giorello

“HO COMBATTUTO CONTRO UN NEMICO INVISIBILE E INSIDIOSO. MI SENTO UN REDUCE”- LA TESTIMONIANZA DI GIULIO GIORELLO, SCOMPARSO A MILANO PER LE CONSEGUENZE DEL CORONAVIRUS. RICOVERATO IL 27 MARZO, ERA STATO DIMESSO IL 17 MAGGIO. SULLE PAGINE DE 'LA LETTURA' AVEVA PARLATO DELLA MALATTIA – RITRATTO DEL FILOSOFO CHE AMAVA TOPOLINO - “E’ NATO RIBELLE. UN OSTINATO DISSENZIENTE DUBBIOSO SUL SIGNIFICATO DELL’UNIVERSO” – LA MITOLOGICA CRITICA DELLA RAGION PAPERA

Giulio Giorello per la Lettura – Corriere della Sera

 

giorello

Sono stato ricoverato per coronavirus il 27 marzo 2020, più precisamente alle 11.43. All'inizio mi è sembrato un brutto colpo; ma poi, fin dai primi giorni, mi è sembrato giusto prenderlo come l'inizio di una battaglia, una resistenza sempre più decisa alle insidie di questo nuovo male così sconosciuto. Sotto questo profilo la degenza al Policlinico di Milano, e una sua breve prosecuzione all'Istituto Maugeri, sono state anche un pretesto per conoscersi meglio.

 

La mia degenza è terminata il 17 maggio. Adesso sono a casa mia, e guardo compiaciuto i miei libri come una presenza famigliare di cui continuamente mi rallegro. Ma non c'è solo questo: pur in una giornata climaticamente piuttosto triste come quella di oggi, continuo a provare un senso di liberazione. Sono infatti a casa mia e quella che contemplo è la mia libreria, ricca dei tanti volumi che ora ho l'occasione di riprendere in mano. Sotto questo profilo è una gioia e un'occasione.

 

giorello 1

Peraltro, abito a non più di trecento metri dal Policlinico, e mi torna alla mente il mio sguardo verso l'ingresso dell'edificio, via Francesco Sforza 28. Ora so che anche questo è stato (e a lungo!) un oggetto del desiderio. E non c'era solo questo. La vita d'ospedale comporta tutta una serie di restrizioni che talvolta possono sembrare, anche se magari giustificate, forme di oppressione.

 

La lontananza dai propri cari, l'isolamento, l'impossibilità di parlare «con chi è fuori» hanno finito per costituire una sorta di alienazione, certo temperata dalla attenzione del personale infermieristico e medico; ma sempre più di difficile sopportazione.

 

schermata 2020 06 16 alle 10.03.06

Quello che io temo maggiormente oggi è una sorta di «stato medico» che vada, in nome della necessità, ben oltre il rispetto del paziente. Per carità, non come se questo fosse un disegno prestabilito ma una conseguenza magari perversa e non voluta di uno stato di necessità. Ed è questo il banco di prova non solo delle autorità mediche, ma anche dei nostri politici. Pensando ai quali non mi sento troppo ottimista.

 

Milano, giovedì 4 giugno

Eccome se ho combattuto. Contro un nemico invisibile e insidioso come il coronavirus. Mi sento un reduce che non ha indossato né uniforme né camice. Eppure, se devo dire la verità, io questo nemico lo continuo a vedere in forma metaforica. Perché con un nemico tradizionale tu puoi trattare, cambiare strategia, attendere.

 

Con la malattia non puoi fare niente del genere. Non scendi mai a patti. Quindi, per certi versi, la guerra al Covid, come a qualsiasi altra malattia, resta una bella metafora. Questa idea di guerra contro nemici globali e «simbolici» si è fatta strada dopo il secondo conflitto mondiale. Perché non indirizzare le grandi risorse, anche umane, per nuove «guerre» contro i mali che affliggono i vari popoli del mondo?

 

 

PER UNA CRITICA DELLA RAGION PAPERA

Giulio Giorello per https://fondazioneleonardo-cdm.com/

 

Paperi e bombe

 

giorello topolino

6 agosto 1945: il presidente degli Stati Uniti Truman si rivolge al mondo intero con le parole che seguono. «Sedici ore fa un aeroplano ha sganciato una bomba su Hiroshima […]. Questa bomba utilizzava la potenza fondamentale dell’universo. La forza dalla quale il Sole deriva la sua potenza è stata scaricata contro coloro che hanno portato la guerra in Estremo Oriente».

