GABO IN MUTANDE: DALLE FOTO CON FIDEL CASTRO ALLE LETTERE, TUTTI I SEGRETI DI GARCIA MARQUEZ - LO SCRITTORE ERA SOLITO DISTRUGGERE I SUOI QUADERNI DI APPUNTI E LE PRIME BOZZE DEI ROMANZI: “È COME SE TI BECCASSERO COI PANTALONI CALATI”
Omero Ciai per “la Repubblica”
A García Márquez, storici, studenti e giornalisti che annusavano nel suo passato alla ricerca di interpretazioni del suo universo letterario, non sono mai piaciuti. Infastidito diceva: «È come se ti beccassero con i pantaloni abbassati». Ma da oggi migliaia di documenti sulla sua vita di scrittore pubblicato, tradotto e amato in tutto il mondo, diventano pubblici presso il Ransom Center dell’Università di Austin in Texas. «Ecco Gabo in mutande», scherzano i giornali colombiani che grazie a Victor García Perdomo, un giovane professore di Bogotà che studia nell’Università americana, hanno avuto qualche primizia sull’archivio del premio Nobel prima dell’apertura ufficiale.
Quarantatré album di foto private, dall’infanzia agli ultimi anni; dieci diverse bozze del famoso racconto inedito En agosto nos vemos (Ci vediamo ad agosto); numerosi frammenti della seconda parte, mai terminata, dell’autobiografia, Vivir para contarla ;
quindici versioni dell’ultimo romanzo Memorias de mis putas tristes; gli originali dattiloscritti di dieci romanzi con una infinità di correzioni, cancellature e annotazioni sui margini; duemila lettere di amici scrittori, da Graham Greene a Carlos Fuentes, che aveva conservato e, infine, un’altra cassa, che sua moglie Mercedes Barcha aveva gelosamente custodito, piena di lettere di ammiratori in tutte le lingue, una Babele di lodi e elogi da tutto il mondo.
L’archivio, che è stato in parte restaurato e verrà completamente digitalizzato, è stato acquistato dal Ransom Center poche settimane dopo la morte dello scrittore, a Città del Messico il 17 aprile del 2014.
La famiglia di Márquez – la moglie Mercedes, e i due figli Rodrigo e Gonzalo – cercava un luogo dove poter custodire e rendere pubblici i ricordi privati dello scrittore e, grazie all’agente newyorchese Glenn Horowitz, alla fine ha deciso di cederli per 2,2 milioni di dollari all’Università di Austin.
Secondo Victor García Perdomo, che ha scritto in anteprima l’articolo perEl Espectador di Bogotà, la parte più interessante dell’archivio sono i 43 album di fotografie. Quelle più vecchie sono state restaurate.
«Credo che nessun altro archivio di uno scrittore – ha detto Daniela Lozano, archivista del Ransom – ci siano tante foto rilevanti come quelle di García Márquez. Sono rimasta impressionata soprattutto dalle tante fotografie in situazioni private, con la famiglia e con gli amici. Offrono del personaggio una visione diversa dal solito, molto personale».
Ci sono anche molte foto interessanti di Gabo con Fidel Castro, mentre preparano una grigliata, in barca o a pesca a Cuba. E altre immagini di incontri privati con Bill e Hillary Clinton. Di grande interesse sono tutti i dattiloscritti corretti a mano dei sui libri più noti, dai
Cent’anni a L’amore ai tempi del colera. Márquez era ossessivo con i suoi libri, correggeva e riscriveva continuamente interi paragrafi e di tutto questo interminabile lavoro conservava pochissime prove. José Montelongo, lo storico della letteratura latino americana che ha accompagnato il direttore del Ransom Center nella casa messicana di Gabo prima dell’acquisizione dell’archivio, sostiene che la peculiarità dei documenti è proprio quella di visualizzare, attraverso le correzioni, il processo creativo. E i “pentimenti” dello scrittore.
Circostanza abbastanza rara perché Márquez, oltre che ossessivo, è stato sempre molto geloso del suo modo di lavorare e, in moltissimi casi, per evitare di essere “ beccato con i pantaloni calati”, ha distrutto i suoi quaderni di appunti e le prime bozze originali dei romanzi. Una curiosità che emerge da alcune lettere era la sua intenzione di scrivere in forma di poesia L’autunno del Patriarca , desiderio poi abbandonato perché, confessa, non riusciva a rinunciare alla prosa.
L’Harry Ransom Center di Austin si poteva considerare uno dei templi delle letteratura moderna anche prima dell’acquisizione dell’archivio del premio Nobel. Nelle sue aule si conservano gli archivi di James Joyce, William Faulkner, Ernest Hemingway, Virginia Woolf, Jorge Luis Borges e J.M. Coetzee. Ma non sono mancate le polemiche. Soprattutto in Colombia, dove lo scrittore nacque il 6 marzo del 1927.
Quando si seppe che i documenti più preziosi di Márquez sarebbero stati conservati in una Università degli Stati Uniti – un Paese che gli negò per anni un visto d’ingresso e che, come rivelano file top secret dell’Fbi declassificati di recente, lo spiò per molto tempo – le autorità colombiane ci rimasero male. Non meno di quelle messicane, visto che Gabo trascorse la maggior parte della sua vita a Città del Messico.
Polemiche che l’università texana ci tiene a smorzare: «Márquez è senza dubbio un patrimonio della Colombia – dice un responsabile del Ransom Center – ma la sua opera è universale e qui a Austin noi siamo in grado di offrire la totale collaborazione per tutti coloro che vorranno studiarlo».
La prossima settimana l’università organizzerà un convegno di tre giorni sull’opera dello scrittore che verrà aperto da un intervento di Salman Rushdie. Se l’archivio va in America, le ceneri di Gabo andranno in Colombia. Per l’8 dicembre a Cartagena de Indias, città non lontana da Aracataca, dove Márquez nacque, è prevista la cerimonia per la tumulazione delle sue ceneri.