1. ALZI LA MANO CHI HA FINITO DI LEGGERE IL TRATTATO SULLA COCAINA DI SAVIANO? 2. DA GRAMELLINI A KUNDERA, UN ANNO DI LIBRI DA BUTTARE RECENSITI DA ANTONIO D’ORRICO 3. MAZZANTINI: ‘’LA POESIA DELL'AMORE: UN PETO CORPOSO, QUASI UNA SINFONIA DELL'ANO” 4. CARLO LUCARELLI: “GENERE: BARZELLETTE SUI CARABINIERI - VOTO 0 (PER LEGITTIMA DIFESA)’’ 5. FRANCESCO PICCOLO: ‘’ORMAI TUTTI I LIBRI VENGONO PRESENTATI COME ROMANZI. MA ‘’IL DESIDERIO DI ESSERE COME TUTTI’’ NON LO È. MORETTISMO SENZA LA VERVE DI NANNI” 6. ‘’LA FUNZIONE DI KUNDERA? ASSICURARE A TUTTI UN QUARTO D’ORA DI CEREBRALITÀ” 7. IRENE CAO: “IO TI GUARDO” O L'EROS IN BALIA DELL'OVVIO - VOTO ALLA TRILOGIA: INESPRIMIBILE 8. TYSON: "L'INDISCUSSA VERITÀ" - LA RECITA DELLA VITA: STAVOLTA ‘’MIKE IRON’’ VA KO
Recensioni di Antonio D'Orrico per La Lettura, inserto del Corriere della Sera
D'ORRICO: ALZI LA MANO CHI HA FINITO DI LEGGERE IL SUO TRATTATO SULLA COCAINA DI SAVIANO. E SIATE ONESTI, PER FAVORE
In questa rubrica si danno i voti ai libri che compaiono nella lista dei bestseller. Stavolta diamo i voti non alle opere singole ma alla top ten generale 2013. Dare i voti a una classifica significa dare i voti non agli autori o ai libri ma ai lettori che, pagando di tasca propria, l'hanno prodotta.
Il Lettore Italiano 2013, anzi la Lettrice, non sembra più esclusivamente e divorantemente ossessionata dal sesso estremo, come l'anno passato con il dominio delle Sfumature di E. L. James. Pare che si sia data una calmata visto che la James dal primo posto assoluto è scesa alle posizioni 8 e 9. La mania erotica resta ma in forme meno preoccupanti, socialmente accettabili.
Il primo posto assoluto tocca, invece, alla favola di Hosseini che è tutt'altra cosa in termini di sensibilità , artisticità e buon gusto. Il Lettore Italiano 2013 resta terrorizzato dalla possibilità di un complotto planetario a sfondo apocalittico (vedi Dan Brown) e non ce la sentiamo di dargli torto. Il Lettore Italiano, anzi la Lettrice Italiana 2013, è sempre innamoratissima di Saviano (ma alzi la mano chi ha finito di leggere il suo trattato sulla cocaina e siate onesti, per favore).
Domanda: è la stessa Lettrice delle Sfumature ? Risposta: non dovrebbe (si noti, però, l'uso del condizionale). Poi, per fortuna, ci sono Camilleri e Dicker, campioni della narrativa di qualità (assieme a Hosseini). Segue una strana coppia sulla quale ci sarebbe
da indagare (Le verità sui casi Fabio Volo e Massimo Gramellini ) ma non c'è spazio per farlo. Che voto dare al Lettore Italiano 2013 (che è, in realtà , prevalentemente
una Lettrice)? Otto per Hosseini, nove Camilleri e Dicker, sette per Brown, cinque per Saviano, James, Volo e il Diario di Violetta, quattro per Gramellini.
Facendo la media, il voto finale è 6,33. L'anno scorso era 5,85. Sufficienza raggiunta.
1. FRANCESCO PICCOLO: â'IL DESIDERIO DI ESSERE COME TUTTI'' - BERLINGUER O SNOOPY? VINCE IL MORETTISMO - VOTO 5,5
Autobiografia di un ragazzo di Caserta che era comunista (ma senza frequentare il partito) quando tutti erano del movimento, che si identificava con la visione del mondo, ma ancora di più con lo stile (umano), di Enrico Berlinguer (il duro e puro) ed è poi finito nell'Italia di Berlusconi (l'impuro e duro). Nell'esistenza del protagonista si consumano piccole e grandi tragedie (e non è detto che le più piccole facciano meno male): emergenze sanitarie (il colera), cataclismi naturali (il terremoto), delusioni sentimentali (la prima fidanzata, anche se allora non si chiamavano più così, lo lascia per colpa di un pupazzo di Snoopy regalato a San Valentino; segno evidente, secondo la ragazza, di una incurabile mentalità piccolo borghese).
