GOOGLE SCENDE A PATTI CON GLI EDITORI PER L’INDICIZZAZIONE DEI CONTENUTI DEI GIORNALI TRAMITE “GOOGLE NEWS” - LA DISPUTA È COMPLESSA, PERCHÉ COL MOTORE DI RICERCA CI GUADAGNANO ENTRAMBI: GOOGLE IN SOLDI, I GIORNALI IN VISITE - GOOGLE INSERIRÀ ANNUNCI PER I SUOI PRODOTTI SUI SITI DEGLI EDITORI E QUESTI ACQUISTERANNO SPAZI SU ADWORDS…

Giampiero Martinotti per "la Repubblica"

Google può essere costretto a scendere a patti per aver violato il diritto d´autore, ma il motore di ricerca è riuscito a evitare il pagamento di una tassa sui contenuti indicizzati della stampa scritta: l´accordo firmato tra Mountain View e l´Associazione della stampa belga francofona assomiglia a un pareggio. È un compromesso, con il quale Google ammette di non aver rispettato le regole, ma in cui gli editori si accontentano di una partnership industriale e commerciale. Il braccio di ferro in corso in Europa tra la multinazionale e la carta stampata, imperniato proprio sulla remunerazione degli articoli dei giornali ripubblicati da Google, è quindi destinato ad andare avanti.

Il caso belga è particolare, ma istruttivo. Sei anni fa, infatti, gli editori avevano denunciato Google News, il servizio che indicizza i siti di informazione, per violazione del diritto d´autore. Condannato in primo grado, il motore di ricerca aveva proposto indennità considerate «derisorie» e un anno fa la sentenza è stata confermata in appello. Anziché andare in Cassazione, le due parti hanno preferito trovare un´intesa.

L´accordo, prima di tutto, salda il passato: Google indennizza la stampa belga in seguito al verdetto di condanna. Paga le spese giudiziarie e un "bonus". Il montante è segreto, si parla di 5 milioni di euro, di cui una parte sarà versata ai giornalisti. Come dice il presidente della stampa francofona belga, François Le Hodey, non saranno questi soldi a salvare i giornali, ma c´è indubbiamente una novità: accettando una transazione in seguito a un provvedimento giudiziario, Google riconosce implicitamente di aver violato il diritto d´autore.

La multinazionale americana, tuttavia, si è ben guardata dall´accettare quella "Google Tax" che gli editori europei (in particolare in Francia, Germania e Italia) reclamano. Cioè una royalty da pagare ai giornali per l´indicizzazione dei loro contenuti. Cosa che Google rifiuta in termini categorici: «Un taxi non paga il ristorante cui porta clienti - spiegano i suoi rappresentanti - Se gli editori non vogliono apparire nelle nostre ricerche sono liberi di tirarsi fuori». Cosa a cui la stampa replica con prontezza: «Google guadagna soldi con la pubblicità indicizzando i produttori di contenuti, cioè i giornali».

L´accordo belga va in un´altra direzione, un partenariato "win- win", in cui tutti dovrebbero guadagnare. In pratica, Google inserirà annunci per i suoi prodotti sui siti degli editori e questi ultimi acquisteranno spazi su AdWords, la piattaforma pubblicitaria del motore di ricerca; aiuterà i giornali ad avere maggiore visibilità integrando sui loro siti le proprie reti sociali, come Google+ (concorrente di Facebook) o Hangouts (un servizio di chat); infine, il colosso statunitense si è impegnato ad aiutare gli editori a sviluppare le offerte a pagamento.

Per il momento, è ancora difficile capire se si tratta davvero di un´intesa "win-win" e i primi commenti sono molto cauti. Gli editori belgi hanno giustificato il loro atteggiamento con la necessità di mettere fine al contenzioso giuridico e di tornare su Google (l´assenza dal motore di ricerca è costata in termini di lettori e pubblicità persi). Ma soprattutto si fanno poche illusioni sulla possibilità di far cedere il colosso americano sul tema della "Google Tax": «Era inutile immaginare un accordo sulla remunerazione dei contenuti», dice con una certa amarezza François Le Hodey.

 

GoogleI FONDATORI DI GOOGLE SERGEI BRIN E LARRY PAGE larry page sergey brin - Fondatori di GoogleSERGEY BRIN E LARRY PAGEgiornali

Ultimi Dagoreport

donald trump zelensky putin

DAGOREPORT - UCRAINA, LA TRATTATIVA SEGRETA TRA PUTIN E TRUMP È GIA' INIZIATA (KIEV E UE NON SONO STATI NEANCHE COINVOLTI) - “MAD VLAD” GODE E ELOGIA IN MANIERA SMACCATA IL TYCOON A CUI DELL'UCRAINA FREGA SOLO PER LE RISORSE DEL SOTTOSUOLO – IL PIANO DI TRUMP: CHIUDERE L’ACCORDO PER IL CESSATE IL FUOCO E POI PROCEDERE CON I DAZI PER L'EUROPA. MA NON SARA' FACILE - PER LA PACE, PUTIN PONE COME CONDIZIONE LA RIMOZIONE DI ZELENSKY, CONSIDERATO UN PRESIDENTE ILLEGITTIMO (IL SUO MANDATO, SCADUTO NEL 2024, E' STATO PROROGATO GRAZIE ALLA LEGGE MARZIALE) - MA LA CASA BIANCA NON PUO' FORZARE GLI UCRAINI A SFANCULARLO: L’EX COMICO È ANCORA MOLTO POPOLARE IN PATRIA (52% DI CONSENSI), E L'UNICO CANDIDATO ALTERNATIVO È IL GENERALE ZALUZHNY, IDOLO DELLA RESISTENZA ALL'INVASIONE RUSSA...

