AL VOTO! AL VOTO! COSÌ ALMENO SI VENDONO I GIORNALI. A MARZO LE COPIE IN EDICOLA CRESCONO O RIMANGONO STABILI PER QUASI TUTTE LE TESTATE (RISPETTO AL MARZO DELL’ANNO PRIMA). ‘REPUBBLICA’ PERDE 18MILA COPIE RISPETTO AL 2017, MENO DELLE 30MILA PERSE OGNI GIORNO DA QUANDO C’È STATO IL RESTYLING - IL COMMENTO DI ‘BLITZ’: ''SE OGNI GIORNO DICI QUANTO FA SCHIFO LA FLAT TAX, E I TUOI LETTORI SONO ESATTAMENTE QUELLI CHE NE BENEFICEREBBERO…''
Sergio Carli per www.blitzquotidiano.it
Crisi dei giornali finita o effetto elezioni? I risultati delle vendite in edicola nel mese di marzo dei giornali italiani, confrontate con quelle del marzo 2017, rincuorano, almeno a metà. Molto più che nei mesi scorsi i giornali col segno più sono 9, quelli in pareggio o quasi sono 10. Se poi guardiamo i dati di lettura, custoditi dalla Federazione Editori come il segreto di Fatima, non saranno più quelli di 20 anni fa, ma sono sempre numeri impressionanti. Tanto per dire, 2 milioni di lettori ciascuno Repubblica e il Corriere, un milione Messaggero e Stampa, 3,5 milioni la Gazzetta dello Sport. Alla faccia di internet. Lo certifica la Ads (accertamento diffusione stampa) nel suo ultimo bollettino.
Mario Calabresi e Dario Cresto-Dina (foto Stefania Casellato)
Torniamo alle vendite, che sono comunque il metro più giusto, perché hanno un effetto diretto sul conto economico delle aziende. Il segno più incorona 6 giornali locali: Giorno, Tempo, Corriere delle Alpi, Tribuna di Treviso, Nuova Venezia, Corriere dell’Umbria. Qui non dovrebbe pesare poco l’attenzione per i risultati del 4 marzo e la successiva manfrina. Il dato sembra più strutturale. Toccato il fondo della depressione, i giornali, in ordine sparso, cominciano a tornare a galla?
Gran bella notizia per chi ama i giornali e più in generale per tutto quel variegato mondo che gira intorno alla stampa stampata. Se finisce l’emergenza, finiscono tagli, finiscono i salassi previdenziali. Finirà la tregua contrattuale? Sarà dura, perché i giornalisti nel loro insieme presentano un conto ben superiore ai ricavi di oggi e del prevedibile domani. Il problema è come adeguare gli stipendi alla nuova stagione.
L’effetto elezioni vale per i giornali “nazionali”: il Fatto, dopo mesi di calo, guadagna mille copie scarse e ne segna 36 mila vendute in marzo. Non è l’effetto grillino, forse anzi influisce quel tanto di distacco critico, perché anche la Stampa cresce e anche Libero, mentre il Manifesto è stabile e il Corriere perde solo 4 mila copie sul marzo 2017, collocandosi a quota 198 mila. Persino Repubblica perde meno, solo 18 mila copie, contro le 30 e più, anno su anni, dei mesi passati. Perde più del Corriere, 4 volte tanto.
Fa pensare a Stampa Sera. Era l’edizione della Sera della Stampa. La compravano quelli che volevano andare al cinema e i commercianti e i buoni borghesi del centro di Torino. I suoi redattori volevano fare concorrenza al Manifesto, ma i proletari non compravano Stampa Sera, come non compravano l’Unità. Alla fine l’hanno chiusa.
Stesso film con Repubblica. Un esempio. Quando si parla di Flat tax, la prima preoccupazione di Repubblica è quella di dimostrare che i ricchi saranno avvantaggiati perché pagheranno meno tasse. Per i “poveri” nessuno miglioramento. Per forza, vien da dire: i “poveri” sono quella metà di italiani che già le tasse non le pagano.