 

Tre giorni dopo che Little Boy è stata sganciata su Hiroshima, viene fatta esplodere su Nagasaki una seconda bomba, detta in codice Fatman (grassone). Così termina per il Giappone il secondo conflitto mondiale. Poco dopo, il 29 agosto Enrico Fermi in una lettera all’amico e collega Edoardo Amaldi auspica che le macchine «per produrre una reazione a catena con uranio e grafite»,

 

note come “pile atomiche”, possano venir impiegate a più pacifici scopi sul piano scientifico e applicativo; ma sottolinea pure che «l’aver contribuito a troncare una guerra che minacciava di tirar avanti per mesi o per anni è stato indubbiamente motivo di una certa soddisfazione».1 Anche al grande pubblico (americano) deve toccare qualche soddisfazione!

ESCHER 3

 

Nasce in tale contesto un “genere atomico” del fumetto. Ad esempio, nel 1947 non è raro trovare nelle confezioni di cereali per la colazione dei ragazzi un albetto “by Walt Disney” intitolato “Donald Duck’s Atom Bomb”. La copertina è di Carl Buettner; la storia è, però, scritta e disegnata da Carl Barks. In Italia il titolo del tascabile suona “Paperino e la bomba”. Paperino ha costruito un’atomica casalinga mescolando un pizzico di meteore macerate, due cucchiai di polvere di cometa e succo di saetta per ottenere un esplosivo ultrapotente che detona facendo «Fut» (e non «Boom»).

 

Un professore dall’accento tipicamente straniero gli ruba l’ordigno, e accidentalmente la bomba esplode. I suoi raggi fanno cadere i capelli alla popolazione della zona (effetto, peraltro, terrificantemente realistico).

 

Ma la vicenda si conclude insolitamente bene per Paperino, che escogita una lozione, anch’essa atomica, che fa ricrescere le chiome, sicché il nostro eroe, mentre rifiuta qualsiasi uso militare, guadagna pacificamente un bel po’ di dollari. In ristampe più recenti, il finale è stato riadattato alla correttezza politica: Paperino diventa un benefattore che generosamente elargisce la portentosa lozione senza volere alcuna mercede.

 

Chimica e follia. Attorno alla Luna

paperino 1

 

Da quando era un semplice aiutante di Topolino che vendeva giornali per difesa della libertà di stampa contro delinquenti e profittatori (nell’epico “Topolino giornalista”, 1935) il nostro Papero ne ha fatta di strada. Ma non sempre è baciato dalla buona sorte. Come mostra un’altra ormai classica storia di Carl Barks, “Paperino chimico pazzo” (“Donald Duck Mad Chemist”, 1944).

 

Se nel caso della bomba atomica gli ingredienti erano piuttosto fantasiosi, il Paperino che si dedica a un settore scientifico più tradizionale dà prova di notevole competenza. Per ironia della sorte, è un bernoccolo a causare «una febbre cerebrale» che rende il cervello del Papero «in grado di inventare qualsiasi cosa». E lui si sente ormai «il più grande chimico dell’universo! ».

 

giorello ragion papera

Così Barks si sta facendo beffa di una pretesa disciplina scientifica, la frenologia (e non la chimica), che era una mistura di spirito positivistico e di arbitraria speculazione; quella stessa cui faceva riferimento Charles Darwin nella sua “Autobiografia” quando raccontava che, stando appunto ai frenologi della sua epoca, da giovane pareva adatto «a fare il pastore» della Chiesa d’Inghilterra: un esperto aveva individuato nel cranio di chi sarebbe diventato l’autore de “L’origine delle specie” «un bernoccolo della religione così sviluppato che sarebbe stato sufficiente per dieci preti»!

 

Ma torniamo a Paperino che si è autonominato “Prof. De Paperi”. Il suo primo risultato pare eccezionale: «Ho inventato la paperite! L’esplosivo più potente che sia stato creato», annuncia trionfante. Si badi che, inizialmente dimenticata, l’intuizione del papero verrà ripresa nel 1964, quando in un libro sulla chimica dei carbeni2 gli viene riconosciuto il merito non solo di aver ipotizzato vent’anni prima l’esistenza del metilene CH2, ma anche di averlo utilizzato in una sintesi chimica: «Se io mescolo CH2 con NH4 […] dovrei ottenere azoto spaccatutto».

 

Da allora “Donald Duck Mad chemist” è menzionato in non poche autorevoli riviste di chimica.3 Le ambizioni del Papero tramutato in chimico geniale crescono. La sua paperite dovrebbe diventare un possente carburante per auto e velivoli; anzi, pure per un razzo destinato «a volare sulla Luna». Paperino programma questo audace viaggio in tutti i dettagli. Quando scocca l’ora zero, con un leonino ruggito parte il «Razzo a paperite».

