GIORNALI LOTTI-ZZATI - AL FEDELE SOTTOSEGRETARIO LOTTI RENZIE HA AFFIDATO LA DELEGA ALL'EDITORIA: 236 MILIONI, CHE PERO' DEVONO ESSERE ASSEGNATI CON NUOVI CRITERI. PER EVITARE ALTRI CASI LAVITOLA

Gabriella Colarusso per 'Lettera43.it'

Nella composizione della squadra di governo, Matteo Renzi ha deciso di affidare una delle deleghe più delicate tra quelle facenti capo alla presidenza del Consiglio - l'Editoria - a Luca Lotti, suo stretto collaboratore fin dai tempi in cui il premier era a capo della Provincia di Firenze.

RISORSE PER L'INNOVAZIONE. Sarà dunque il 31enne toscano a gestire nei prossimi mesi il finanziamento pubblico ai giornali. Il tema è complesso: riguarda i rapporti tra informazione e politica ma anche il ruolo che lo Stato dovrebbe o non dovrebbe avere nel rilancio di un settore gravato da una profonda crisi di liquidità e di identità. Gli aiuti statali servono in teoria a garantire la difesa del pluralismo informativo e delle imprese giornalistiche di piccole dimensioni (non in grado di competere con le loro forze con le grandi concentrazioni editoriali), nonché a promuovere l'innovazione delle testate tradizionali alle prese con la rivoluzione digitale.

LE STORTURE DA CORREGGERE. Tuttavia, la gestione dei fondi da pubblici da parte del Die, dipartimento per l'informazione e l'editoria, a partire dal 2000 e fino almeno al 2012, ha evidenziato più di una stortura. E se in Italia un confronto tra tutti gli attori in campo - utenti, imprese, istituzioni - sul futuro del settore non è mai stato avviato, potrebbe toccare al giovane Lotti rimettere la barra dritta.

Sfatando qualche mito - l'Italia non è un'anomalia, perché in tutti i Paesi del Vecchio Continente esistono forme di finanziamento statale all'editoria - ma soprattutto istituendo criteri di ripartizione delle risorse assolutamente trasparenti, non lesivi della concorrenza e del mercato, e capaci di promuovere davvero l'innovazione. Basta leggere le risultanze dell'inchiesta giudiziaria condotte dalla procura di Napoli sui soldi dati a L'Avanti del faccendiere Valter Lavitola per capire che nel passato non è andata così.

ALL'AVANTI 23 MILIONI IN 12 ANNI. Dal 1997 al 2009 L'Avanti ha ricevuto dallo Stato 23,2 milioni di euro, pur vendendo meno di 200 copie al giorno. Lavitola ha gonfiato il numero delle copie distribuite del giornale per incassare finanziamenti non dovuti e per questo ha patteggiato una condanna a tre anni e otto mesi. La giustizia ha fatto il suo corso, come si dice. Ma possibile che si sia dovuta muovere la magistratura per far luce sulla vicenda? Chi doveva controllare? Ci sono state negligenze da parte di funzionari e Fiamme gialle?

LO STATO RISCHIA DI NON RECUPERARE I SOLDI. Domande legittime, se si considera anche che dopo una serie di accertamenti il Die qualche mese fa ha annullato i contributi pubblici erogati a 13 testate giornalistiche in un arco di tempo che va dal 1998 al 2011 (per un totale di circa 64 milioni di euro) perché i giornali in questione non erano in possesso dei requisiti necessari a riceverli o perché sono accusati di aver violato le norme di legge che regolano il sostegno all'editoria. Soldi che però lo Stato rischia ora di non poter recuperare, come ha spiegato Lettera43.it

I controlli non potrebbero essere fatti ex ante anziché ex post? Soprattutto, come verranno assegnati i finanziamenti in futuro? Per l'anno in corso il dipartimento guidato da Lotti ha a disposizione 236.862.929 euro (poco meno di 237 milioni). Dopo quello della Protezione civile e del sottosegretariato alla presidenza del Consiglio, è il budget più corposo.

55 MILIONI DI CONTRIBUTI DIRETTI. Di questa somma, 55 milioni e 980 mila euro sono destinati ai «contributi alle imprese editrici di quotidiani e periodici». Sono i cosiddetti contributi diretti ai giornali, che negli ultimi anni sono stati ridotti notevolmente, al contrario di quanto sostiene la vulgata, ma dei quali beneficia solo un gruppo ristretto di testate (l'elenco dei beneficiari del 2012: scarica qui e qui). Il governo Monti, con l'ex sottosegretario Paolo Peluffo, aveva stabilito diversi criteri per l'assegnazione di queste risorse.

