GLI EMMY DEL SACCO DI PULCI - ''GAME OF THRONES'' VINCE ANCHE PER L'ULTIMA STAGIONE MA A TRIONFARE È PHOEBE WALLER-BRIDGE, CREATRICE E PROTAGONISTA DI ''FLEABAG'' (SU AMAZON PRIME) CHE SBANCA TRA LE COMMEDIE E VINCE ANCHE CON ''KILLING EVE'' (CREATA DA LEI) - PREMI CORRETTISSIMI! MIGLIORI ATTORI DRAMMATICI UN NANO (IL GRANDE PETER DINKLAGE) E UN NERO, GAY E FAVOLOSO (BILLY PORTER)
Raffaella Serini per www.vanityfair.it
Game of Thrones ha trionfato ancora una volta ai 71esimi Emmy Awards, i premi più importanti della tv che si sono svolti nella notte di domenica 22 settembre a Los Angeles. Congedandosi dal pubblico con onore, come aveva fatto Breaking Bad nel 2015, la stagione finale dello show HBO sul magico mondo di Westeros, l’ottava, ha vinto il titolo di miglior serie drammatica, per la quarta e ultima volta.
A fronte di ben 32 nomination, grazie alle quali è diventata la serie col maggior numero di candidature accumulate in un’unica stagione, quest’anno la serie tratta dai romanzi di George R.R. Martin si è dovuta accontentare di appena due statuette, tra cui quella a Peter Dinklage come migliore attore non protagonista Drama (per il secondo anno consecutivo).
Lo show aveva fatto meglio ai recenti Creative Arts Emmy Awards, i premi tecnici, dove si è a aggiudicata dieci riconoscimenti, inclusi quelle per il miglior trucco, i migliori costumi e miglior missaggio sonoro. Ma non c’è nulla di cui disperare: con le sue 57 vittorie, Game of Thrones rimane – e probabilmente rimarrà ancora a lungo – la produzione televisiva più premiata nella storia degli Emmy Awards.
«Sono stati dieci anni di sudate ma anche di lavoro con persone speciali e di talento. Siamo passati dal fuoco al ghiaccio e lo rifarei», ha detto Dinklage ritirando il premio. E anche il creatore David Benioff ha ringraziato tutti per «questi dieci anni, i migliori della nostra vita». «Tutto questo è partito dalla mente impazzita di George R.R. Martin», ha ricordato.
Il cast di Got si è presentato due volte, al completo, sul palco degli Emmy 2019 e ha incassato una calorosa standing ovation dei colleghi in sala (ed evidentemente fan). Sansa Stark, pardon, Sophie Turner ha ringraziato tutti «per averci seguiti fin qui» e, anche se «noi avremmo voluto continuare ad andare avanti», ha dichiarato Game of Thrones ufficialmente over.
Certo ci saranno altre serie tratte dai libri di Martin, sequel, spin-off, ma niente potrà mai uguagliare l’originale. Resta solo da capire quale prossimo show tv sia destinato a diventare the next big thing della serialità stelle e strisce (molti puntano su Watchmen, supereroe DC portato in tv da HBO, ma staremo a vedere).
Sempre nella categoria Drama, e sempre HBO, Succession – nella persona di Jesse Armstrong – ha vinto il riconoscimento alla migliore sceneggiatura, mentre, a sorpresa, la statuetta per la migliore attrice non protagonista è andata a Julia Garner di Ozark. Ozark, di Netflix, si è anche aggiudicata la migliore regia con Jason Bateman.
Il Billy Porter di Pose è stato il migliore attore drammatico, diventando così il primo attore dichiaratamente gay a vincere in questa categoria. Anzi: «La categoria è l’Amore!», come ha affermato lui emozionando dal palco.
Jodie Comer, una delle protagoniste di Killing Eve, ha portato a casa il titolo di miglior attrice drammatica, battendo (e un po’ dispiace) l’Emilia Clarke de Il trono di spade. Menzione d’onore per Sandra Oh che è corsa ad abbracciare la collega in platea dopo l’annuncio, nonostante fosse anch’essa nominata nella stessa categoria (e per lo stesso show). Comer l’ha ringraziata anche nello speech.
Il titolo di miglior serie comedy è andato alla rivelazione Fleabag, la serie tratta da un monologo teatrale scritto e interpretato dall’attrice britannica Phoebe Waller-Bridge e diventata un piccolo fenomeno di culto grazie soprattutto al passaparola. La serie made in England di Amazon Prime Video (e Bbc Three) ha vinto il premio per la sceneggiatura (ritirato dalla stessa protagonista); per la regia (Harry Bradbeer, autore del miglior ringraziamento della serata: «sei entrata nella mia vita come un energy drink») e per l’attrice protagonista in una comedy (ancora la rivelazione Phoebe Waller-Bridge, che ha mandato a casa anche quest’anno a mani vuote la protagonista di Veep Julia Louis-Dreyfus).
Sempre nella categoria Comedy, Alex Borstein si è aggiudicata la statuetta come migliore attrice non protagonista per La fantastica signora Meisel, il collega (di serie) Tony Shalhoub quella come migliore attore non protagonista. Bill Hader è stato premiato come migliore attore protagonista per Barry.
Il premio Oscar Patricia Arquette – nominata qui anche per Escape At Dannemora – è stata la migliore attrice non protagonista in una miniserie per The Act e, proprio come nella notte degli Oscar 2015, si è lanciata in un accorato appello politico, stavolta contro la discriminazione dei trans.
