
LA MORTE DEI PARTITI GENERA MOSTRI - FACCI: “SIAMO ARRIVATI ALLA PALINGENESI FINALE DI UN SISTEMA CHE ANNOVERAVA I PARTITI NELLA COSTITUZIONE PRIMA CHE 'MANI PULITE' NE SPAZZASSE VIA UNA BUONA PARTE - L'ITALIA INFELICE DEL 2018 E' DISINTERESSATA AL SUO STESSO FUTURO, PERSA IN TALK SHOW DI "INTRATTENIMENTO" POLITICO ANZICHÉ IN PROGRAMMI D'INFORMAZIONE LA CUI SOVRABBONDANZA INTERNETTIANA HA RESO TUTTI PIÙ IGNORANTI E DISORIENTATI”
Filippo Facci per “Libero Quotidiano”
Gli italiani odiano a tal punto i partiti da infierire anche sui loro cadaveri: solo l'8 per cento degli intervistati infatti ha ancora fiducia nei partiti - spiegava ieri ItaliaOggi - mentre altri si dichiarano antipartito ma senza più i partiti, e antipolitica senza più la politica. Sta di fatto che le poche forze che paiono in buona salute, oggi, hanno ballato su macerie precedenti: e fa specie che ItaliaOggi annoveri tra i "movimenti antipartitici" anche la Lega, che resta, invece, il più vecchio e autentico partito oggi presente nel Parlamento.
L’altro è il Partito Democratico, benché in liquidazione: per il resto ci sono solo frattaglie o forze rigorosamente non basate sul celebre "radicamento nel territorio" o su reliquie tipo sezioni, iscritti, congressi, primarie, qualcosa che sia diverso insomma dall'esistere politicamente solo perché si passa in tv.
Dopodiché potremmo anche procedere a pensose analisi sul come ci siamo arrivati, ma il primo punto è capire dove precisamente siamo arrivati. Siamo arrivati, in sostanza, alla palingenesi finale di un sistema che annoverava i partiti nella Costituzione (art.49) ai quali aderivano milioni di italiani (2 milioni la Dc, 1 e mezzo il Pci, 500mila il Psi) prima che l'inchiesta Mani Pulite ne spazzasse via una buona parte nell'arco di un anno e mezzo.
craxi le monetine all hotel raphael
Un giovane pm, certo Piercamillo Davigo, disse che Tangentopoli era scoppiata «perché erano finiti i soldi»: un'uscita involontariamente geniale, perché i soldi non erano quelli del finanziamento illegale della politica (cioè quelli che di cui parlò Bettino Craxi in Parlamento) ma erano i soldi e basta, i soldi per tutti, per tutto un sistema di welfare a pioggia (anche europeo) che lasciò un Paese al verde ma coi capri espiatori chiaramente individuati.
In realtà era iniziata una inimmaginabile crisi occidentale in cui la politica avrebbe ceduto il passo all'economia (meglio: alla finanza) coi partiti, "traditori", ad avere la peggio nell'impossibile alchimia che doveva tenere insieme occupazione, globalizzazione, immigrazione, solidarietà e tramonto di un ceto medio che per anni aveva prosperato anche sul debito pubblico.
Poi, se volete, possiamo tirare in ballo la caduta del muro di Berlino e l'Italia come crocevia di riequilibri e impazzimenti tra Est e Ovest: ma tutti gli scenari internazionali, assai probabilmente, più che dare origine a Mani Pulite non ne impedirono la nascita, come in passato sarebbe accaduto.
MANI PULITE
Lasciando da parte l'andamento palesemente selettivo dell'inchiesta Mani pulite, l'esito beffardo in fin dei conti fu Silvio Berlusconi e Forza Italia: l'archetipo del partito all'americana, senza vera dialettica o democrazia interna, una forza politica nata in tre mesi con dei kit a disposizione dei candidati, 35 pagine di opuscolo-manifesto, un vademecum di comunicazione, l'inno del partito in audiocassetta, bandiere e gagliardetti, penne, orologi, adesivi, spille, coccarde e cravatte.