 

TOPOLINO PIANGE

L’improvvisato astronauta se ne compiace. «Evviva! Mi sto allontanando dalla Terra alla velocità di mille chilometri al secondo!». Novello Ulisse dei cieli, Paperino si accorge via via che, però, anche il suo è un folle volo, non meno di quello dell’Ulisse dantesco. Il bernoccolo è sparito, l’ebollizione del cervello da inventore è cessata; e come Darwin non fu mai pastore della Chiesa d’Inghilterra, così Paperino non sarà mai il «più grande chimico dell’universo».

 

E un medico ha fatto notare ai nipotini Qui, Quo e Qua che appena andato via il bernoccolo, il loro zio è ritornato «scem… volevo dire proprio com’era prima». Eppure, l’orbita intorno alla Luna era stata programmata con tale precisione che Paperino ritornerà esattamente là da dove era partito, dopo aver goduto della vista dell’altro emisfero del nostro satellite – quello che uomini come Giordano Bruno, Galileo, Keplero e molti altri dopo di loro si erano limitati a sognare.

 

paperino

Ma il volo di Paperino – che intanto ha scordato tutto il suo sapere, e perfino cosa sia mai la paperite – non gli offre qualche vantaggio. Anzi, «tutti pensano che Paperino e i nipotini siano pazzi, e che il razzo e la paperite non siano mai esistiti». I nipotini: «Zio Paperino, davvero non ricordi come si fabbrica la paperite?». Paperino: «Chiudete il becco o vi farò vedere come si fabbricano le sculacciate!».

 

Dall’alto del cielo la Luna – e a qualsiasi bambino qui sulla Terra il nostro satellite ricorda una faccia – sembra contemplare la scena, impassibile. Come nel “Canto notturno di un pastore errante dell’Asia” di Leopardi, essa non risponde agli interrogativi degli umani. Non è più una dea – celeste o infernale – ma una congerie di rocce senza vita, proprio come Paperino l’ha scorta dal vetro dell’abitacolo del suo razzo.

 

topolino mannaro

Recuperi sottomarini e brevetti mancati

 

Carl Barks ha cercato di rendere le proprie storie “paperesche”, oltre che divertenti e avvincenti, anche plausibili sotto il profilo scientifico e tecnologico – come dimostra la citata vicenda di Paperino chimico pazzo ma geniale. Un’altra avventura, nota come “L’eredità di Paperino” nella prima apparizione italiana (1949) negli “Albi tascabili di Topolino” n. 56 (l’originale era comparso nel maggio di quell’anno, senza titolo), presenta il Papero come capo di un’impresa di recuperi sottomarini; tuttavia gli affari non vanno affatto bene. Un giorno, però, sul fondo dell’oceano vengono avvistati i resti di uno yacht affondato.

 

carl barks

Come farà Paperino a tirarlo su, dal momento che non possiede un centesimo e il suo ricchissimo ma avarissimo zio (Paperon de’ Paperoni) si guarda bene dal finanziarlo? La soluzione viene in mente ai nipotini: «possiamo farlo riemergere con delle palline da ping pong!». Paperino con Qui, Quo e Qua si mette all’opera: riempie la stiva dello yacht con migliaia e migliaia di tali palline, e queste piano piano fanno risalire l’imbarcazione sommersa alla superficie.

 

Era stato sufficiente sfruttare il fatto che le palline da ping pong sono cave e galleggiano! Nel 1964 il danese Karl Krøyer recupera dal fondale del porto di Kuwait City una nave carica di pecore, che dopo l’affondamento rischiava di scatenare un’epidemia, seguendo un procedimento per certi versi analogo a quello di Paperino: mediante una pompa ha riempito l’imbarcazione di schiuma di polistirolo espanso. Krøyer cercherà poi di brevettare il suo metodo; ma la richiesta verrà respinta, in quanto quel sistema era stato pubblicato su una rivista a fumetti quindici anni prima!

 

Parabole e catastrofi.Poincaré e Thom

 

democrito

Uno dei maggiori matematici di fine Ottocento, il francese Jules-Henri Poincaré si segnala (tra l’altro) per i suoi contributi allo studio delle situazioni che sono caratterizzate dalla cosiddetta «forte sensibilità alle condizioni iniziali» e che si riscontrano nei contesti più vari, dalla meteorologia alla finanza. Con le parole di Poincaré nel capitolo quarto del suo “Scienza e metodo” (1908): talvolta «può succedere che piccole differenze nelle condizioni iniziali [di un sistema] generino differenze grandissime nei fenomeni finali».

 

A farne le spese è proprio il personaggio più interessante creato da Carl Barks, il celeberrimo Paperon de’ Paperoni (che abbiamo brevemente menzionato a proposito dell’avventura “L’eredità di Paperino”). Questo Uncle Scrooge McDuck, ispirato a un famoso personaggio di Charles Dickens, è un impetuoso e audace capitalista, che ha accumulato «tre ettari cubici di dollari» in un gigantesco deposito su una collina che sovrasta la sua città, Paperopoli.

