stefano parisi dario franceschini netflix

NET-FLOP ALL’ITALIANA - L’OPERAZIONE “NETFLIX DELLA CULTURA ITALIANA” BY FRANCESCHINI È UNO SPECCHIETTO PER GLI ALLOCCONI: IL FINANZIAMENTO TOTALE TRA MINISTERO, CDP E “CHILI” È 28 MILIONI DI EURO, CIOÈ QUANTO SPENDE NETFLIX PER DUE EPISODI DI “THE CROWN” - TANTO IL RISCHIO È TUTTO A CARICO DI TEATRI, MUSEI E COMPAGNIE CHE DEVONO PRODURSI DA SOLO LO SPETTACOLO E PREGARE CHE FUNZIONI SULLA PIATTAFORMA. UNA SORTA DI ISTIGAZIONE AL SUICIDIO

dario franceschini con la mascherina 2

“CHILI” DI TROPPO – GLI ESPONENTI M5S IN COMMISSIONE CULTURA AL SENATO ANNUNCIANO UN’INTERROGAZIONE PARLAMENTARE SULLA “NETFLIX DELLA CULTURA” DI FRANCESCHINI FINANZIATA CON CDP E LA “CHILI TV” DI STEFANO PARISI

https://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/ldquo-chili-rdquo-troppo-ndash-esponenti-m5s-commissione-254747.htm

 

 

ITSART - LA NETFLIX DELLA CULTURA DI FRANCESCHINI

A CHI SERVE DAVVERO LA NETFLIX ALL'ITALIANA

Carlo Tecce per “l’Espresso”

 

Non si può dire che Dario Franceschini, il ministro della Cultura, non sia un raffinato manovratore, soprattutto adesso che le ambizioni non si acquietano più. E non si può dire che Fabrizio Palermo, l'amministratore delegato di Cassa depositi e prestiti, non sia cortese con la politica, ancora di più adesso che il mandato va in scadenza.

Fabrizio Palermo e Franceschini

 

In un momento di ordinaria emergenza per la pandemia, la scorsa primavera, Franceschini ha scaraventato dieci milioni di euro sul tavolo delle illusioni, però dieci milioni fanno rumore, almeno si scrivono dei comunicati decenti: con questi soldi faremo la Netflix della cultura italiana, proclamò, che sia musica, teatro, lirica, opera e anche mostre; una piattaforma su internet per vendere i prodotti dei nostri artisti.

stefano parisi

 

Con dieci milioni Netflix non paga neppure le pizze per una stagione di The Crown. Questa idea della Netflix della cultura, che viene ripetuta col solito provincialismo che si accompagna ai soliti ossequi, ha riscosso molto successo mediatico perché facile da memorizzare e tramandare. Franceschini l'ha elaborata con la sapienza giuridica di Lorenzo Casini, il capo di gabinetto del ministero che proviene dalla scuola del professore Sabino Cassese.

 

Zingaretti Renzi

I dieci milioni li hanno lasciati ondeggiare per un paio di mesi, finché Franceschini, tagliato il metaforico nastro in favore dei fotografi, si è allontanato di soppiatto dall'opera e ha coinvolto Cassa depositi e prestiti (Cdp). Va spiegato che Palermo adora farsi coinvolgere. E un ministro del calibro di Franceschini, il segretario operativo del Pd, non si può mica ricacciare. Palermo deve agguantare il secondo giro a Cdp oppure organizzare uno sbarco sereno in un'altra azienda di Stato.

 

dario franceschini michela de biase (1) foto di bacco

Ha il sostegno dei Cinque Stelle, non ha scontentato persino Nicola Zingaretti e Matteo Renzi con le nomine di Cassa. Con Franceschini può sentirsi comodo. Così per la piattaforma su internet ha sganciato 9,4 milioni di euro con Cdp Equity, il braccio finanziario del gruppo Cdp. Siccome non è uno sprovveduto e siccome Cassa - controllata dal ministero del Tesoro - ha il delicato compito di tutelare il risparmio postale degli italiani e non i capricci dei politici, Palermo ha bandito una gara per trovare un socio.

 

Rai servizio pubblico neanche ha risposto alle sollecitazioni di Franceschini e di Palermo. Non ha aiutato la debolezza politica dell'amministratore delegato Fabrizio Salini, ma con quale spirito - e con quale faccia - la Rai del canone in bolletta, che ha sborsato milioni di euro per la sua piattaforma Rai Play, poteva cimentarsi in una nuova impresa per chiedere altro denaro agli italiani? Appena compresi i termini del progetto, cioè fondere gli interessi di Palermo e Franceschini, Tim e aziende di simile stazza sono fuggite spaventate. Allora è rimasta Chili, che ha superato il rigido controllo di una commissione interna di Cdp.