Questi avvenimenti (compresa una partecipazione straordinaria di Sophia Loren imprigionata per reati fiscali nel carcere di Caserta) formano, informano, conformano e deformano il protagonista in un circolo (vizioso? virtuoso? viziato?) tra vita privata e vita pubblica che è il tema del libro. L'idea era buona ma la narrazione non la premia. Una tristezza programmatica di tipo adolescenziale (o berlingueriano, nel senso dell'austerità , se mi si passa il paragone) avvolge ogni cosa e la deprime.
C'è poi una pigrizia linguistica che lascia passare indenni brani in politichese: «Nella sostanza, la domanda che mi facevo era: chi è il vero erede di Berlinguer? à la coalizione di centrosinistra che incarna la versione aggiornata, un po' improvvisata, ma anche compiuta del compromesso storico; oppure è Rifondazione comunista, che ripropone in versione più labile l'alternativa democratica».
Il libro viene presentato come un romanzo. Ormai tutti i libri vengono presentati come romanzi. Secondo me non lo è. Posso concedere che si tratti di un tentativo di fare del morettismo letterario. Ma senza la verve di Nanni Moretti.
2. MILAN KUNDERA: â'LA FESTA DELL'INSIGNIFICANZA'' - UN QUARTO D'ORA DI CEREBRALITÃ: VOTO 5
Una strana compagnia di giro si incontra a Parigi nei giardini del Lussemburgo. Sono amici o semplici conoscenti. Non sono descritti, sono disincarnati, astratti. Uno di loro riflette sull'erotismo contemporaneo a partire dalla moda dell'ombelico di fuori. Che cosa simboleggia? I richiami erotici di epoche precedenti erano la metafora del lungo cammino che porta alla realizzazione del desiderio (le cosce).
Oppure la metafora del «cammino più breve verso il traguardo» (il lato B). O, ancora, il simbolo della «santificazione della donna» (i seni, strumento dell'allattamento). Ma di che cosa è metafora l'esibizione dell'ombelico? Forse di un mondo in cui tutti siamo uguali, dell'anonimato sessuale, della sua massificazione? Un altro degli amici lussemburghesi è ossessionato da un aneddoto narrato da Krusciov nelle memorie.
Un giorno Stalin raccontò una barzelletta e quelli del suo staff la presero per una vanteria e si imbufalirono con il dittatore (ma di nascosto, in sua assenza, quando erano in bagno a far pipì). Dall'episodio il personaggio vuole trarre uno spettacolino per marionette. Un altro lussemburghese fa credere di essere molto malato mentre è sano come un pesce. Un altro, un attore disoccupato, si è riciclato come cameriere di cocktail party ma se ne vergogna e finge di essere pakistano.
Poi c'è chi è stato abbandonato dalla mamma da piccolo e agogna ancora il ricongiungimento nonostante la genitrice si sia comportata in maniera più che spregevole (ma forse proprio per questo). Questo nuovo libro non aggiunge niente al mito letterario (ed extraletterario) di Milan Kundera. Caso mai gli leva qualcosa perché alimenta il sospetto che Kundera scriva, a volte, al di sopra delle sue possibilità (notevoli ma non notevolissime). Comunque, la funzione di Kundera sembra diventata quella di assicurare a tutti un quarto d'ora di cerebralità .
3. MIKE TYSON: "L'INDISCUSSA VERITÃ" - LA RECITA DELLA VITA: STAVOLTA TYSON VA KO - VOTO 5
Il modello nemmeno tanto recondito di questa autobiografia del pugile più cattivo del mondo (scritta con Larry Sloman, specialista del genere) è l'insuperabile Open di Andreino Agassi. Ma siamo molto, molto lontani dall'obiettivo. E non solo perché J. R. Moheringer, lo scrittore che ha collaborato con il tennista, batte per ko Larry Sloman alla prima ripresa, ma perché tra Agassi e Mike Tyson c'è un'abissale differenza di anima, di sensibilità . Una volta, classicamente, l'eroe per antonomasia nella letteratura sportiva era il pugile (e lo è stato fino al magnifico Ali del magnifico Norman Mailer).