 

In “A Christmas for Shacktown” (1952; nello stesso anno è uscita la versione italiana, ovvero “Paperino e il ventino fatale”) il nostro sfortunato Papero è impegnato in una colletta per la sua fidanzata Paperina (Daisy Duck) che prepara una festa di Natale per i bambini poveri del quartiere Agonia, ove si concentrano abitualmente gli emarginati della città. Si rivolge persino al fortunato cugino Gastone (Gladstone Gander), il quale per una volta lo ha aiutato servendosi come talismano di un «ventino» (ma nell’originale è un dime, cioè una moneta da dieci centesimi) «riscaldato al calor rosso».

qui quo qua

 

Paperino tiene quella monetina per farsi beffa dello zio Paperone, che si è spinto a scimmiottare un mendicante col cappello rovesciato al suolo per raccogliere le offerte (senza tanto successo). «Un piccolo obolo» dice Paperino al parente, gettando nel cappello la monetina. Paperone la colloca nel già stracolmo deposito, sfruttando uno spiraglio del lucernario. Ma l’aggiunta di quella piccola moneta ha un grandissimo effetto! Il peso complessivo del denaro di Paperone aumentato di quel leggerissimo dime produce il crollo dello strato di roccia sottostante al deposito, e tutta la fortuna del magnate di Paperopoli viene inghiottita nelle viscere della Terra.

 

Per recuperarla Paperone convoca vari cervelloni… solo per constatare lo scarto tra spiegazione scientifica (la meccanica del disastro è evidente) e intervento tecnologico (i mezzi abituali di recupero potrebbero solo peggiorare la situazione, facendo ulteriormente sprofondare il denaro). Ma dove la predizione scientifica riesce solo a giustificare l’impotenza, l’intuizione cerca vie non ortodosse. È la genialità di Qui, Quo e Qua a risolvere il problema: in situazioni sensibili ci vuole tecnologia delicata. I nipotini recuperano un poco alla volta il denaro utilizzando un trenino giocattolo (quello che Paperone aveva definito «stupido, scemo e inutile»).

 

E Barks ha così reso omaggio a Poincaré, anticipando un tema che un altro grande matematico, René Thom, ha modulato nella sua teoria matematica delle catastrofi: non sempre eventi disastrosi (ma quello della storia di Barks lo era sia per Paperone che per il nipotame); però, sempre bruschi, in cui la minima variazione può, per l’appunto, rivelarsi «fatale».

 

Solventi e magneti. Un omaggio a Democrito

giulio giorello 4

 

La nostra Critica della Ragion Papera non può non tener conto del fatto che il rapporto tra i Paperi e l’impresa tecnico-scientifica è proseguito rinnovandosi con i vari sceneggiatori e disegnatori che hanno raccolto l’eredità di Barks. Il suo più costante continuatore è stato Keno Don Hugo Rosa, nativo di Louisville nel Kentucky (1951) e di chiare origini italiche.

 

Appassionato di fumetti e in particolare del mondo dei Paperi, dal 1987 Don Rosa ha articolato un lungo sodalizio, in particolare con Paperon de’ Paperoni, ripercorrendo le tappe di una vita che va dalla fanciullezza in Scozia alle avventure nel Klondike rese celebri da Barks, fino alla seconda metà del Novecento. Si badi: fin dall’inizio Don Rosa rifiuta la definizione di funny animals per i suoi personaggi; per lui «They are people!», cioè persone, non buffi animaletti. E le loro vicende devono essere realistiche anche sotto il profilo scientifico.

 

giulio giorello 5

Gli esempi non mancano. Dall’eruzione del Krakatoa, descritta con grande verosimiglianza ne “Il capitano cowboy del Cutty Sark”, episodio della vita di Paperone capitato nella zona dove tre isolotti dello Stretto della Sonda – tra Giava e Sumatra – sono tutto quel che resta di un’unica isola, squassata dall’eruzione vulcanica del 26-28 agosto 1883, alle conseguenze di una invenzione che annulla la forza d’inerzia in “Zio Paperone e un fiume di soldi” (1987, “Uncle Scrooge in «Cash Flow»”).

 

Per non dire del “Solvente universale” (1995, “The Universal Solvent”), vero e proprio paradigma del riferimento a scienza e tecnologia in una storia a fumetti. Qui – come è ormai tradizione – Paperone entra nel laboratorio di Archimede Pitagorico (Gyro Gearloose) per farsi mostrare l’ultima invenzione: il solvente universale in grado di sciogliere qualsiasi sostanza (capace di resistergli è solo la polvere di carbonio che Archimede ottiene triturando diamanti). Spalmando la superficie di un ombrello con quel solvente, per la dimostrazione pratica l’inventore fa calare una congerie di incudini e rottami di ferro, che vengono inghiottiti dalla nera superficie e ridotti a un mucchietto di polvere.