In pochi mesi ho preso in mano Repubblica un paio di volte, e ho trovato lo stesso piagnisteo. Forse qualcuno dovrebbe spiegar loro che quei sempre meno che ancora comprano Repubblica sono proprio quei feroci ricchi bevitori di champagne (definizione di Orlando, Pd) e schiacciati da una aliquota marginale, più addizionali regionali, che si avvicina al 50%. Perché devono sentirsi addosso l’odio dei redattori di Repubblica? Sulla stessa strada sembra essersi avviata anche la Stampa, sia nei calcoli sulle tasse, sia in quell’atteggiamento sprezzante verso i lavori più umili e quindi meno pagati. Certo, per un giornalista che con un po’ di scatti di anzianità, pur al minimo di stipendio, porta a casa intorno ai 5 mila euro lordi, uno che si sbatte per guadagnarne 800 o 1.000 è po’ una vergogna. Poi vi chiedete perché i giornali non si vendono. C’è una forte discrasia fra l’animo di chi li scrive e le aspettative di chi li legge. Vedete voi.
Questo il quadro complessivo dei giornali a diffusione nazionale:
Quotidiani nazionali |
Vendite marzo 2018 |
Vendite febbraio 2018 |
Vendite marzo 2017 |
Il Corriere della Sera |
194.381 |
189.345 |
198.149 |
La Repubblica |
160.054 |
152.863 |
177.973 |
La Stampa |
116.868 |
115.637 |
116.669 |
Il Giornale |
54.192 |
52.891 |
57.665 |
Il Sole 24 Ore |
47.839 |
48.798 |
54.897 |
Il Fatto Quotidiano |
36.036 |
32.563 |
35.172 |
Italia Oggi |
26.647 |
17.932 |
30.387 |
Libero |
23.938 |
23.003 |
23.029 |
Avvenire |
20.999 |
21.174 |
19.765 |
Il Manifesto |
8.112 |
7.834 |
8.178 |
La Verità |
20.864 |
20.465 |
23.222 |
Hanno dimezzato le copie, rispetto al 2007, anche i giornali locali. Che comunque hanno retto l’urto della crisi e dell’avvento delle news online meglio dei giornali a diffusione nazionale. Nella tabella che segue li ordiniamo per numero di copie vendute.
Quotidiani locali |
Vendite marzo 2018 |
Vendite febbraio 2018 |
Vendite marzo 2017 |
Il Resto del Carlino |
88.411 |
88.144 |
91.661 |
Il Messaggero |
80.009 |
79.042 |
86.919 |
La Nazione |
64.814 |
64.670 |
67.251 |
Il Gazzettino |
42.257 |
42.055 |
46.357 |
Il Secolo XIX |
38.644 |
38.843 |
41.055 |
Il Tirreno |
35.269 |
35.854 |
38.580 |
L’Unione Sarda |
35.271 |
34.420 |
36.295 |
Messaggero Veneto |
36.647 |
36.350 |
36.682 |
Il Giorno |
40.626 |
40.565 |
39.030 |
Nuova Sardegna |
31.137 |
30.472 |
32.762 |
Il Mattino |
28.199 |
28.153 |
30.977 |
L’Arena di Verona |
21.772 |
21.639 |
23.147 |
L’Eco di Bergamo |
21.707 |
21.740 |
22.550 |
La Gazzetta del Sud |
19.847 |
19.592 |
20.750 |
Il Giornale di Vicenza |
20.056 |
20.201 |
21.242 |
Il Piccolo |
19.502 |
19.281 |
20.604 |
La Provincia (Co-Lc-So) |
18.101 |
17.877 |
18.835 |
Il Giornale di Brescia |
18.369 |
18.261 |
18.835 |
Gazzetta del Mezzogiorno |
17.889 |
17.819 |
18.906 |
Libertà |
17.041 |
17.146 |
18.278 |
La Gazzetta di Parma |
16.602 |
16.563 |
17.452 |
Il Mattino di Padova |
16.856 |
