
INCASSE-RAI A PALAZZO CHIGI - FATTURE FALSE, FINTE SOCIETÀ E SPONSORIZZAZIONI PER CREARE FONDI NERI CON CUI CORROMPERE DIRIGENTI RAI E DELLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO: L'INCHIESTA CHE HA PORTATO ALL'ARRESTO DI BIANCIFIORI, LO ''SCARFACE'' DEGLI APPALTI TV
Lorenzo D’Albergo per “la Repubblica”
Un vortice di fatture false, finte società gemelle e strampalate sponsorizzazioni per lavare milioni e milioni di euro. Per la procura di Roma, David Biancifiori aveva architettato il piano nei dettagli. Allestendo un fondo nero potenzialmente illimitato, sarebbe riuscito a sbaragliare la concorrenza e ad aggiudicarsi alcuni tra i più golosi bandi Rai, Mediaset, La7 e Infront a suon di mazzette.
È arrivata ieri la svolta nella maxi-inchiesta sulle gare di viale Mazzini: su richiesta del sostituto procuratore Paolo Ielo, il nucleo tributario della Guardia di Finanza ha arrestato lo “Scarface” degli appalti tv. Con lui sono finiti in carcere l’imprenditore Giuliano Palci.
VACANZE PREMIO
Già, perché è a suon di regali, assunzioni di favore, vacanze “premio” e generose somme di denaro che i due fratelli Biancifiori, David e Danilo, avrebbero costruito la loro fortuna. Fino a ottenere il monopolio nel settore della tv con le loro società, la Di and Di lightning and truck e la Dibi technology. Un dominio apparentemente incontrastato su cui la procura ha iniziato a far luce a partire dalla scorsa estate: sono 44 gli indagati tra funzionari di palazzo Chigi e dirigenti delle più importanti società televisive d’Italia. Tutti entrati in contatto con il fulcro attorno a cui gira l’inchiesta: David Biancifiori, titolare di una società per servizi di supporto alle produzioni tv.
LE FATTURE FALSE
Come si legge nell’ordinanza firmata dal gip Luigi Balestrieri, a seconda delle rispettive posizioni, il ras degli appalti televisivi e gli altri due arrestati dovranno rispondere di corruzione, associazione a delinquere finalizzata a reati di natura tributaria, emissione di fatture relative a operazioni inesistenti e dichiarazioni fraudolente. Per Biancifiori (già ai domiciliari dallo scorso aprile per un giro di tangenti che coinvolge il sindaco di Marino, cittadina a pochi chilometri di Roma) e Palci il carcere era inevitabile. I due, si legge nel dispositivo, “non hanno esitato a distruggere tutte le scritture contabili delle diverse compagini del gruppo”, tentando di sviare le indagini.
LA PIOGGIA DI MAZZETTE
A svelare il sistema Biancifiori è stata una delle dipendenti di “Scarface”. Prendiamo ad esempio la gara indetta dalla presidenza del Consiglio dei Ministri e vinta il 20 gennaio 2009, quando a palazzo Chigi sedeva Silvio Berlusconi.
Per il bando da 9 milioni per la “assistenza e manutenzione hardware e di personale specializzato per il buon funzionalmente delle tecnologie audio e video della presidenza”, l’impiegata racconta di aver lei stessa consegnato «buste ad alcuni soggetti collusi». Altri, «per la preziosa collaborazione », avrebbero ottenuto «premi e omaggi». Un metodo utilizzato anche «per l’acquisizione delle commesse riguardanti società come Mediaset, La7, Infront (la società che gestisce la vendita dei diritti tv per conto della Lega Calcio).
IL SISTEMA
Prestanome, evasioni fiscali da capogiro e sponsorizzazioni di gare di rally. Insomma, secondo la procura, per Biancifiori e i suoi collaboratori ogni strada era quella giusta quando si trattava di produrre contanti dal nulla da reinvestire in mazzette. La via preferita era quella delle «cartiere ». Scatole vuote che, a sentire il socio Palci, avrebbero permesso di «rubarsi un sacco di Iva». Tra queste anche la Tribe, intestata a un poliziotto della stradale di Albano: a giugno lavorava ancora con Mediaset. E avrebbero quindi aiutato le vere società dei fratelli Biancifiori a quadruplicare, dal 2005 al 2011, il loro giro di affari: da 4 a oltre 22 milioni di euro.
Tra le «lavatrici», ecco anche le società di Rally. Come racconta l’impiegata che ha svelato il sistema, «la Diby Technology sponsorizza sia il team di rally di tale Franco Laganà, sia la squadra di calcio di Gianni Mastropierro, mediante il meccanismo di sovrafatturazione. A fronte di fatture per importi rilevanti emesse dai team, una parte del denaro pagato ritornava indietro in contanti allo stesso Biancifiori”.