 

giulio giorello 3

Quando Paperone si appresta a spazzar via il tutto, constata che la polvere è estremamente pesante. Solo allora Archimede spiega che il suo solvente si limita a sottrarre agli atomi il vuoto: paradossale omaggio al grande Democrito di Abdera! Il magnate di Paperopoli decide di eseguire una prova pubblica. Ma da perfetto irresponsabile lascia cadere il solvente, che scava una profonda fossa nel prato. Quella sostanza, come rivela Archimede, proseguirà la sua corsa fino al centro della Terra, con le inevitabili conseguenze.

 

«Il nucleo della Terra è fatto di liquido fuso! Il solvente si fermerà laggiù, e lo dissolverà!» dichiara l’inventore. E uno dei nipotini: «Il nucleo fuso è responsabile del campo magnetico terrestre! Se scompare le bussole andranno in tilt!» E poi: «Quando il campo magnetico sarà definitivamente scomparso, saremo bombardati dai venti solari radioattivi!». Però, Archimede ha già escogitato una via di salvezza, che i Paperi realizzeranno con un’audacissima discesa verso il centro del nostro Globo.

 

Versi perversi

 

«La tecnica contro il romanticismo»: è il nuovo motto di Paperino quando consulta un potente cervello elettronico per meglio procedere contro un non meglio identificato «Poeta» di foggia anatrina che sembra essersi abilmente insinuato nella dimora – e nel cuore – di Paperina. Così racconta la storia intitolata “Paperino e il poeta sopraffino”, comparsa su “Topolino” libretto n. 570 del 30 ottobre 1966, soggetto e sceneggiatura di Rodolfo Cimino, matite di Romano Scarpa, chine di Giorgio Cavazzano.

 

Queste 22 tavole si prestano a esemplificare come la Ragion Papera cerchi di districarsi nell’aggrovigliato nodo del rapporto tra le «due culture», quella tecnico-scientifica e quella più tipicamente umanistica. Sorpresa! Il congegno elettromeccanico consiglia al nostro buon Papero di «combattere il nemico con le sue stesse armi».

giulio giorello 2

 

E poiché quel cervello artificiale «non sbaglia», Paperino intraprenderà la carriera di poeta amatoriale. «Paperina! Paperina! / Io t’invoco stamattina, / porgi a me la tua manina!». Disgustati, Qui, Quo e Qua gli suggeriscono di dedicarsi «alla meccanica pesante»; ma il loro zio non demorde. Non ha tutti i torti, poiché i versi del «poetuncolo» non sono così diversi dai suoi. «Paperina… Paperina…/ alla sera e alla mattina / sei la dolce piccioncina!». Ma la sensibile Papera loda questa galanteria. Sarà solo dopo alcune traversie che Paperino, assistito dai nipotini, individua l’occasione per rovesciare a suo favore la contesa tra tecnica e poesia.

 

All’annuale picnic di Paperopoli il poeta precede Paperino nell’invitare Paperina; ma questa volta il Papero ha il suo asso nella manica. Il poeta ha portato seco un borsone pieno di provviste; ma sono «provviste dello spirito» cioè «liriche, ballate, sonetti». La delusissima (e affamata) Papera annusa nell’aria il profumo dei «meravigliosi panini al pepe nero» che poco distante Paperino ha portato al picnic. Invano il poeta cerca di frenarla coi suoi versi: «È un poeta derelitto / chi suol cedere al soffritto». Paperina gli scaglia sulla testa il borsone colmo di capolavori letterari, trattandolo da «affamatore di fanciulle inesperte» e torna dal suo Papero, al fine vincitore.

zio paperone

 

Turisti del tempo. Come in un disegno di Escher

 

«Gli esseri umani sono vincolati al tempo come a qualcosa che scorre come un fiume. Disorienta pensare come un viaggiatore nel tempo possa raggiungere il passato. […] La prospettiva di viaggiare in circolo lungo la corrente del tempo ci sconvolge come un disegno di Escher».

 

Così il fisico e cosmologo Paul Davies, nel suo “About Time”.4 E ancora: «L’indagine intorno a forme di spazio-tempo bizzarre che sembrano permettere di viaggiare nel passato rimane un attivo campo di ricerca. Fino a oggi la via d’uscita dalle leggi note dalla fisica che permetta un viaggio nel tempo sembra essere davvero molto stretta. Nel momento in cui sto scrivendo [1995] non sono noti scenari realistici di viaggi temporali. Ma […], in assenza di una buona prova di non esistenza, la possibilità deve rimanere presente alla nostra attenzione.