Adesso, e proprio grazie ad Agassi, l'eroe è il tennista, il campione nevrotico per eccellenza. Questo è il segno della contemporaneità e ci dice molto della sua differenza rispetto al passato. (Colgo l'occasione per ricordare che uno dei più grandi scrittori di pugilato è stato un italiano, Giuseppe Signori, un maestro che meriterebbe di essere ricordato più spesso).
Non è un libro autentico il libro di Tyson, ha qualcosa di falso. Anche quando racconta tragedie vere (il rapporto con la madre, la morte della figlioletta), Tyson recita la parte del maledetto per partito preso. Il dolore di Agassi non è esibito, è dentro la sua vita, dentro il suo tennis. Il dolore di Tyson è una rappresentazione.
Uno che di pugili se ne intendeva, Ernest Hemingway, diceva che non c'è cosa più difficile al mondo che scrivere una prosa assolutamente onesta sugli esseri umani. Quella di Tyson & Sloman non è una prosa onesta (forse è onestamente disonesta, senza dolo, ma questo peggiora le cose). à difficile essere grandi pugili dopo Ali. à stato l'ultimo. Tyson era l'unico degno della successione al trono. Ma lui è un boxeur così come un pitbull è un cane, solo una macchina di rabbia senza le altre virtù canine. Sarà per questo che piace a Spike Lee (che non è Norman Mailer).
4. IRENE CAO: "IO TI GUARDO" - L'EROS IN BALIA DELL'OVVIO - VOTO ALLA TRILOGIA: INESPRIMIBILE
Nelle grandi occasioni si brinda con Feuillatte Palmes d'Or (ma può andare bene anche il Cartizze Superiore). Nei furiosi (si fa per dire) corpo a corpo (d'altronde è una trilogia erotica) i maschi profumano di Armani Code (o, forse, è Gucci Guilty?). La protagonista Elena, restauratrice d'arte, porta il perizoma e si aggira, in trance da delusione amorosa, per Venezia che è «una Venere languidamente distesa sulle acque della Laguna».
Va in discoteca in limousine bianca per l'addio al nubilato dell'amica del cuore, che si chiama, ovviamente, Gaia. Per l'abito da sposa Gaia ha optato, ovviamente, per un Dolce&Gabbana avorio (e luna di miele alle Seychelles). Mentre Elena si produce in vorticose attività sessuali (ma di orgasmi manco l'ombra), la sua mamma a casa prepara il «rotolo di patate ai quattro formaggi e spinaci, che solo a guardarlo ti fa ingrassare» (nota l'autrice, ex anoressica).
Il padre, invece, gioca a briscola al circolo Arci (orgasmo sicuro). Elena va in brodo di giuggiole davanti all'Estasi della Beata Ludovica Albertoni di Gian Lorenzo Bernini. Va ancora di più in brodo di giuggiole per Leonardo, chef stellato, «una specie di Nettuno in bermuda e infradito», che la fa delirare quando mastica un'arancia a Stromboli. Ma lui, astutamente, non si concede. Eccetera eccetera eccetera.
Come prenderla (letterariamente parlando) Irene Cao, la risposta italiana alla trilogia delle Sfumature? C'è chi propone Liala, regina del romanzo rosa. In verità , c'è più farina del sacco di Paulo Coelho (esplicita ammissione dell'autrice). La migliore recensione l'ha fatta don Ruggero Dipiazza, parroco di San Rocco a Gorizia. Ha detto: «Ho letto due dei tre volumi, più che abbastanza per farmi un'idea del messaggio: uomini e donne in balia delle proprie voglie». Il mezzo è il massaggio (come non disse McLuhan). Amen.
5. CARLO LUCARELLI: "IL SOGNO DI VOLARE" - GENERE: BARZELLETTE SUI CARABINIERI - VOTO 0 (PER LEGITTIMA DIFESA)
Grazia e Simone non riescono ad avere figli. Lei è un ispettore di polizia specializzata in serial killer. Lui è così: «Simone, sul letto, nudo, una delle ultime volte che avevano fatto l'amore. Fissava il soffitto senza guardarla, era cieco fin dalla nascita...» (ma non era la fortuna che era cieca mentre la sfiga ci vedeva benissimo?).