La miniserie dell’anno è stata «ovviamente» Chernobyl di HBO, che ha ottenuto anche il premio per la regia (Johan Renck) e la scrittura (Craig Mazin). Per quanto riguarda gli interpreti, Ben Whishaw ha vinto il premio come migliore attore non protagonista per A Very English Scandal (e in tema con la serie ha ringraziato il compagno Mark, sposato nel 2013). Non prima però di avere confessato: «Scusate ma sono un po’ sbronzo, ieri il mio agente mi ha portato fuori a bere…».
When They See Us ha ottenuto il primo premio Netflix della serata con la statuetta (meritatissima) al migliore attore protagonista Jharrel Jerome, primo afro-latino nella storia ad aggiudicarsi un Emmy. «Spero che questo sia un passo avanti per domenicani, latini, afro-latini», ha detto dal palco. Tanti applausi per lui, e anche per i cinque protagonisti (veri) della storia, quattro afroamericani e un ispanico, vittime di uno dei più clamorosi casi di discriminazione e malagiustizia statunitense.
Una Michelle Williams in stato di grazia (sia sul palco che sul piccolo schermo) ha battuto la collega Amy Adams di Sharp Objects vincendo come migliore attrice protagonista per Fosse/Verdon. Puntuale e doveroso il suo discorso di ringraziamento sulle pari opportunità (tema portante dello show): «Una donna di colore oggi guadagna ancora la metà rispetto a un uomo bianco. Quando una donna, in particolare nera, vi dice di cosa ha bisogno per fare il suo lavoro, ascoltatela, in modo che possa avere successo in virtù del suo ambiente e non nonostante ciò».
LA CERIMONIA
Un cartonato di Homer Simpson ha inaugurato la 71esima cerimonia degli Emmy Awards, che, proprio come gli ultimi Oscar, è andata avanti senza conduttore. Se n’è sentita la mancanza? Non proprio, anche se Stephen Colbert e Jimmy Kimmel, durante la serata, non hanno mancato di esprimere con sarcasmo la propria disapprovazione («ricordiamo che anche il Titanic era senza conduttore» – «l’anno prossimo ci sarà Alexa a presentare?»).
Il mitico Walter White di Breaking Bad, Bryan Cranston, è salito sul palco a celebrare il potere della televisione: «Cinquant’anni fa Neil Armstrong sbarcò sulla Luna, e con lui quella sera 53 milioni di persone sono allunate grazie al potere della televisione. Oggi la tv ci porta ancora in posti lontani: nel Regno d’Inverno, nel Sottosopra, o anche solo nelle case di persone con cui piangiamo, ci emozioniamo e ridiamo. La tv non è mai stata più grande e importante di ora», ha sottolineato.
E, a giudicare anche dai grandi assenti di quest’anno – Julia Roberts, George Clooney ed Emma Stone solo per citarne alcuni – ha anche definitivamente superato i suo complesso di inferiorità nei confronti del cinema.
DI SEGUITO, L’ELENCO COMPLETO DEI VINCITORI DEGLI EMMYS 2019:
the marvelous mrs maisel i vincitori
Miglior drama
Game of Thrones
Miglior comedy
Fleabag
Miglior miniserie
Chernobyl
Miglior film-tv
Black Mirror: Bandersnatch
Miglior attore di una serie drama
Billy Porter, Pose
Miglior attrice di una serie drama
Jodie Comer, Killing Eve
Miglior attore di una serie comedy
Bill Hader, Barry
Miglior attrice di una serie comedy
Phoebe Waller-Bridge, Fleabag
Miglior attore non protagonista di una serie drama
Peter Dinklage, Game of Thrones
Miglior attrice non protagonista di una serie drama
masie williams e peter dinklage
Julia Garner, Ozark
Migliore attore non protagonista di una serie comedy
Tony Shalhoub, The Marvelous Mrs. Maisel
Miglior attrice non protagonista di una serie comedy
Alex Borstein, The Marvelous Mrs. Maisel
Miglior attore in una miniserie o film-tv
Jharrel Jerome, When They See Us
Miglior attrice in una miniserie o film-tv
Michelle Williams, Fosse/Verdon
Miglior attore non protagonista in una miniserie o film-tv
Ben Whishaw, A Very English Scandal
Miglior attrice non protagonista in una miniserie o film-tv
Patricia Arquette, The Act
Miglior regia per una serie drama
Jason Bateman, Ozark (Reparations)
Miglior regia per una serie comedy
Harry Bradbeer, Fleabag (Episode 1)
Miglior regia per una miniserie o film-tv
Johan Renck, Chernobyl
Miglior sceneggiatura per una serie drama
Jesse Armstrong, Succession (Nobody is ever missing)
Miglior sceneggiatura per una serie comedy
Phoebe Waller-Bridge, Fleabag (Episode 1)
Miglior sceneggiatura per una miniserie o film-tv
Craig Mazin, Chernobyl
Miglior guest star femminile di una serie drama
Cherry Jones, The Handmaid’s Tale
Miglior guest star maschile di una serie drama
Bradley Whitford, The Handmaid’s Tale
Miglior guest star femminile di una serie comedy
Jane Lynch, The Marvelous Mrs. Maisel
Miglior guest star maschile di una serie comedy
Luke Kirby, The Marvelous Mrs. Maisel
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