ESCHER MOSTRA MILANO

 

Finché tale possibilità rimarrà valida, dovremo convivere con i suoi paradossi».5 Vediamo come lo fanno i nostri Paperi. In una raccolta di storie a fumetti, “Quel Tesoro dello Zione” (Topostorie n. 70, Editore Panini, Modena, dicembre 2016), trovo un’affascinante vicenda, “Paperino e il tesoro dal passato… presente” (testo di Sergio Tulipano, disegni di Lucio Leoni), che incomincia nel modo tradizionale (Zio Paperone spedisce in missione l’indebitato Paperino e i tre nipotini) per poi immergere Paperi e lettori in un contesto degno appunto di Escher. Paperon de’ Paperoni incarica il nipotame di rintracciare una sua bananiera scomparsa in una zona oceanica che ricorda non poco il famigerato Triangolo delle Bermude.

ESCHER 12

 

I Paperi affrontano tempeste e onde agitate da fortissimi venti, per imbattersi infine in una «nave pirata» in cui il capitano e la ciurma indossano abiti «obsoleti». Scampati al loro assalto e a una violenta burrasca, tornano a Paperopoli per riferire il tutto a Paperone, non privo di un forte scetticismo. Gli ribattono Qui, Quo e Qua: «Devi crederci! Ci siamo imbattuti in una banda di pirati appartenenti a un’altra epoca». Paperone consulta come «esperto» Archimede Pitagorico che – un po’ come Paul Davies – non esclude la possibilità di «un varco temporale».

 

I Paperi – questa volta accompagnati dallo zio multimiliardario – tornano in quella zona pericolosa, recuperano l’equipaggio della bananiera e apprendono per telefono da Archimede che quel varco è con tutta probabilità intermittente, poiché si formerebbe «di tanto in tanto per brevi intervalli di tempo». Per raggiungerlo i Paperi sono costretti ad andare «avanti e indietro» nella zona critica, in mezzo a «svariati fortunali», finché in un’isola, abitata «da gente poco raccomandabile» riscoprono quegli obsoleti tipacci che avevano incontrato nella prima crociera. Provvisto della più moderna tecnologia, Paperone riesce a sconfiggere la masnada, abile nella pirateria ma del tutto impreparata al nuovo tipo di conflitto; e si fa consegnare il loro tesoro.

giulio giorello

 

Rientrato a Paperopoli, riponendo quel che ha acquistato nel suo deposito, scorge improvvisamente «un angolo vuoto». Sono ancora una volta i nipotini a svelare l’arcano allo zio: «viaggiando a ritroso nel tempo» questi ha modificato «il corso della sua storia personale». Probabilmente Paperone aveva già recuperato a suo tempo quello stesso tesoro; e aggiungono i nipotini, «adesso che l’hai preso di nuovo tornando indietro nei secoli, hai vanificato il precedente ritrovamento».

giulio giorello

 

giulio gorello la danza della parola

Meno accademicamente compassato di Paul Davies, lo zio Paperone commenta con un laconico sberequack. E con qualcosa di analogo ci congediamo anche noi (per ora!) dalla schiatta dei Paperi. Sapendo, però, che la Critica della Ragion Papera non si conclude mai, e c’è sempre la possibilità di un nuovo capitolo, capace di farci rimettere in gioco qualsiasi aspetto della realtà in cui viviamo. Per quanto tranquillo e sonnolento possa sembrare.

giulio giorello 4

 

1 M. De Maria, Fermi. Un fisico da via Panisperna all’America, in I grandi della scienza, Le Scienze, Milano 1999, p. 83.

2 W. Kirmse (a cura di), Carbene Chemistry, Academic Press, New York 1964.

3 Per un vivace commento della questione si veda D. Bressanini, Paperino eroe per caso della chimica a fumetti, in “Le Scienze”, 416, aprile 2003, p. 118.

4 P. Davies, I misteri del tempo. L’universo dopo Einstein, Mondadori, Milano 1996, p. 279.

5 Ivi, p. 313.

Glosse

giulio giorello 5

 

L’intuizione del Prof. De Paperi, inizialmente dimenticata, verrà ripresa nel 1964, quando in un libro sulla chimica dei carbeni gli viene riconosciuto il merito non solo di aver ipotizzato vent’anni prima l’esistenza del metilene CH2, ma anche di averlo utilizzato in una sintesi chimica

 

