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LA VENEZIA DEI GIUSTI - CON L'ARRIVO DI GEORGE CLOONEY E JULIANNE MOORE LA MOSTRA INCAMERA LA SUA GIUSTA DOSE DI GLAMOUR PER IL WEEKEND – IL FILM CHE IL "DIVO GEORGE" HA DIRETTO HA IL DIFETTO DI ESSERE TROPPO SIMILE ALLE GRANDI DARK COMEDY DEI COEN…- VIDEO
Marco Giusti per Dagospia
Con l'arrivo di George Clooney e Julianne Moore a Venezia, la Mostra incamera la sua giusta dose di glamour per il weekend. Il film che ha diretto, Suburbicon, interpretato da Matt Damon, da Julianne Moore in doppio ruolo e da Oscar Isaac, e' una dignitosa, divertente, ma un po' prevedibile dark comedy ambientata nel clou degli scontri razziali in America alla fine degli anni'50, tratta da un vecchio copione anni 80 dei fratelli Coen.
Se non lo hanno girato, ci sara' un motivo, ci siamo detti in parecchi vedendo il film. Per i Coen, probabilmente, il problema e' che e' una dark comedy che ripete un po' troppo i modelli dei loro film. O forse non era cosi' perfetto il meccanismo narrativo, anche perche' lo spettatore attento capisce tutto in anticipo e questa non e' una bella cosa.
Certo, in mano ai Coen, il film sarebbe stato un'altra cosa e lo stesso Clooney sarebbe stato forse piu' giusto come protagonista al posto del pur bravo Matt Damon. Da regista, Clooney cerca di riprendere il loro tono, ma tutto il complesso meccanismo della commedia ha bisogno di una leggerezza e di un'attenzione che non possiede.
L'idea, va detto, e' piuttosto buona, visto che unisce il vecchio caso di Levittown del 1957, una famiglia nera assaltata in casa dai vicini bianchi e razzisti in una citta' modello del dopoguerra, ai recenti fatti di Charlottesville. E il tutto accade mentre in una perfetta famiglia bianca, i Lodge, confinante con la casetta della famiglia nera, i Meyers, assediata dai suprematisti bianchi di Suburbicon, accadono una serie di eventi criminali.
Sotto gli occhi del figlioletto, Noah Jupe, entrano in casa dei rapinatori che non rubano nulla, ma uccidono, esagerando col cloroformio, la mamma, Julianne Moore, gia' finita sulla sedia a rotelle a causa di un brutto incidente d'auto dove, guarda un po', guidava il padre, Gardner Lodge, cioe' Matt Damon.
Con la morte della moglie, Gardner avra' modo di incassare una pesante assicurazione sulla vita e di sistemarsi con Margaret, Julianne Moore, sorella gemella della defunta. Qualcosa non funzionava nella rapina e funziona ancora meno quando la polizia mette davanti ai Lodge i due assassini e loro fingono di non riconoscerli. Mettiamoci in mezzo anche un ispettore delle assicurazioni, Oscar Isaac, che sente puzza di bruciato, e lo zio Mitch, che cerca di proteggere il piccolo Nicky.
All'intreccio, totalmente alla Coen, uniamo la violenza che accade contemporaneamente a casa Meyers con la famiglia nera assediata dai razzisti. Le due situazioni, in qualche modo, devono sviluppare un racconto morale sulla violenza bianca di ieri e di oggi in America. Piu' che vedibile, decisamente superiore agli ultimi film diretti da Clooney, ha solo il difetto di essere troppo simile alle grandi dark comedy dei Coen. E magari di non sviluppare fino in fondo la bella idea della cittadina modello per soli bianchi di Suburbicon dove neri e ebrei non sono i benvenuti.