POCO FUMO E TANTO ARIOSTO – PANZA: LA STORIA D’AMORE CLANDESTINA DEL POETA CHE PERSE LA TESTA PER UNA DONNA SPOSATA. PER LEI NON VOLEVA LASCIARE PER NESSUN MOTIVO LA CORTE DI FERRARA: POI LEI RIMASE VEDOVA E I DUE…
Pierluigi Panza per “Liberi tutti - Corriere della Sera”
«Questa è una fossa, ove abito, profonda, / donde non muovo piè senza salire / del silvoso Apennin la fiera sponda. / O stiami in Ròcca o voglio all' aria uscire, / accuse e liti sempre e gridi ascolto, / furti, omicidii, odi, vendette et ire». Non stava messo tanto bene il povero Ariosto, a sentir lui. Il 20 febbraio 1522 il duca Alfonso I d' Este lo aveva mandato a Castelnuovo di Garfagnana con la carica di commissario.
«Smettetela di scrivere quelle vostre coglionerie», gli aveva detto riferendosi all' Orlando Furioso: basta organizzare commedie per il carnevale (Cassaria del 1508), basta feste e, dopo essersi rifiutato di partire per l' Ungheria al seguito del cardinale Ippolito, basta anche con quelle storie dell' ippogrifo, del senno di Orlando, Angelica e Medoro...
=Castelnuovo di Garfagnana in cui Ariosto visse tre anni, e dove oggi l' amministrazione ha avviato il restauro della Rocca ariostesca, era una terra d' impenetrabili boscaglie. Sarà stata pure gente rissosa come scrive nelle Satire, ma Ariosto la mette giù più dura del vero. E scava, scava, il problema è un altro: cherchez la femme. Ariosto sarà pur stato male in Garfagnana, ma quando il duca gli offre di lasciarla per andare ambasciatore a Roma si rifiuta e giù un altro paio di Satire.
Ma perché non c' è vita al di fuori della sua Ferrara? Perché il poeta, come scrive nella IV satira, in tutti gli altri posti sarebbe lontano dall' amata Alessandra, ovvero da colei che «tien del mio cor solo la briglia». Nella VII satira, con vergogna, riferisce di amare una dama ferrarese, sebbene dichiarare amore a cinquant' anni gli par cosa poco adatta, e lo fa con la «faccia più vermiglia».
Questa Alessandra, Bonucci di cognome, era moglie del mercante Tito Strozzi, che frequentava la corte estense per affari. Un po' la solita storia. Era nata a Barletta e Ariosto la vide per la prima volta il giorno della festa di San Giovanni Battista, 24 giugno 1513, in casa Vespucci. S' innamora, come racconta nella canzone Non so s' io potrò ben chiudere in rima: «Dico che 'l giorno che di voi m' accesi / non fu il primo che 'l viso / pien di dolcezza e li real costumi / vostri mirassi affabili e cortesi, / Né che mi fosse aviso / che meglio unqua mirar non potea lumi».
Amore a prima vista o meno il poeta si mette a scrivere di lei, sposata. Ufficialmente la relazione sarebbe iniziata due anni dopo, quando lei rimase vedova; ma non so se sia serio dar credito a ciò: lei abitava in contrada Santa Maria in Vado a due passi da Santa Maria di Bocche, dimora degli Ariosti.
E lo Strozzi era sempre via per lavoro L' improvvisa morte di Tito Strozzi sgombrò il campo all' Ariosto. I due trasformarono la relazione clandestina in un matrimonio segreto, celebrato attorno al 1528. Perché segreto? Per evitare che la nobildonna perdesse la tutela dei figli e il patrimonio di Tito, morto senza far testamento. Ariosto, poi, si era sempre detto restio alle nozze, ai figli e tutto il resto. Inoltre il finto celibato gli consentiva di non perdere i benefici ecclesiastici. Dopo il matrimonio i due continuarono a vivere separati - tutta sta voglia di tornare a Ferrara, dunque?
- anche se il poeta pare si recasse spesso in casa della donna, dove teneva il denaro, i preziosi e copie dell' Orlando Furioso. Quando Ariosto morì, nel 1533, il matrimonio divenne finalmente pubblico, così Alessandra ereditò denari e mobili del poeta, mentre gli esemplari del poema e duecento scudi d' oro furono assegnati al figlio, Virginio, avuto da un' altra donna. Solita storia: lei ne aveva avuti cinque dallo Strozzi.