“Paperino e il poeta sopraffino” si presta a esemplificare come la Ragion Papera cerchi di districarsi nell’aggrovigliato nodo del rapporto tra le «due culture», quella tecnicoscientifica e quella più tipicamente umanistica

giulio giorello vittorio feltri carlo rossellaGIULIO GIORELLOgiulio giorello 1

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni daniela santanche

DAGOREPORT - MA QUALE TIMORE DI INCROCIARE DANIELA SANTANCHÈ: GIORGIA MELONI NON SI È PRESENTATA ALLA DIREZIONE DI FRATELLI D’ITALIA PERCHÉ VUOLE AVERE L’AURA DEL CAPO DEL GOVERNO DALLO STANDING INTERNAZIONALE CHE INCONTRA TRUMP, PARLA CON MUSK E CENA CON BIN SALMAN, E NON VA A IMMISCHIARSI CON LA POLITICA DOMESTICA DEL PARTITO - MA SE LA “PITONESSA” AZZOPPATA NON SI DIMETTERÀ NEI PROSSIMI GIORNI RISCHIA DI ESSERE DAVVERO CACCIATA DALLA DUCETTA. E BASTA POCO: CHE LA PREMIER ESPRIMA A VOCE ALTA CHE LA FIDUCIA NEI CONFRONTI DEL MINISTRO DEL TURISMO È VENUTA A MANCARE - IL RUOLO DEL "GARANTE" LA RUSSA…

barbara marina pier silvio berlusconi giorgia meloni

L’AMBIZIOSA E INCONTROLLABILE BARBARA BERLUSCONI HA FATTO INCAZZARE MARINA E PIER SILVIO CON LA DICHIARAZIONE AL TG1 CONTRO I MAGISTRATI E A FAVORE DI GIORGIA MELONI, PARLANDO DI “GIUSTIZIA A OROLOGERIA” DOPO L’AVVISO DI GARANZIA ALLA PREMIER PER IL CASO ALMASRI - PRIMA DI QUESTA DICHIARAZIONE, LA 40ENNE INEBRIATA DAL MELONISMO SENZA LIMITISMO NE AVEVA RILASCIATA UN’ALTRA, SEMPRE AL TG1, SULLA LEGGE PER LA SEPARAZIONE DELLE CARRIERE TRA GIUDICI E PM (“È SOLO UN PRIMO PASSO”) - E NELL’IMMAGINARIO DI MARINA E PIER SILVIO HA FATTO CAPOLINO UNA CERTA PREOCCUPAZIONE SU UNA SUA POSSIBILE DISCESA IN POLITICA. E A MILANO SI MORMORA CHE, PER SCONGIURARE IL "PERICOLO" DELLA MELONIANA BARBARA (“POTREBBE ESSERE UN’OTTIMA CANDIDATA SINDACA PER IL CENTRODESTRA NELLA MILANO’’, SCRIVE IL “CORRIERE”), PIER SILVIO POTREBBE ANCHE MOLLARE MEDIASET E GUIDARE FORZA ITALIA (PARTITO CHE VIVE CON LE FIDEJUSSIONI FIRMATE DA BABBO SILVIO...) - VIDEO

giorgia meloni nordio mantovano almasri francesco franco lo voi

DAGOREPORT - PER RISOLVERE LA FACCENDA ALMASRI ERA SUFFICIENTE METTERE SUBITO IL SEGRETO DI STATO E TUTTO SAREBBE FINITO LÌ. INVECE LA MAL-DESTRA HA PRESO IL SOPRAVVENTO BUTTANDOLA IN CACIARA E METTENDO NEL MIRINO IL PROCURATORE LO VOI, MOLTO LONTANO DALLA SINISTRA DELLE “TOGHE ROSSE” - QUELLO CHE COLPISCE DEL PASTICCIACCIO LIBICO È CHE SIA STATO CUCINATO CON I PIEDI, MALGRADO LA PRESENZA A FIANCO DI GIORGIA MELONI DI UN TRUST DI CERVELLONI COMPOSTO DA UN EX MAGISTRATO AL MINISTERO DELLA GIUSTIZIA (CARLO NORDIO), UN PREFETTO A CAPO DEGLI INTERNI (MATTEO PIANTEDOSI) E DI UN ALTRO EX GIUDICE ALFREDO MANTOVANO, SOTTOSEGRETARIO DI STATO - NELL’INCONTRO AL COLLE, LA DUCETTA HA ILLUSTRATO A MATTARELLA (CHE RICOPRE ANCHE LA CARICA DI PRESIDENTE DEL CSM), COSA AVREBBE TUONATO VIA SOCIAL CONTRO LE “TOGHE ROSSE”? OVVIAMENTE NO… - I VOLI DI STATO PER IL TRASPORTO DI AUTORITÀ, LE MISSIONI E GLI INTERVENTI A FAVORE DI PERSONE COINVOLTE IN “SITUAZIONI DI RISCHIO” (DA CECILIA STRADA AD ALMASRI), VENGONO EFFETTUATI DAI FALCOM 900 DELLA CAI, LA COMPAGNIA AERONAUTICA DI PROPRIETÀ DEI SERVIZI SEGRETI, CHE FA BASE A CIAMPINO

