HOUSE OF CARDS - A MEZZANOTTE TORNA L'ANDREOTTI 2.0 DI KEVIN SPACEY: DOVRÀ FARE I CONTI CON I CADAVERI CHE HA LASCIATO PER STRADA PER CONQUISTARE LA CASA BIANCA
Gemma Gaetani per “Libero quotidiano”
beau willimon con regista e cast di house of cards
La terza stagione di House of Cards è un tripudio di «in contemporanea». In contemporanea con la messa in onda statunitense, stasera su Sky Atlantic, all’ora fiabesca di mezzanotte, saranno trasmessi i primi due episodi (in versione originale con sottotitoli) dell’attesissimo nuovo ciclo. Ancora, in contemporanea al nuovo appuntamento televisivo, arriva in libreria House of Cards 3 - Atto finale (pp. 528, euro 17,50) per i tipi della casa editrice Fazi. Si tratta dell’ultimo capitolo cartaceo della serie tv che è stata definita «l’opera più avvincente mai scritta sul potere».
michael dobbs con il cast di house of cards
E, non a caso, è annoverata come una tra le più importanti serie cult del momento. Abbiamo scritto «del momento», ma in realtà House of Cards proviene da lontano. Prima dal romanzo originale di Michael Dobbs, membro del Partito Conservatore inglese che, tra i vari incarichi della sua carriera politica, ha rivestito quello di capo dello staff del partito durante l’ultimo governo Thatcher (1986-1987) e dal 2010 è membro della Camera dei Lord.
Si intitolava House of Cards, uscì nel 1989 e un anno dopo la BBC lo trasformò in una miniserie di quattro puntate di enorme successo anche a quei tempi in cui, diversamente da quanto avviene oggi, le serie tv non vivevano tutta questo eco mediatica e di pubblico ai limiti del maniacale. Nel 1992 uscì il secondo capitolo della saga, To play the king, tradotto in Italia da Fazi nel 2014 col titolo House of Cards 2 - Scacco al re. E nel 1994 The final cut, l’Atto finale tradotto sempre da Fazi e di cui abbiamo parlato sopra.
Dopo gli anni Novanta, Michael Dobbs ha continuato a scrivere, sfornando altri diciannove romanzi (di minore successo, va detto, almeno fuori patria). Intanto, nel 2013, Beau Willimon, ispirandosi a quei tre romanzi e alla prima miniserie britannica, ha realizzato per il canale statunitense Netflix la serie tv House of Cards - Gli intrighi del potere, che ha fatto del personaggio protagonista Frank Underwood (nel libro si chiama Francis Urquhart), un feroce lupo tra i lupi del potere politico, un vero mito presso i telespettatori. Anche grazie alla splendida e incisiva interpretazione di Kevin Spacey, che nella prima miniserie britannica non c’era.
Nonché a quella di un’altra attrice americana più nota per esser stata pluriennale moglie di Sean Penn che per il suo effettivo e grande talento, ovvero Robin Wright, che interpreta la fedele moglie di Frank, Claire. Non a caso, la Wright per la seconda stagione della serie ha vinto il Golden Globe come migliore attrice. In quest’ultimo atto, Frank Underwood è, ormai, divenuto presidente degli Stati Uniti.
Dovrà fare però i conti con i cadaveri che ha lasciato sulla strada della sua cinica scalata e con coloro che gli sono nemici. Nonché fronteggiare una crisi di governo con implicazioni internazionali che giungeranno fino a Cipro. La situazione sarà complicata dal ritrovamento di giacimenti petroliferi sull’isola, ambiti da più parti, e da un tragico segreto che riguarda la sua vita passata. Riuscirà il marmoreo Frank a vincere l’ultima e più impegnativa battaglia della sua carriera?
Considerato che i suoi passi a Washington D.C. sono stati quelli di un capogruppo di maggioranza della Camera che, dopo la promessa del neopresidente di farlo Segretario di Stato, chiaramente non mantenuta, con un sapiente giro di intrighi manipolatori perviene lo stesso alle vette del potere, pensiamo di sì. Tuttavia, per scoprirlo con certezza, basterà sintonizzarsi a mezzanotte su Sky Atlantic e (o) leggere il libro.