1. GLI ITALIANI INVADONO L’AUSTRIA: A HOHENTHURN, 807 ABITANTI, A UN QUARTO D'ORA DI MACCHINA DA TARVISIO, UDINE, INAUGURATO IL BORDELLO PIÙ GRANDE D'EUROPA 2. TRANNE QUALCHE SLOVENO E AUSTRIACO, GLI AVVENTORI SONO TUTTI ITALIANI: PER ENTRARE PAGANO 79 EURO CON CUI HANNO DIRITTO A BUFFET, BEVANDE ANALCOLICHE E DUE BICCHIERI DI BIRRA, PIÙ ACCAPPATOIO, ASCIUGAMANO E CIABATTINE DA DOCCIA. MA A DIFFERENZA DI UNA SPA TRADIZIONALE, GLI UOMINI SONO CIRCONDATI DA 140 BELLISSIME DONNE NUDE CHE VENDONO SESSO FRA BAGNI TURCHI, DOCCE E SAUNE CHE IN MEZZO AL VAPORE PROPONGONO LE PIÙ BIZZARRE PRESTAZIONI SESSUALI. BASTA PAGARE: DIRETTAMENTE LE PROSTITUTE CHE ESERCITANO COME LIBERE PROFESSIONISTE, IN REGOLA E TASSATE 3. SE IL TRIVENETO HA LE SUE TRASGRESSIONI IN AUSTRIA, A MILANO E DINTORNI È ANCORA PIÙ FACILE: A MENO DI UN'ORA DI MACCHINA C'È LA SVIZZERA ITALIANA E LE PERIFERIE DELLE SUE PRINCIPALI CITTÀ, LUGANO, CHIASSO E BELLINZONA, PULLULANO DI CASE DI TOLLERANZA 4. COSÌ, MENTRE IN ITALIA IL DIBATTITO SULLA REGOLAMENTAZIONE DEL COMMERCIO DEL SESSO NON VA OLTRE AL GENERICO “RIAPRIAMO LE CASE CHIUSE”, ATTORNO ALLE FRONTIERE NORD CONTINUA A FIORIRE UN MERCATO CHE FA CONTENTI TUTTI: CLIENTI, PROSTITUTE E SINDACI

Lorenzo Galeazzi e Alessandro Madron per ‘Il Fatto Quotidiano'

Parola di sindaco: "Grazie agli italiani questa attività porterà un sacco di soldi". C'è da credergli perché Florian Tschinderle sta inaugurando il bordello più grande dell'Austria: sorge a Hohenthurn, paesino della Carinzia a un quarto d'ora di macchina da Tarvisio, provincia di Udine.

Un entusiasmo che non è piaciuto molto al suo partito, i conservatori della Övp, forse anche per il nome della start up: "Wellcum", un po' esplicito. Ma in tempi di crisi anche i cattolici si fanno più malleabili, e i quasi duecento posti di lavoro garantiti dal centro benessere erotico sono un'occasione da non sprecare, soprattutto per uno sperduto posto di frontiera da 807 abitanti.

Il denaro lo portano a badilate i clienti delle 140 ragazze che vendono sesso fra bagni turchi, docce e saune. Tranne qualche sloveno e austriaco, gli avventori sono tutti italiani: per entrare pagano 79 euro con cui hanno diritto a buffet, bevande analcoliche e due bicchieri di birra, più accappatoio, asciugamano e ciabattine da doccia. Ma a differenza di una spa tradizionale, gli uomini sono circondati da bellissime donne nude che in mezzo al vapore propongono le più bizzarre prestazioni sessuali. Basta pagare: direttamente le prostitute che esercitano come libere professioniste, in regola e tassate.

Nel weekend di inaugurazione, lo scorso novembre, il wellness erotico è stato letteralmente preso d'assalto: 3000 persone, secondo il quotidiano moderato Kleine Zeitung. Non solo uomini adulti, ma anche famiglie con bambini al seguito: tutti in fila per ammirare la nuova attrazione turistica. In mezzo a loro il sindaco democristiano che distribuiva pacche sulle spalle rallegrandosi dell'impatto positivo sull'economia locale "a beneficio di tutti i cittadini".

