FELTRI, FINALMENTE "LIBERO" DI ENTRARE NEL GIGLIO MAGICO! - ''IO SONO DI SINISTRA'' - ''RENZI? NON MI FIDO PIENAMENTE, MA È UN LEADER'' - OCCHIO ALLA LINEA DEL GIORNALE SU MARIA ETRURIA: ''LA BOSCHI È GRADEVOLE E PREPARATA. MANCARLE DI RISPETTO È UN ESERCIZIO INDEGNO'' (ECCO DOVE HA "SBAGLIATO", BELPIETRO!)
Pierluigi Diaco per ''Oggi'' - www.oggi.it
fiorello con giuseppe cruciani e vittorio feltri
Non è da tutti saper fare il giornalista e allo stesso tempo il direttore. Non è da tutti saper fare il cronista e prima del tempo, prima ancora che sia troppo facile, fare pure il fondatore (di giornale). Vittorio Feltri è riuscito in questa impresa: non solo ha fatto risorgere più di una volta Il Giornale, ma ha pensato e inventato Libero che, neanche fosse un'amante a tempo indeterminato, ha preso, amato, lasciato, tradito, ripreso e riamato.
D'altronde, prima di essere un cavallo di razza, Feltri è un formidabile cavallo pazzo, dove per ''pazzo'' s'intende fuori dagli schemi: notoriamente ingovernabile, ingestibile, inafferrabile, quindi (per editori e lettori) affidabile, anzi affidabilissimo. Bergamasco doc, ha fatto del cinismo la spada professionale attraverso cui difendere i territori più intimi della sua persona; a chi lo ha apostrofato, nei tempi d'oro del berlusconismo, come il mastino pronto a ringhiare a comando, ha risposto sempre con elegante noncuranza.
Quando la televisione ha cominciato a corteggiarlo come ''acchiappascolti'', lui ha accettato le lusinghe portando negli studi dei talk show quello che sa fare meglio: parlare chiaro senza annoiare, discutere senza vezzeggiare, guardare dritto in camera senza dimenticarsi di pavoneggiare.
Perché nessuno come Vittorio Feltri, pipa in mano, sa volersi così bene al punto da non privarsi mai di quel bene terreno chiamato narcisismo. Nessuno, come Feltri, che a soli 19 anni iniziò a scrivere di cinema per L'Eco di Bergamo, sa che la vita va vissuta come fosse un film: 33 per cento di verità, 33 per cento di verosomiglianza, 33 per cento di cazzeggio, 1 per cento di quello che ti pare, dalla spiritualità al veganesimo.
vittorio feltri e melania rizzoli
Ci sono due grandi giornalisti-fondatori in Italia. Uno è lei, l'altro è Eugenio Scalfari, fondatore de La Repubblica. Differenze sostanziali?
«La differenza fondamentale è che Scalfari è molto più ricco di me. E questo dimostra che è più bravo».
Tra Il Giornale e Libero chi è sua moglie e chi la sua amante?
(Ride). «Libero è il giornale che ho fondato tanti anni fa e quindi ho un rapporto simile a quello tra padre e figlio. Il Giornale l'ho ricevuto in eredità da Montanelli, andava male e sono riuscito a rimetterlo in piedi in modo egregio. Quindi sono affezionato a tutte e due. Ma per stare alla provocazione, diciamo che entrambi questi giornali mi sono entrati nel cuore. Direi che Il Giornale è la moglie e Libero è il figlio. Un po' scemo, ma è il figlio».
Il ruolo dell'amante, quindi, chi lo fa?
«Anche se il termine ''amanti'' non mi piace, dico subito che ho preferito sceglierle in altre zone: ho pascolato in zone femminili, non in quelle editoriali».
È nota la sua passione per i cavalli. Giochiamo, allora: se Il Giornale fosse un cavallo, di quale razza sarebbe?
«Un cavallo stanco che merita di riposare e quindi di stare al prato, senza affaticarsi troppo perché è decisamente imbolsito». E Libero? «È un cavallo che ha avuto qualche incidente e che quindi ha bisogno di cure e di rimettersi in piedi: potrebbe di nuovo galoppare, anche se per il momento preferisce restare nel box».
Per adesso, l'unico cavallo di razza della politica italiana si chiama Matteo Renzi?
«In passato, abbiamo avuto molti cavalli di razza in politica. Adesso c'è rimasto solo Matteo Renzi, del quale non mi fido pienamente, ma a cui riconosco una qualità: è un leader. Un leader che sarà difficile battere finché non si palesa un avversario alla sua altezza. Diciamo che per ora non si intravede nessuno, nemmeno all'orizzonte».
E tra i conduttori dei talk politici, chi galoppa meglio?
«Vespa rimane il più bravo, non c'è niente da fare. Mi sono arrabbiato quando gli hanno contestato l'intervista al figlio di Riina: chiunque, se avesse avuto la possibilità, l'avrebbe intervistato».
Crozza ha messo in scena la parodia di Maria Elena Boschi: ''Quella donna è una santa, ha fatto sparire il Senato'', dice Crozza-Renzi. Fa miracoli la Boschi?
«Miracoli non credo, quelli non li fa più nemmeno San Gennaro che era uno specialista del ramo. Però credo che la Boschi sia una persona gradevole, preparata, tutt'altro che sciocca e non capisco perché molti le manchino di rispetto. Lo trovo un esercizio indegno».
Elezioni amministrative. Berlusconi prima lancia Bertolaso, poi vira su Marchini. È confuso, stanco o cotto?