16.745 |
16.856 |
La Gazzetta di Mantova |
16.099 |
16.101 |
16.965 |
Il Giornale di Sicilia |
13.271 |
13.371 |
14.362 |
La Sicilia |
15.056 |
14.788 |
15.881 |
La Provincia di Cremona |
12.294 |
12.429 |
12.827 |
Il Centro |
11.695 |
11.428 |
12.155 |
Il Tempo |
14.260 |
14.364 |
14.271 |
La Provincia Pavese |
11.178 |
11.033 |
11.881 |
Alto Adige-Trentino |
9.703 |
9.597 |
10.979 |
L’Adige |
12.077 |
11.921 |
12.409 |
La Nuova Venezia |
7.869 |
7.726 |
7.606 |
La Tribuna di Treviso |
10.277 |
10.056 |
10.193 |
Nuovo Quot. di Puglia |
9.334 |
9.135 |
9.794 |
Corriere Adriatico |
12.515 |
12.316 |
13.281 |
Corriere dell’Umbria |
9.940 |
9.810 |
9.457 |
La Gazzetta di Reggio |
8.298 |
8.241 |
8.613 |
La Gazzetta di Modena |
7.183 |
7.211 |
7.561 |
La Nuova Ferrara |
6.156 |
6.025 |
6.364 |
Quotidiano del Sud |
5.552 |
5.502 |
6.100 |
Corriere delle Alpi |
4.737 |
4.721 |
4.612 |
Quotidiano di Sicilia |
6.570 |
6.371 |
4.133 |
Il Telegrafo |
1.273 |
1.265 |
—— |
Nell’ultima tabella mettiamo insieme i dati di vendita (sempre in edicola) dei quotidiani sportivi, separando i risultati dell’edizione del lunedì, che è sempre quella più venduta.
Quotidiani sportivi |
Vendite marzo 2018 |
Vendite febbraio 2018 |
Vendite marzo 2017 |
Gazzetta dello Sport Lunedì |
149.039 |
149.045 |
157.556 |
Gazzetta dello Sport |
137.086 |
136.731 |
140.528 |
Corriere dello Sport Lunedì |
78.074 |
79.543 |
96.801 |
Corriere dello Sport |
68.033 |
69.536 |
82.270 |
Tuttosport Lunedì |
47.049 |
50.976 |
56.115 |
Tuttosport |
44.333 |
43.651 |
51.419 |
Perché insistiamo sulle vendite in edicola e teniamo distinte le copie digitali? Per una serie di ragioni che è opportuno riassumere.
1. I dati di diffusione come quelli di lettura hanno uno scopo ben preciso, quello di informare gli inserzionisti pubblicitari di quanta gente vede la loro pubblicità. Non sono finalizzate a molcire l’Io dei direttori, che del resto non ne hanno bisogno.
2. Le vendite di copie digitali possono valere o no in termini di conto economico, secondo quanto sono fatte pagare. Alcuni dicono che le fanno pagare come quelle in edicola ma se lo fanno è una cosa ingiusta, perché almeno i costi di carta, stampa e distribuzione, che fanno almeno metà del costo di una copia, li dovreste togliere. Infatti il Corriere della Sera fa pagare, per un anno, un pelo meno di 200 euro, rispetto ai 450 euro della copia in edicola; lo stesso fa Repubblica.
3. Ai fini della pubblicità, solo le vendite delle copie su carta offrono la resa per cui gli inserzionisti pagano. Provate a vedere un annuncio sulla copia digitale, dove occupa un quarto dello spazio rispetto a quella di carta.
Il confronto che è stato fatto fra Ads e Audipress da una parte e Auditel dall’altra non sta in piedi. Auditel si riferisce a un prodotto omogeneo: lo spot, il programma. Le copie digitali offrono un prodotto radicalmente diverso ai fini della pubblicità.