Gongola il direttore del bordello Michael Müller, capo di una cordata di investitori svizzero-tedesca, che fa anche due conti: "Se vengono tutti quelli che ci hanno scritto, avremo il tutto esaurito fino a Pasqua". I clienti? "Principalmente vengono da Veneto e Friuli Venezia Giulia, ma anche dalla Slovenia". A riprova del fatto che l'impresa sia rivolta in primo luogo ai nostri concittadini, il 15 marzo è stata inaugurata la "Notte italiana", una serata all'insegna di libido e benessere "con tante prelibatezze tricolori". E non c'era modo più esplicito per sottolinearlo.

Prima dell'apertura del Wellcum, il confine del piacere era una ventina di chilometri più a Nord: a Villach, vera e propria sex city nel cuore della Carinzia in cui si trovano locali per tutti i gusti e tasche: dalle guesthouse dove una prostituta costa una cinquantina d'euro fino alle caratteristiche saune erotiche come l'Andiamo: che con le sue cento ragazze mozzafiato è un'istituzione fra i turisti del sesso. "Ingresso a 85 euro e prestazioni standard a 70", si legge sui depliant, scritti rigorosamente in italiano, alla reception.

Se il Triveneto ha le sue trasgressioni in Austria, a Milano e dintorni è ancora più facile: a meno di un'ora di macchina c'è la Svizzera italiana e le periferie delle sue principali città, Lugano, Chiasso e Bellinzona, pullulano di case di tolleranza. "Vediamo additati come il bordello della Lombardia solo perché abbiamo deciso di non proibire, ma di regolamentare la prostituzione", dice con una punta di rammarico Norman Gobbi, consigliere di Stato per il Canton Ticino. "E' una scelta, secondo noi quella giusta".

Per capire la portata del fenomeno, basta farsi un giro un pomeriggio di un qualsiasi giorno feriale, quando i privè aprono i battenti. Nella zona industriale a Sud di Lugano ad esempio, in una manciata di metri, sorgono il Bar Oceano, il Moulin Rouge e il Corona: palazzoni in apparenza anonimi al cui interno opera un esercito di 200 ragazze pronte a soddisfare i desideri di una clientela sempre più numerosa. "E' un mercato che non conosce crisi", conferma Ulisse Albertalli, patron del Bar Oceano che traccia anche l'identikit dei frontalieri del sesso: "Basta farsi un giro nel posteggio qui fuori, otto targhe su dieci sono italiane, vengono tutti da Como, Varese e Milano".

In Svizzera la formula è sempre la stessa: si entra nei bar pagando una quota di 10-15 euro e poi, una volta al bancone, si contratta direttamente con le donne. Il tariffario varia dai 100 ai 140 euro a seconda del locale, cifra ritoccata verso l'alto se l'avventore desidera qualche servizio particolare. Una volta fatto il prezzo, si sale nelle camere da letto, attigue al bar, che il gestore affitta direttamente alle ragazze per circa 100 euro al giorno.

Ma perché prendersi la briga di andare fino al Bar Oceano per fare all'amore? La risposta arriva direttamente da un cliente, un comasco sulla cinquantina lontano anni luce dal cliché dello squallido marpione: "Con qualche euro in più mi garantisco un'esperienza legale, tranquilla e pulita".

Dall'altro lato ci sono le prostitute. Molte arrivano dall'Europa orientale, soprattutto Romania, ma non mancano le sudamericane e c'è anche qualche italiana in trasferta per lavoro. Come Jennifer, ventiseienne catanese, ma trapiantata a Milano dove cresce un figlio di cinque anni. "Si fanno molti soldi, ma io mi fermo a quattro o cinque clienti al giorno e non lavoro mai più di venti giorni al mese".

Al netto delle tasse versate allo Stato e della pigione pagata al locale, lei riesce a mettersi in tasca quasi 5mila euro al mese, mentre le sue colleghe arrivano a guadagnare più del doppio. Soprattutto le ragazze dell'Est, che fanno "la vita" per qualche mese racimolando più denaro possibile per poi tornare in patria a finire gli studi o avviare un'attività.

Così, mentre in Italia il dibattito sulla regolamentazione del commercio del sesso non va oltre al generico "riapriamo le case chiuse" ripetuto come una sorta di ritornello senza concretezza, attorno alle frontiere Nord dello Stivale continua a fiorire un mercato che, essendo perfettamente in regola, fa contenti tutti: clienti, prostitute e sindaci.

 

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