quando il capogruppo della troupe entrò nel negozio di elettricista dove lavoravo, a Trastevere, e mi disse che stavano cercando un ragazzino piccolo e magro per un film di Fellini: “Perché non vieni sabato a Cinecittà? Ti porto io”. Io manco sapevo chi era Fellini, ma quel sabato andai allo Studio 5, che era strapieno di gente: ragazzi, ragazze, gente del circo, grassi, magri, nani…».

PIERINO ALVARO VITALI jpegPIERINO ALVARO VITALI jpeg

 

La prova per entrare nel cast di «Satyricon»? Un fischio alla pecorara: «Entrammo io e un tipo di Napoli, Fellini chiese chi sapesse fare il fischio del merlo, io cominciai a fischiare alla pecorara e lui ordinò: “Prendete questo che è svelto, l’altro sta ancora ad aspettare il merlo”».

 

Dice Vitali che l’autore di «Otto e Mezzo», con cui avrebbe lavorato in altri tre film - «I Clowns», «Roma» e «Amarcord» -, lo battezzò due volte: «La prima sul set di “Roma”, quando ballo il tip-tap e mi lanciano il gatto morto sul palco: mi disse che avevo dei tempi comici straordinari, e in effetti poi feci il comico. Poi in “Amarcord”, dove portavo calzoni alla zuava e una coppoletta in testa, un giorno mi fece: “Sembri Pierino”. Vedeva già le cose in anticipo…»??.???

 

Incontri casuali?

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La vita di un attore, fin dall’età più tenera, a volte è costellata da incontri che sembrano casuali: «Già a 8 o 9 anni ero andato a fare il primo provino, perché anche i miei genitori avevano fatto le comparse: giravano “Napoli milionaria” e c’era Mario Carotenuto a fare il casting. Mi scartò dicendo “questo è troppo secco, finisce che spira sul set”. Poi ci siamo rivisti ne “L’Insegnante”, con Edwige Fenech, molti anni dopo. Mi riconobbe e mi disse “mannaggia se lo sapevo ti cacciavo via subito”.

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E’ stato il mio maestro, mi ha insegnato tante cose, come stare davanti alla cinepresa prendendo sempre la luce, per non farsi impallare se qualcun altro si metteva in mezzo».??

 

Commedie sexy?

La parte iniziale della carriera è scandita da piccole parti in film di Risi, Monicelli, Steno, Luigi Magni, persino Roman Polanski in «Che?», fino alla lunga serie di ruoli nelle commedie sexy anni 70 e 80: «Con la Fenech ho fatto più film in assoluto con la serie della Poliziotta, ho lavorato anche con Gloria Guida in tre film: la prima volta che recitava, Gloria era tutta timidina e impaurita per le scene dove doveva scoprirsi. Gli dicevano devi levarti la gonna, e lei era un po’ sulle sue. C’era un bel clima sul set, ci divertivamo noi prima di tutti, e io facevo scherzi come spegnere le sigarette con una siringa senz’ago a quelli che fumavano di nascosto, oppure riempivo d’acqua le scarpe di Renzo Montagnani in camerino».

 

ALVARO VITALI PIERINOALVARO VITALI PIERINO

I ritmi di lavoro erano infernali, fino a due film e uno spettacolo a teatro contemporaneamente, perché il cinema a fine anni 70 era ancora un’industria fiorente: «Lavoravo allo stesso tempo ne “La poliziotta” e in uno dei film dell’insegnante, mentre a teatro facevo “Rugantino”: la notte non dormivo mai, facevo i ringraziamenti al Sistina e subito dopo mi precipitavo a Bari sul set, poi tornavo a Roma per un altro film. Ma ero felice, questo lavoro non mi ha mai stancato».

 

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I giudizi sprezzanti della critica sul suo Pierino e gli altri ruoli nei film scollacciati gli sono pesati: «A loro non piacevano la pernacchia, la parolaccetta, quando oggi invece è molto peggio. In un film di Bellocchio c’era una scena di un peto incendiato e andava bene, ma se lo faceva il mio Pierino era volgare e ne parlavano tutti male. Io però facevo fare soldi a palate, un Pierino ha incassato più di James Bond. Il mio era un genere di serie B ma portava la gente al cinema, invece adesso guarda come stiamo…».

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