PORNO-LETTERE DA GRANDI FIRME – FLEMING IN VERSIONE DE SADE (‘VORREI STRINGERTI E FARTI MALE’), JOYCE SOGNA DI ESSERE FRUSTATO, LE ALLUSIONI SAFFICHE DI VIRGINIA WOOLF E FLAUBERT SEX MACHINE: ‘L’HO SUCCHIATA CON ACCANIMENTO’

1. IAN FLEMING DA BOND AL BONDAGE
Enrico Franceschini per ‘La Repubblica'

«Vorrei farti del male perché te lo sei guadagnato e anche per domare l'animaletto selvatico che è in te». E poi: «Se ti dicessi che ti amo, ti arrabbieresti, e allora dovrei frustarti, e piangeresti, e non mi piace vederti piangere». Oppure, con rammarico: «Lo so che non posso chiuderti in gabbia come un uccellino». O per finire: «Vorrei baciarti sulla bocca, sul seno, sulle regioni più basse, e poi stringerti fino a farti strillare».

Cinquanta sfumature di grigio? No, Ian Fleming, il "padre" dell'agente 007. Che all'età di ventisei anni scriveva lettere di questo tono a uno dei suoi primi amori, Edith Morpurgo, una giovane ebrea austriaca conosciuta a Vienna. Ora quelle missive, vergate in tedesco da Fleming che lo aveva imparato all'università di Monaco, saranno messe all'asta da un collezionista di libri, Peter Harrington, il quale le ha probabilmente acquistate dai discendenti della donna. Potrebbero essere vendute per 50 mila sterline, circa 60 mila euro, ma il loro valore è molto più alto, perché aprono uno squarcio inedito nel talento letterario del creatore di James Bond.

La corrispondenza risale alla metà degli anni Trenta, quando Fleming faceva un po' il giornalista per la Reuters, un po' l'analista per una piccola banca londinese. Solo dopo la seconda guerra mondiale, in cui fu arruolato nel servizio segreto della Marina britannica, sarebbe sbocciato in lui lo scrittore che ha rivoluzionato la spy-story, inserendo una buona dose di glamour, eleganza e sesso negli ingredienti classici del genere. Ma qualcosa del futuro romanziere, e perfino dello spavaldo cinismo di Bond, emerge già in queste lettere d'amore. Non sembrano esserci dubbi che fosse un sentimento portato agli estremi.

«Attenta a te», Fleming ammonisce la sua amante. «Mi sento come un bambino di fronte a una maliziosa governante», le confida più avanti. «Ti ho sempre chiamata Morpurgo e vivrai come Morpurgo nei miei ricordi, per quante sozzerie tu possa dire. Piglialo in quel posto, leccami il sedere e ringraziami pure».

Ci sono passaggi di amore romantico: «Vorrei dormire al tuo fianco anche solo una volta e non farti niente, solo abbracciarti e trovarti lì quando mi sveglio». E ancora: «Comprerò un castello solo se tu verrai a viverci con me». In una lettera Fleming scrive: «Mi hai dato tanto, non intendo corporalmente, grazie a te sono un uomo migliore di prima». Ma le dolcezze si mescolano al desiderio sessuale più sfrenato, come trapela anche da due disegni di suo pugno: «Ecco dove voglio baciarti», con labbra messe strategicamente all'altezza di «bocca, seni e vagina », osserva il catalogo; oppure una porta, due paia di scarpe, il cartello «non disturbare» e la scritta: «Voglio fotterti».

Non si sa come, ma a un certo punto la love story finì. «Sono geloso dei tuoi amici», si lamentava Fleming. Lui diventò famoso ed ebbe altre relazioni tempestose. Edith Morpurgo si sposò nel 1939 e morì cinque anni dopo, insieme al marito e alla figlia, ad Auschwitz.