romano prodi dario franceschini giuseppe conte elly schlein

DAGOREPORT - COME ANDRÀ A FINIRE LO PSICODRAMMA MASOCHISTICO DEL CENTRO-SINISTRA IN VISTA DELLE REGIONALI 2025 E DELLE POLITICHE DEL 2027? A PARTE FRANCESCHINI, L’HANNO CAPITO TUTTI CHE MARCIANDO DIVISI, PER I PARTITI DELL’OPPOSIZIONE LA SCONFITTA È SICURA - CHIUSA NEL BUNKER DEL NAZARENO CON UNA MANCIATA DI FEDELISSIMI, ELLY SCHLEIN HA GIÀ UN ACCORDO SOTTOBANCO COL M5S DI CONTE PER MARCIARE UNITI ALLE PROSSIME REGIONALI IN TOSCANA, CAMPANIA E PUGLIA E VENETO. UNA VOLTA UNITE LE FORZE, LE PRIME TRE, ACCORDO IN FIERI COL REGNO DI NAPOLI DI DE LUCA, IL SUCCESSO PER L’OPPOSIZIONE È SICURO - IN VISTA DELLE POLITICHE DEL 2027 VINCERÀ L’IDEA DI UN ‘’PARTITO-PLURALE’’ CON ELLY CHE SI ACCORDERÀ CON IL PADRE NOBILE E SAGGIO DELL’ULIVO, ROMANO PRODI, SULLE PRIORITÀ DEL PROGRAMMA (NON SOLO DIRITTI CIVILI E BANDIERE ARCOBALENO), E FARÀ SPAZIO ALL'ANIMA CATTO-DEM DI BONACCINI, GENTILONI, GUERINI, RUFFINI...

fedez chiara ferragni game over matrimonio x

“CHIARA, TI RICORDI QUANDO HAI AMMESSO A FEDEZ CHE TI SEI SCOPATA ACHILLE LAURO?” - IL “PUPARO” DEL RAPPER, FABRIZIO CORONA, BUTTA BENZINA SUL FUOCO: “RACCONTERÒ LA MOGLIETTINA PERFETTA CHE SEI, QUANTE STRONZATE RACCONTI DA 15 ANNI, I TUOI AFFARI SPORCHI E L'AMORE CHE PERÒ HAI VISSUTO TRADENDOLO COSTANTEMENTE" - L’IRRESISTIBILE SCENEGGIATA, RICCA DI MIRATISSIMI COLPI ALL'INGUINE MESSA IN SCENA DALL’EX DUO FERRAGNEZ, CONFERMA LA PIÙ CLASSICA CONVINZIONE FILOSOFICA-EUCLIDEA: L'IDIOZIA È LA PIÙ GRAZIOSA DISTANZA FRA DUE PERSONE (SALVO POI SCOPRIRE CHE, AL LORO CONFRONTO, I COSIDDETTI MEDIA TRASH SCANDALISTICI SONO INNOCENTI COME TUBI) - AMORALE DELLA FAVA: IL LORO MATRIMONIO CELEBRATO NEL 2018 IN UNA LOCATION DI LUSSO DI NOTO, TRASFORMATO IN LUNA PARK VERSIONE FLOWER POWER, CON RUOTE PANORAMICHE E CONSOLLE DI DEEJAY, ERA UNA PROMESSA DI FUTURO: PAGLIACCIATA ERA, PAGLIACCIATA È STATA - VIDEO

luigi lovaglio - francesco gaetano caltagirone - giancarlo giorgetti - milleri - alberto nagel - philippe donnet mediobanca mps

DAGOREPORT - NEL GRAN RISIKO BANCARIO, L’UNICA COSA CERTA È CHE MONTE DEI PASCHI DI SIENA È ORA NELLE MANI DI DUE IMPRENDITORI PRIVATI: MILLERI E CALTAGIRONE. ALTRO CHE BANCA LEGHISTA COME CIANCIA SALVINI - ALTRA CERTEZZA: L’OPS SU MEDIOBANCA SARÀ COMPLETATA DOPO L’ASSALTO A GENERALI - SE L’IMMOBILIARISTA CALTARICCONE SOGNA LA CONQUISTA DELLA SECONDA COMPAGNIA EUROPEA CHE GESTISCE 32 MILIARDI DI EURO DI BENI IMMOBILI, ALCUNI EREDI DEL VECCHIO ACCUSANO MILLERI DI ESSERE SUBALTERNO AL DECISIONISMO DI CALTA - SULLA PIAZZA DI MILANO SI VOCIFERA ANCHE DI UNA POSSIBILE DISCESA IN CAMPO DI UN CAVALIERE BIANCO CHE LANCI UN’OPA SU MEDIOBANCA PIÙ RICCA DELL’OPS DI CALTA-MILLERI-LOVAGLIO...