FRECCERO IN SOCCORSO DI "BRU-NEO": “QUANDO HO SAPUTO CHE VESPA AVREBBE OSPITATO IL FIGLIO DI RIINA MI SONO DETTO: È UNA ROBA PERICOLOSISSIMA: O PERDE IL POSTO LUI O CI RIMETTE IL DIRETTORE DI RAI1. MA BRUNO NON HA SBAGLIATO, LO CAPISCO. PER NOI LA TV È COME UNA DROGA. POI LUI È A FINE CARRIERA E LO SA"...
Giovanna Cavalli per il “Corriere della Sera”
«Sa che su Vespa ho avuto un presentimento?
Quale?
«Io nel 2001 fui licenziato dalla Rai perché a Satyricon Daniele Luttazzi intervistò Marco Travaglio sul suo libro. Quando ho saputo che Bruno Vespa avrebbe ospitato il figlio di Riina con la sua autobiografia mi sono detto: ahia, questa è una roba pericolosissima. O perde il posto Bruno o ci rimette il direttore di Raiuno».
Carlo Freccero, grande esperto di comunicazione, prime glorie in Fininvest, ex direttore di Raidue e Rai 4, presidente di Raisat, nel 2015 è tornato a viale Mazzini come consigliere di amministrazione.
Per ora almeno sono al loro posto tutti e due.
«Eh, per ora. Ma temo che le quattro serate di Porta a Porta presto diventeranno una. O zero. Del resto è fatale».
Perché?
salvo riina a porta a porta da bruno vespa 6
«È l’unico dei grandi rimasto in sella. Santoro è fuori, Costanzo fa poco, Minoli non è più in Rai. La fine di Vespa è fisiologica. Sa perché c’è tanto astio in tutti gli attacchi che gli sono arrivati su questa vicenda? I politici non sopportano che in tv ci sia qualcuno più forte di loro».
Secondo lei ha sbagliato a fare quell’intervista a Riina junior?
«Le rispondo in due tempi. Primo. L’ho vista, senza pensare al pubblico che a quell’ora è selezionato, informato. Ho analizzato l’effetto che faceva a me. Quello che parlava era un mafioso, che guardava le immagini delle stragi da estraneo, quasi schifato, come se vedesse un insetto. E mi ha fatto capire che la mafia esiste ancora».
Veniamo al secondo tempo.
«Bruno non ha sbagliato, l’ha fatto per la sua carriera, che vale più di tutto. E io lo capisco, avrei fatto lo stesso e l’ho fatto. Quell’intervista con Travaglio la tenni nascosta, quando scoppiò il casino io gongolavo».
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Sapendo che ci avrebbe rimesso il posto ?
«Sì. Siamo malati, la tv per noi, l’ho detto già altre volte, è come l’eroina, è una droga che ti dà tanto ma ti porta via l’anima, ti ruba tutto».
Vespa sembra uno più oculato .
«Guardi che io ci ho parlato. Spesso in pubblico gliene ho dette di tutti i colori, anche che è un servo di Renzi, ma poi in fondo io e lui ci stimiamo, ci rispettiamo. Mi ha confidato: “Carlo, io ho una carriera alle spalle”».
E quindi?
«E quindi significa che se ne frega. È a fine carriera e lo sa. Al capolinea. Se fosse stato giovane, quella puntata l’avrebbe cancellata, ora invece va a sbattere contro il muro a tutta velocità. Quelli come noi, arrivati ad un certo punto, provano una pulsione distruttiva, un cupio dissolvi».
E a che pro?
«Chi è vittima del suo narcisismo, pur di marcare il territorio è pronto anche a morire. Perlomeno chiude da eroe e non da servitore. Ci scriverà un libro. Anni e anni di tv, vedrà».
Oddio, alla commissione Antimafia non lo vedono proprio come un eroe, anzi. La senatrice del Pd Lucrezia Ricchiuti lo ha definito «il portavoce della mafia».
«Questo è ridicolo, è propaganda, è scempiaggine. Stanno fuori. Vespa è il potere dello Stato, ha sempre assecondato poteri e ministri, però la mafia proprio no. Sa che mi ricorda?
Cosa?
SATYRICON RAI LUTTAZZI TRAVAGLIO
«Di quando Il Male scrisse in prima pagina che Ugo Tognazzi era il capo delle Brigate Rosse, ecco, stiamo lì».