2. I PORNO-EPISTOLARI DELLE GRANDI FIRME
Elena Stancanelli per ‘La Repubblica'

«Sono il tuo bambino, come ti ho detto, e tu devi essere severa con me, piccola madre. Puniscimi quanto vuoi... Vorrei che tu mi picchiassi, frustassi perfino. E non per gioco, cara, ma sul serio e sulla carne nuda. Vorrei che tu fossi forte, amore, molto forte, con un seno enorme e due cosce grandi e tornite. Come vorrei che tu mi frustassi, Nora amore!» E va avanti così, in crescendo - la parte che ho scelto è l'unica che un quotidiano accetterebbe di pubblicare - va avanti fin quando non "finisce". Quindi ringrazia e saluta: James Joyce, 13 dicembre 1909. Sono lettere alla moglie Nora, ricomparse alcuni anni fa, esplicite, pornografiche, lettere con le quali i due mettono in scena un gioco di coppia (peccato che le risposte di Nora siano sparite) che rivela un'intesa invidiabile, oltre che il deposito delle ossessioni dell'autore di Ulisse.

Oggi lo chiamiamo sexting, e lo si pratica attraverso il nostro armamentario tecnologico, sms, chat, selfie. O anche al telefono. L'obiettivo è lo stesso, scaricare una tensione erotica e insieme far continuare a vibrare un legame. Sembra che facessero questo gioco Elsa Morante e Luchino Visconti, sembra, secondo quanto racconta in E.M. o la Divina Barbara Jean-Noël Schifano, che il regista amasse farlo soprattutto quando sapeva che nel letto, accanto a lei, dormiva o fingeva di dormire Moravia.

Giocano così Dominique Strauss-Kahn e Marcela Iacub, la quale con scarsa eleganza si servirà della loro corripondenza erotica per scrivere il suo libro, Belle et Bête. Così come il padre di Lord Alfred Douglas userà le lettere a Bosie per denunciare Oscar Wilde, farlo processare e condannare al carcere di Reading. Anche se a noi sembrano quasi caste, straboccanti come sono di labbra rosse come petali di rosa e baci e Apollo e Giacinto, quello che ormai fa l'effetto di un innocuo cinguettio queer, doveva evidentemente aver fatto sobbalzare i severi giudici inglesi.

Scrive Virginia Woolf, allusivamente, all'amata Vita Sackville-West: «Vieni e ti dirò tutti i milioni, miliardi di pensieri che mi girano in testa, pensieri che scompaiono alla luce del giorno, e riappaiono solo di notte, al buio, su un fiume». Per descrivere il suo desiderio alla fidanzata Milena, Kafka, il solito genio, passa attraverso un sogno in cui i loro corpi bruciano, e lui li colpisce con un cappotto per spegnerli, «ma era un gesto inutile, peggio, confermava il mio timore che quei colpi, piuttosto che spengerlo, attizzassero il fuoco». Ops! Non a caso lo stesso che scriveva nei suoi diari «il coito quale punizione della felicità di stare insieme».

Esplicito invece, fino quasi alla chirurgia è Flaubert. Nelle sue lettere a Louise Colet, ma soprattutto nei magnifici resoconti del suo viaggio sul Nilo, con l'amico Maxime du Camp. «L'ho succhiata con accanimento; il suo corpo era coperto di sudore, era stanca per aver danzato, aveva freddo...» La mattina, dopo aver passato la notte in «sconfinate intensità sognanti», lui e quella donna, una prostituta, riprendono a fare l'amore: «Quanto ai colpi, sono stati buoni. Il terzo soprattutto è stato feroce, l'ultimo sentimentale». Charles Bukowski è esattissimo nello spiegare a Linda King quello che vorrebbe farle con le dita e con la bocca contro il frigorifero. «I want you, I want you I want you», conclude temendo forse di non essere stato abbastanza chiaro.

Si scrivono lettere pornografiche per sfogarsi, per eccitare qualcuno, perché il sesso è un luogo della conoscenza e attraverso il sesso - accade a Jean-Paul Sartre e Simone de Beauvoir, Henry Miller e Anaïs Nin, Lou Andreas-Salomé e Rainer Maria Rilke, Marina Cvetaeva e Pasternak - si può provare a interpretare il mondo. O, quantomeno, è una buonissima scusa.

 

 

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