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70 MILLIMETRI DI GODIMENTO - MARCO GIUSTI: ''IL FILM DI TARANTINO È GIÀ UNA BOMBA: DOPO 5 GIORNI DI PROGRAMMAZIONE IN SOLE TRE SALE ''THE HATEFUL EIGHT'' È ARRIVATO A 108MILA EURO. L'ESPERIENZA SENSORIALE E VISIVA DEGLI SCHERMI 70 MM CAMBIA TUTTO: I DETTAGLI, LA MUSICA DI MORRICONE, LE SCENE''
Marco Giusti per Dagospia
The Hateful Eight di Quentin Tarantino è già una bomba. Dopo cinque giorni di programmazione in 70 mm in cinque giorni di programmazione in Italia è arrivato a 108 mila euro con tre sole sale specializzate, al Teatro 5 di Cinecittà a Roma, dove è stata allestita la grande scenografia tarantiniana e è stata celebrata l’anteprima italiana con 888 invitati, alla Cineteca di Bologna e al cinema Arcadia di Melzo, dove c’è l’unica sala italiana che proiettata regolarmente in 70 mm con uno schermo di 30 metri veramente da paura.
Anche se domani il film uscirà in 600 sale italiane in 2K, e nessuna in 35 mm (sob), e sarà il vero evento della settimana, è la proiezione in 70 mm ultra-panavision che ha scatenato i cinefili più incalliti che parlano da giorni solo del film e di dove andarlo a vedere. Diciamo subito che la sala allestita allo Studio 5 di Cinecittà è quella che ha finora attirato più pubblico, 7000 biglietti venduti e la metà degli incassi totali, con un biglietto a 15 euro rispetto ai 12 di Bologna e di Melzo, ma vuoi mettere il fascino dello Studio 5 di Fellini…
Ora. Non è tanto per i 6 minuti in più di pellicola che il film va visto in 70 mm, quanto perché è un’esperienza visiva e sensoriale del tutto diversa. Perché non è diverso solo lo schermo, e con il 70 mm davvero vedi il fiocco di neve sula lingua di Jennifer Jason Leigh e la scritta sulla diligenza dove viaggia Kurt Russell con la sua preda, e quel che fanno in fondo al grande saloon Michael Madsen e Tim Roth, ma senti davvero in modo diverso anche la musica e tutti i rumori.
Inoltre la grande ouverture iniziale di Morricone è udibile solo in questa versione road show, e è un momento fondamentale per la costruzione operistica di tutto il film. Per non parlare dell’intervallo. Che diventa momento fondamentale quando il film riprende con la voce di Tarantino che ti spiega quel che è avvenuto mentre si svolgeva l’azione appena vista e ti apre tutto il film a una nuova lettura di quel che sta accadendo.
Hateful Eight - Jennifer Jason Leigh
Visto che 8 è il numero del film, l’ouverture e l’intervallo completano in qualche modo l’esperienza stessa di The Hateful Eight, costruito in sei capitoli più questi due capitoli spuri. Detto questo lunga è ancora la discussione sul 70 mm nei cinema italiani e, in qualche modo, la visione del film a Cinecittà ci riporta ai fasti di Ben Hur e Kartum, a schermi che non vedevamo da anni così pieni e profondi.
tarantino regista in the hateful eight
E poi quante sale avevano davvero il 70mm e lo proiettavano sugli schermi giusti? Al Fiamma di Roma c’è ancora un proiettore in 70mm, ma non è proprio utilizzabile. Ma io ricordo perfettamente che c’era anche al Supercinema di Roma per Ben Hur e per Apocalypse Now. E dalle teche Rai è uscito fuori il servizio sul primo cinema italiano costruito per il Cinerama nel 1956, il Manzoni di Milano…
Il digitale ha in qualche modo appiattito i nostri sogni e i nostri schermi in una bidimensionalità quasi televisiva adatta solo ai grossi film di supereroi ma che diventa un ostacolo quando si tratta di un film con più complessità visiva e psicologica. Inoltre, parlando proprio di supereroi, sembra che dopo il successo di The Hateful Eight si pensa di proiettare anche BatmanVsSuperman in 70mm in America.
E, comunque, il gioco dei primi piani e dei piani lontani che prendono vita in fondo, penso alla scena tra Jennifer Jason Leigh e Kurt Russell quando lei suona e lui beve il caffè, è impossibile da capire bene in digitale. Magari non si tratta di portare più gente al cinema, ma certo di rendere il pubblico un po’ più partecipe di quel che vede e di spingerlo un po’ più dentro alla creazione di un’opera d’arte. Detto questo, The Hateful Eight, a parte la palla e mezzo che gli hanno dato molti critici, non solo Mereghetti e Ferzetti, per me rimane un capolavoro.