Intanto che la coppia ci prova con i metodi più avanzati appare sulla scena un serial killer che sbrana a morsi le vittime. Siamo a Bologna, città frustratissima che si sente esclusa dal giro massmediatico che conta, come emerge dal dialogo tra Grazia e un collega carabiniere. Lei: «Anche la Uno Bianca non la tira fuori quasi più nessuno, almeno a livello nazionale. Tutto quello che avviene a Bologna si dimentica in fretta». Lui: «à una città che non gli vuole bene più nessuno».
L'autore si diletta pure come disc-jockey e promuove un certo Andrea Buffa (che gli presta il titolo del libro), una specie di Branduardi antagonista. L'improvvisato disc-jockey ama anche l'orribile taranta per la quale la poliziotta stravede: «Com'è 'sta musica terrona? - urla Grazia». In una nota l'autore dichiara: «Io sono un romanziere, e nella fattispecie un autore di gialli, thriller, noir o comunque vogliate chiamarli».
Ma, letta questa storia traballante (colpa della taranta?), il genere letterario di riferimento sembra più che altro quello delle barzellette sui carabinieri. Infine due parole su un personaggio perseguitato, l'ispettore D'Orrico, ingiustamente sospettato di fare soffiate a una boss della camorra: «In mezzo, tenuto per le braccia, la giacca piegata sui polsi a nascondere per metà un paio di manette, c'era D'Orrico... Sarrina lo colpì con un pugno corto in mezzo alla schiena. D'Orrico incassò con un ringhio ma non fece niente per difendersi». Quando è troppo è troppo. Voto: zero, per legittima difesa dell'omonimo.
6. HARUKI MURAKAMI: "A SUD DEL CONFINE" - MA VOI A DODICI ANNI PARLAVATE COSÃ? VOTO 3
Di questo vecchio romanzo ripubblicato (a volte tornano) si è detto che è una storia romantica, una versione jazz di Giulietta e Romeo. Molti sostengono che è il miglior libro di Murakami. Esaminiamo un dialogo tra i due protagonisti all'età di dodici anni quando scoprono che c'è tra loro qualcosa di tenero che durerà tutta la vita.
Lei («con voce calma e matura») dice: «Credo di capire quello che intendi». Lui replica: «Ah, sì?». Lei riprende la parola: «Certo. Secondo me, nella vita ci sono cose che possono essere cambiate e altre che sono irreversibili. Lo scorrere del tempo è un processo irreversibile. Arrivati a un certo punto, non si può più tornare indietro. Non sei d'accordo?».
Lui fa cenno di sì con la testa. Lei prosegue: «Cioè col passare del tempo, alcune cose finiscono per assumere una rigida forma definita, come il cemento che si solidifica in un secchio. A quel punto non si può più invertire la rotta. Se ho ben capito, intendi dire che anche tu, come il cemento, hai assunto una connotazione definita e stabile e quindi non può esistere un altro Hajime diverso da questo. Non è così?».
Lui, incredibilmente rimasto vivo dopo una tirata del genere, risponde («con voce incerta», segno che è, comunque, provato): «Credo di sì». Ma lei non si placa: «Sai, a volte penso a quando sarò grande e mi sposerò, in che casa abiterò, che cosa farò. Penso anche a quanti bambini avrò». Lui (ormai circondato, prigioniero della ragazzina e dei suoi sogni di casalinga quieta) cerca di prendere tempo: «Sul serio?». Lei: «Tu non ci pensi mai?». Lui scuote la testa mentre in lontananza si sente Nat King Cole che canta â'A sud del confine'' (che, naturalmente, diventerà la loro canzone). Vorrei chiedere ai lettori che hanno fatto di Murakami un autore di culto: ma voi a dodici anni parlavate come questi due qui? Conoscete qualcuno che lo faceva?