 

chili tv

Fondata da Stefano Parisi, ormai azionista col tre per cento ed ex politico che si candidò invano per il comune di Milano e la regione Lazio, partecipata da una fiduciaria in Lussemburgo e dal finanziere Ferruccio Ferrara, Chili fu lanciata otto anni fa e il tempo l'ha invecchiata presto: trasmette film a pagamento su internet, ma non produce nulla. A differenza dei concorrenti, che sono decine in Italia, senza scadere nel ridicolo citando Netflix.

 

Nell'ultimo triennio Chili dell'ad Giorgio Tacchia ha accumulato perdite per 45 milioni di euro. A dicembre Chili e Cdp, in sella a tanta gloria, hanno reso noto l'accordo per la società della piattaforma: 9 milioni li mette Chili per il 49 per cento, 9,4 li ha reperiti Palermo per il 51 per cento, 10 per partire li ha stanziati Franceschini, che fa gli auguri, ringrazia e se ne va. Seconda ondata di elogi per la Netflix della cultura che, pensata durante il confinamento per sopperire alla chiusura dei teatri e dei musei, sarà pronta fra la primavera e l'estate in coincidenza con la riapertura degli stessi.

franceschini Fabrizio Palermo

 

Come ad aprile e più di aprile, però, gli artisti non hanno esultato, anzi hanno protestano, perché non c'è niente di artistico nel progetto di Chili/Cdp. Come dimostrano le notizie raccolte dall'Espresso. Chili è l'unica che ci guadagna. Altro che 9 milioni, ne sgancia (forse) meno di 3: i 6 milioni sono simbolici e riguardano la struttura digitale che Chili offre per creare la piattaforma. Già il 23 ottobre, mentre al ministero si interrogavano cogitabondi sulla spalla scelta da Palermo, Chili ha costituito Chili Tech riversandoci 32 dipendenti dei suoi 87.

salvo nastasi foto di bacco

 

Chili Tech gestirà la manutenzione e lo sviluppo della piattaforma di Chili/Cdp. Se non fosse chiaro: il primo cliente di Chili/Cdp è la medesima Chili. Palermo si è comportato da anfitrione impeccabile. Ha delegato ai soci di minoranza di Chili l'indicazione dell'amministratore delegato e nel piano industriale ha previsto il pareggio di bilancio in cinque anni. Ha promesso oltre la metà del ricavato agli artisti. Come funziona: lo spettatore spende 5 euro per guardarsi su internet l'Opera da tre soldi dal Piccolo Teatro di Milano - se Gino De Dominicis, contrario a qualsiasi tipo di riproduzione tecnica, potesse sapere - e 2,5 o 3 euro tornano al Piccolo Teatro di Milano. Encomiabile.

RENZI FRANCESCHINI

 

 Quanto hanno investito Chili/Cdp per allestire lo spettacolo? Zero. E se è un fiasco, dunque, quanto ci rimettono? Zero. Il rischio economico è tutto a carico dei teatri, dei musei, dei cantanti, delle compagnie. Degli artisti. Chi vuole un posto nel catalogo della piattaforma di Chili/Cdp per misurarsi col pubblico pagante deve prodursi da solo lo spettacolo e pregare che ingrani. Una sorta di istigazione al suicidio: una compagnia di provincia può svenarsi per mostrarsi in un pertugio della piattaforma di Chili/Cdp e poi finire in malora.

 

salvo nastasi riceve la comunione

 Per evitare epiloghi tanto spiacevoli, precisano da Cdp, c'è sempre il ministero della Cultura che può sovvenzionare questa o quest' altra compagnia di provincia e spedirla nell'empireo della piattaforma, che tra l'altro sarà inizialmente farcita - per una visione gratuita, ovvio - di reperti dell'Istituto Luce Cinecittà. Però Salvo Nastasi, il segretario generale del ministero, con una recente lettera ha suggerito a Palermo di coinvolgere la Rai prima di proporre la convenzione. Altrimenti smette di avere senso il concetto di servizio pubblico. Non si può dire che ora l'impresa non sia perfettamente fedele all'italianità: fare profitti privati col denaro pubblico.

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