SILVIO BERLUSCONI CON IL CAPPELLO DI FORZA ITALIA
Berlusconi vinse col 21 per cento dei voti e forse si convinse che per strutturare un partito - già vincente così com'era - tutta questa fretta forse non ci fosse. Dovette forse pensarlo anche il successivo 12 giugno, quando, alle elezioni Europee, Forza Italia si portò a casa il 30,6 per cento: fu allora, forse, che pensò che il partito leggero non costituisse un limite, ma un requisito per la vittoria. La strada era tracciata. Per tutti. Una formula che privilegiava il nome al simbolo, e che coincideva coi vari leader. Qualcosa che avanzava a margine di un sistema elettorale che a sua volta avrebbe decapitato ogni partecipazione dal basso.
tribunale di milano mani pulite
In seguito, più che una sinistra eternamente residuale che continuava a cambiare nome, e che cercava di vincere ma anche di cavalcare ogni protesta, cominciava la lunga, lunghissima marcia dell'antipolitica. Dapprima fu un crogiolo inestricabile, più o meno dal 2005: la prima fioritura di una trasversalità che cementava in tutt'uno una particolare visione della satira, della politica e del giornalismo, oltretutto in perfetta scia con un mercato collaudato: Beppe Grillo, Sabina Guzzanti, Michele Santoro e Marco Travaglio per fermarsi a qualche nome. Più i vari Di Pietro e dipietrini.
Berlusconi con una delle prime immagini con dietro il simbolo di Forza Italia
In generale, un gruppo di avvelenatori di pozzi che alimentavano un clima eternamente frontista: i migliori andavano divisi dai peggiori, la libertà dal regime, la democrazia da Berlusconi, la magistratura dalla politica, di seguito alcuni magistrati da altri, e altri politici da altri ancora. Ogni accordo o dialogo saranno chiamati restaurazione o inciucio, innegabile il martirio, ennesimo il golpe e la denuncia della "casta".
IL MOVIMENTO
Il partito di Grillo stava per nascere e per cannibalizzare ogni antipolitica. E la politica? Già allora divenne come oggi, e come oggi divennero i partiti: era il tramonto definitivo della politica intesa come idee "alte", come visione del nostro Paese tra dieci o trent'anni, come straccio di un'idea di futuro che non fosse solo un angoscioso confronto economico col presente. Da allora come oggi - ma oggi di più - nessuno avrebbe più pensato a lungo termine, se non per fare una propaganda schiacciata sull'oggi; nessuno avrebbe fatto piani veri per ricollocarci geo-economicamente in un mondo cambiatissimo.
Allora era già oggi: si parla solo di singoli problemi quotidiani (l'immigrazione, il crimine, i soldi degli altri) col leitmotive della "crisi" come se fosse una fastidiosa parentesi, come se il ruolo dei politici fosse solo quello di farci rientrare in una carreggiata dove, in realtà, non rientreremo mai. È a margine di tutto questo che nasceva e spirava la stella di Matteo Renzi (rottamatore anche di se stesso) mentre la protesta per la protesta cresceva coi Cinque Stelle, pur ridotti a una desolante oscillazione strategica su ogni argomento e all'assenza di un vero pensiero su tutto.
Ma la contestazione e generici "antistema", come spiegava anche ItaliaOggi, intanto si facevano largo anche nel resto d' Europa: spesso con nessuna idea, ma confusa, più spesso solo con proteste e lamentazioni per vite che peggioravano ogni giorno di più, ma che oggi hanno almeno la certezza che dei partiti si può fare a meno. E infatti.
Con quale risultato? L'Italia confusa e infelice del 2018 sembra abulica e disinteressata al suo stesso futuro, persa in risse televisive anziché in confronti parlamentari, in polemiche anziché in discussioni, in talk show di "intrattenimento" politico anziché in programmi d'informazione la cui sovrabbondanza internettiana, in realtà, ha reso tutti più ignoranti e disorientati. Qualsiasi idiota che furoreggi sui media, domani, potrebbe fondare un partito. Il sospetto peraltro è che sia già accaduto.