7. PAOLA MASTROCOLA: "NON SO NIENTE DI TE" - TRA MONTI E GRILLO IL PECORAIO IN FUGA - VOTO 4
Libro pretenzioso, dove si inventa l'algoritmo che potrebbe essere il toccasana dell'economia mondiale in crisi.Ma il principale scopritore di questa meraviglia, Filippo Cantirami, abbandona gli studi per allevare pecore (e così imparerà che: «Se non son gaie, le pecore, fanno una lana triste, e il latte anche non è buono»). In seguito, stanco della pastorizia, va in Norvegia per amore di una ragazza, magra «come una spiga», e si dedica alla pesca dei merluzzi (l'attività del suocero).
Poi, fino alla fine dei suoi giorni, farà il ragioniere semplice nella ditta di merluzzi della moglie. La madre, che lo vedeva promessa bocconiana e lo ritrova ridotto a fare il pecoraio, soffre: «Un tarlo la rodeva sempre più profondamente: il tarlo di non aver mai capito niente di suo figlio».
Qualcosa di più ha capito la zia Giu, la preferita dal nipote Fil: «Forse Filippo era stato un ragazzo tutto imbozzolato e chiuso in una sua prigione e lei avrebbe potuto sbozzarlo, farne uscire una figura chiara e distinta, come lo scultore sbozza la sua statua da un blocco di marmo informe».
Potremmo definirlo il primo romanzo in stile governo Monti (così come esistono gli stili Luigi XVI, Direttorio e Impero). Lo si evince dal brano seguente: «Dopo l'estate, la crisi economica dei Paesi occidentali raggiunge il punto di massima gravità . Si teme persino per l'esistenza stessa dell'Europa. L'euro è in pericolo...».
Ma potrebbe anche essere il primo romanzo in stile Beppe Grillo e lo dimostra quest'altro passaggio: «Ok, decresciamo pure. Autolimitiamoci e diventiamo pure felicemente frugali. Frugali... Ma sì, diamoci alla più sfrenata frugalità ! Sbattiamocene della crescita. E il debito?». Un libro figlio di questi tempi di lana triste. Il voto, anch'esso al passo con i tempi, è un quattro (compreso lo spread).
8. MARGARET MAZZANTINI: â'VENUTO AL MONDO" - LA POESIA DELL'AMORE: UN PETO BELLO CORPOSO, LUNGO, QUASI UNA PICCOLA SINFONIA DELL'ANO - VOTO 1
La situazione è questa. Gemma, protagonista e narratrice della storia, si trova a Sarajevo per motivi di studio. Gojko è un poeta che le fa da guida ed è un po' innamorato di lei. Poi c'è Diego, fotografo, amico di Gojko. Tra Gemma e Diego è scattato qualcosa ma lei non si lascia andare perché in Italia la aspetta il suo promesso sposo (le nozze sono ormai imminenti), un costruttore edile.
Diego ha corteggiato con insistenza Gemma, prospettandole scenari romantici ed equo solidali ispiratigli dal suo lavoro di reporter. Le ha detto: «Vieni con me». Lei gli ha chiesto: «Dove?». E lui, in uno stile che ricorda quello del suo più famoso collega Sebastião Salgado, ha proposto: «In Brasile, a fotografare i bambini nelle miniere rosse di Cumaru».
Ma nemmeno un invito così suggestivo ha fatto cambiare idea a Gemma.Però una sera succede qualcosa che vince le resistenze della donna. Con quali argomenti sarà riuscito a sedurla Diego? Vediamoli. I tre amici sono a casa di Gojko dove si apprestano a passare la notte. Gojko ha capito che per lui non c'è speranza e, un po' piccato, si addormenta sul divano. Anche Gemma se ne va a letto ma Diego, a un certo punto, la chiama e compie un ultimo tentativo.
Gemma lo manda a quel paese e sta per tornarsene in camera quando «succede una cosa, Gojko fa un rumore, un peto bello corposo, lungo, quasi una piccola sinfonia dell'ano. Diego fa una bella faccia intensa, annuisce. "Bella poesia, Gojko, complimenti..." Io mi porto una mano sulla bocca e rido. Anche Diego si piega a ridere». à fatta.
Dove hanno fallito i bambini delle miniere rosse di Cumaru, è riuscito il lato B di Gojko. Diego prende Gemma e la solleva da terra «come un facchino con un tappeto arrotolato». I due cadono sul letto. Prima di penetrarla, lui le chiede il permesso. E poi: «à una radice che s'infila nella terra».

