donnet, caltagirone, milleri, orcel

DAGOREPORT - COSA POTREBBE SUCCEDERE DOPO LA MOSSA DI ANDREA ORCEL CHE SI È MESSO IN TASCA IL 4,1% DI GENERALI? ALL’INIZIO IL CEO DI UNICREDIT SI POSIZIONERÀ IN MEZZO AL CAMPO NEL RUOLO DI ARBITRO. DOPODICHÉ DECIDERÀ DA CHE PARTE STARE TRA I DUE DUELLANTI: CON IL CEO DI GENERALI, PHILIPPE DONNET, OPPURE CON IL DUPLEX CALTAGIRONE-MILLERI? DIPENDERÀ DA CHI POTRÀ DARE PIÙ VANTAGGI A ORCEL - UNICREDIT HA IN BALLO DUE CAMPAGNE DI CONQUISTA: COMMERBANK E BANCO BPM. SE LA PRIMA HA FATTO INCAZZARE IL GOVERNO TEDESCO, LA SECONDA HA FATTO GIRARE LE PALLE A PALAZZO CHIGI CHE SUPPORTA CALTA-MILLERI PER UN TERZO POLO BANCARIO FORMATO DA BPM-MPS. E LA RISPOSTA DEL GOVERNO, PER OSTACOLARE L’OPERAZIONE, È STATA L'AVVIO DELLA PROCEDURA DI GOLDEN POWER - CHI FARÀ FELICE ORCEL: DONNET O CALTA?

giorgia meloni daniela santanche

DAGOREPORT - MA QUALE TIMORE DI INCROCIARE DANIELA SANTANCHÈ: GIORGIA MELONI NON SI È PRESENTATA ALLA DIREZIONE DI FRATELLI D’ITALIA PERCHÉ VUOLE AVERE L’AURA DEL CAPO DEL GOVERNO DALLO STANDING INTERNAZIONALE CHE INCONTRA TRUMP, PARLA CON MUSK E CENA CON BIN SALMAN, E NON VA A IMMISCHIARSI CON LA POLITICA DOMESTICA DEL PARTITO - MA SE LA “PITONESSA” AZZOPPATA NON SI DIMETTERÀ NEI PROSSIMI GIORNI RISCHIA DI ESSERE DAVVERO CACCIATA DALLA DUCETTA. E BASTA POCO: CHE LA PREMIER ESPRIMA A VOCE ALTA CHE LA FIDUCIA NEI CONFRONTI DEL MINISTRO DEL TURISMO È VENUTA A MANCARE - IL RUOLO DEL "GARANTE" LA RUSSA…

barbara marina pier silvio berlusconi giorgia meloni

L’AMBIZIOSA E INCONTROLLABILE BARBARA BERLUSCONI HA FATTO INCAZZARE MARINA E PIER SILVIO CON LA DICHIARAZIONE AL TG1 CONTRO I MAGISTRATI E A FAVORE DI GIORGIA MELONI, PARLANDO DI “GIUSTIZIA A OROLOGERIA” DOPO L’AVVISO DI GARANZIA ALLA PREMIER PER IL CASO ALMASRI - PRIMA DI QUESTA DICHIARAZIONE, LA 40ENNE INEBRIATA DAL MELONISMO SENZA LIMITISMO NE AVEVA RILASCIATA UN’ALTRA, SEMPRE AL TG1, SULLA LEGGE PER LA SEPARAZIONE DELLE CARRIERE TRA GIUDICI E PM (“È SOLO UN PRIMO PASSO”) - E NELL’IMMAGINARIO DI MARINA E PIER SILVIO HA FATTO CAPOLINO UNA CERTA PREOCCUPAZIONE SU UNA SUA POSSIBILE DISCESA IN POLITICA. E A MILANO SI MORMORA CHE, PER SCONGIURARE IL "PERICOLO" DELLA MELONIANA BARBARA (“POTREBBE ESSERE UN’OTTIMA CANDIDATA SINDACA PER IL CENTRODESTRA NELLA MILANO’’, SCRIVE IL “CORRIERE”), PIER SILVIO POTREBBE ANCHE MOLLARE MEDIASET E GUIDARE FORZA ITALIA (PARTITO CHE VIVE CON LE FIDEJUSSIONI FIRMATE DA BABBO SILVIO...) - VIDEO