Feltri e Belpietro con _Libero_
«Innanzitutto, bisogna riconoscere a Berlusconi di aver fatto un miracolo nel '93-94: in pochi mesi mise in piedi Forza Italia che vinse addirittura le elezioni, battendo l'ex Pci in un modo meraviglioso. Questa cosa è talmente importante che dobbiamo sempre ricordarla quando si parla di Berlusconi. Poi, lentamente, ho capito che l'uomo non era in grado di governare, anche perché credo che non gli sia mai interessato governare, lui preferirebbe regnare.
Ultimamente mi sembra che abbia perso quella lucidità irrinunciabile per stare nella politica, ma anche nel mondo del calcio dove in passato Berlusconi aveva giganteggiato, portando per molti anni il Milan a livelli mondiali. Oggi invece è confuso, è un po' strattonato qua e là, ha perso quell'intuito che ha sempre avuto. Gli consiglierei di trovarsi qualcosa: non voglio dire una casa di riposo, ma una villa di riposo sì».
Minzolini Feltri Belpietro al convegno sulla Liberta di Stampahah Nonleggerlo
Chi vincerà a Roma?
«Mi auguro che vincano i 5 Stelle. Per un motivo semplice: se la signora Raggi risolve i problemi di Roma, cosa che mi sembra altamente improbabile, tanto di guadagnato per tutti. Se fa dei pasticci come i suoi predecessori, ci toglieremo finalmente dai coglioni anche i 5 Stelle».
A Milano?
«Penso che perderà Sala perché negli ultimi tempi ha inanellato una serie di sciocchezze che gli hanno fatto un po' perdere non dico la reputazione, ma sicuramente l'immagine. Tutto questo favorisce indubbiamente Parisi che è una persona provveduta e più razionale rispetto a Sala».
A ottobre Renzi vincerà il referendum su se stesso?
«È un po' come giocare ai dadi: difficile predire chi vincerà. Posso solo dire che le schede che porranno i quesiti da votare saranno scritte in maniera totalmente incomprensibile: coloro che voteranno non lo faranno per convinzione, ma per circonvenzione.
VITTORIO FELTRI DANIELA SANTANCHE PAOLO BERLUSCONI MAURIZIO BELPIETRO
Sarà la propaganda politica e televisiva a orientare i pochi elettori che andranno a votare a un referendum confermativo in cui ciò che deciderà un 20 per cento della popolazione diventerà legge dello Stato. Se Renzi riuscirà a far passare il concetto che per la prima volta in Italia si abolirà il bicameralismo perfetto, e quindi anche il numero dei senatori, questo potrebbe bastare per vincere».
In una memorabile puntata di Scherzi a parte le facevano credere di aver scritto su Libero un editoriale che inneggiava ai girotondi e a Nanni Moretti. Le manca certa sinistra da attaccare?
«Sì, indubbiamente l'esasperazione dei toni mi faceva trovare un po' a mio agio, mi divertiva. Mi è sempre piaciuto usare un po' di ironia, a volte sferzante. Purtroppo oggi non è più così e poi i giornali contano sempre di meno. Oggi quando scrivi sei consapevole che il pubblico assomiglia più a quello di una sala parrocchiale che a quello di una piazza».
maurizio crozza nei panni di matteo renzi canta per maria elena boschi 7
Dica una cosa di sinistra, adesso che anche Fausto Bertinotti va a braccetto con Cl
«Quando avevo 18 anni mi iscrissi al Psi, perché a Bergamo erano tutti democristiani e io volevo essere diverso. A quell'epoca il Psi era equiparato alle Brigate Rosse. Da allora, io ho sempre mantenuto una mentalità libertaria che, se vuoi, è molto più di sinistra che di destra.
Poi ho avuto delle disavventure con la sinistra: ho visto che hanno un po' sfasciato il Paese con la politica sindacale, hanno fatto una guerra assurda all'economia e al libero mercato: visto tutto questo, ho sterzato verso il liberalismo, rinunciando a parte della mia mentalità socialista, che in parte però mi è rimasta.
Quindi io sono effettivamente di sinistra: sono favorevole all'eutanasia, sono favorevole alle unioni civili, sono favorevole all'abolizione del valore legale dei titoli di studio, sono favorevole all'abolizione degli ordini professionali. Io sono orientato per una sburocratizzazione della vita pubblica e direi anche privata».
Lei passa per essere anche un uomo molto cinico. Quand'è l'ultima volta che ha pianto?
«Invecchiando ho scoperto di essere molto più sensibile. La lacrima ora la devo frenare, perché mi capita spesso di intenerirmi, specialmente per gli animali e per le vicende della povera gente. Faccio un esempio: non sono favorevole all'immigrazione incontrollata, perché, quando vedo arrivare i barconi con quelle donne e quei bambini, provo un dolore fisico e devo cambiare canale, alzarmi e andare ad aprire il frigorifero per bere qualcosa. Non resisto alla manifestazione così clamorosa del dolore altrui, che diventa anche il mio».
In questa fase della sua vita, persevera nel parlare con il suo ''Io'' o ha sperimentato cosa significa parlare con Dio?
«Non ho mai creduto in Dio, non ce la faccio. Ci ho provato in tutti i modi: ho studiato la Bibbia e i Vangeli, ho cercato di documentarmi anche se in modo un po' raffazzonato, ma non riesco a credere. Questo mi ha sempre portato a trovare l'esistenza totalmente priva di senso e questo, non ti nascondo, mi dà tuttora un po' di angoscia. La coabitazione con questo mio modo di pensare è diventata così familiare che non ho più nemmeno la tentazione di fingere di crederci.
Fare il giornalista mi ha portato sicuramente ad avere una convinzione sbagliata: io esisto perché scrivo. Ho bisogno di scrivere e di tirare fuori quello che ho dentro. Certo, non sono cose profondissime, però scrivere mi dà quel senso che la vita, per me, non ha. Scrivere è un surrogato del senso della vita».