LA TRACCIABILITÀ? RIMANDATA. A partire dalla «tracciabilità delle vendite e delle rese dei giornali quotidiani e periodici»: i giornali avrebbero dovuto certificare con sufficiente chiarezza le copie distribuite per potere accedere ai contributi. Un emendamento alla legge stabilità approvata a dicembre ha però prorogato «al 31 dicembre 2014 il termine a decorrere dal quale diviene obbligatoria la tracciabilità delle vendite e delle rese di quotidiani e periodici». Non è chiaro dunque come verranno ripartiti i soldi relativi al 2013.

MANCANO I CRITERI PER L'ASSEGNAZIONE. C'è poi il «fondo straordinario per gli interventi di sostegno all'editoria», istituito dal governo Letta con l'ultima legge di stabilità, che disponde di ulteriori 50 milioni di euro per il 2014, 40 per il 2015 e altri 30 per il 2016.
Il fondo ha tre finalità: «Incentivare gli investimenti delle imprese editoriali, anche di nuova costituzione, orientati all'innovazione tecnologica e digitale»; promuovere l'«ingresso di giovani professionisti qualificati nel campo dei nuovi media» e «sostenere le ristrutturazioni aziendali e gli ammortizzatori sociali».

La legge come si vede stabilisce indirizzi generali. Per la definizione dei criteri con i quali verranno ripartite le risorse si rimanda a un decreto della presidenza del Consiglio, da elaborarsi di concerto con il ministero dello Sviluppo economico, con quello del Lavoro e dell'Economia.

UN TAVOLO CON EDITORI E SINDACATI. Il decreto avrebbe dovuto essere emanato entro il 31 marzo, ma con il cambio di governo è probabile che il termine slitti di qualche settimana. Prima di scrivere la normativa, infatti, «Lotti convocherà un tavolo di confronto con tutti i soggetti interessati, sindacati di categoria ed editori», spiegano dal dipartimento per l'Editoria, «per capire le esigenze del settore e qual è il fabbisogno più importante».

LE CONDIZIONI DA PORRE. Del tema si è occupato nello scorso gennaio il senatore Massimo Mucchetti (Pd), presidente della commissione Industria del Senato, che in un'interrogazione all'ex presidente del Consiglio Enrico Letta e all'ex ministro dello Sviluppo economico Flavio Zanonato, chiedeva di sapere, tra le altre cose, se l'esecutivo intendesse «condizionare, come pare opportuno all'interrogante, l'assegnazione dei contributi alla rinuncia a bonus, stock option e altre forme di aumento retributivo per i dirigenti delle imprese editoriali beneficiarie di contributi pubblici alla ristrutturazione e agli ammortizzatori sociali». Il problema si pone anche in riferimento ai contratti stipulati dal governo con le agenzie di stampa, di cui Lettera43.it ha dato notizia.

IL CASO DELL'ADNKRONOS. In due anni, l'Adnkronos di Giuseppe Marra ha ricevuto, con affidamento diretto, 18 milioni di euro per la fornitura di servizi giornalistici. Tutto previsto dalla legge, come ha spiegato il capo dipartimento Ferruccio Sepe. Ma ha senso che un editore in procinto di licenziare 23 giornalisti abbia garantito un introito così consistente di denaro pubblico grazie ai contratti con il governo? E ancora: è opportuno che i prossimi contratti di agenzia vengano chiusi con trattativa privata, rischiando senza gare pubbliche di non stimolare gli operatori a offrire prezzi concorrenziali?

43 MILIONI PER IL 2014. Nel solo 2014 il dipartimento per l'Editoria ha a disposizione per l'acquisizione dalle agenzie di stampa dei servizi giornalistici 36 milioni di euro, che si sommano ad altri 7 milioni e 700 mila riservati «all'acquisto di servizi giornalistici e informativi da e per l'estero tramite agenzie italiane di informazione». In tutto si tratta di 43 milioni e 700 mila euro. Sepe ha annunciato l'intenzione del governo di rivedere la regolamentazione del settore, razionalizzando gli acquisti. Della procedura di gara però al momento non si parla.

ALLA RAI 21 MILIONI. Infine all'attenzione di Lotti c'è il capitolo Rai. L'azienda televisiva pubblica si finanzia con la pubblicità e con il canone pagato dai cittadini, ma riceve anche un contributo annuale dallo Stato. Per il 2014, il Die ha messo a bilancio preventivo 7 milioni di euro da corrispondere alla Rai «per i servizi speciali aggiuntivi a quelli in concessione finalizzati all'offerta televisiva e multimediale per l'estero (legge n. 103/1975, art.19, punto C)» e altri 14 milioni «per i servizi speciali aggiuntivi a quelli in concessione alle regioni autonome Friuli Venezia Giulia e Valle D'Aosta (legge n. 103/1975, art.19, punto C)».

 

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