del boca

GLI ITALIANI NON FURONO BRAVA GENTE – SE NE VA A 96 ANNI ANGELO DEL BOCA, LO STORICO CHE SVELÒ L'USO DEI GAS DA PARTE DELL’ESERCITO FASCISTA NELLA GUERRA D'ABISSINIA - DA QUESTE RIVELAZIONI NACQUE UNA LUNGA DISPUTA CON INDRO MONTANELLI, IL QUALE PARLAVA DI UN COLONIALISMO “ALL'ACQUA DI ROSE” - LO STUDIOSO SQUADERNO’ GLI ORRORI ITALIANI: L'IMPIEGO MASSICCIO DI ARMI CHIMICHE, LA CREAZIONE DI CAMPI DI CONCENTRAMENTO, LE DEPORTAZIONI E LE UCCISIONI DI MASSA. IN PARTICOLARE RIVELÒ LA…

Mirella Serri per “La Stampa”

 

angelo del boca 19

È stato uno dei grandi padri della storia del colonialismo italiano. Angelo Del Boca è scomparso ieri a 96 anni nella sua casa di Torino. Nato a Novara il 23 maggio 1925, giornalista e inviato speciale, è stato docente di Storia contemporanea all'Università di Torino, ha ricevuto tre lauree honoris causa e ha diretto la rivista di storia contemporanea I sentieri della ricerca.

 

Il suo temperamento era apparentemente tranquillo e riservato ma in lui covava un fuoco segreto, una passione per la ricerca, per i documenti inediti e il lavoro d'archivio. Non temeva le polemiche, nemmeno le più accanite.

 

angelo del boca cover

Giovanissimo, Del Boca visse un'esperienza terribile che lo segnò per tutta la vita. Per evitare l'arresto del padre fu costretto ad arruolarsi nella Repubblica Sociale Italiana. Venne inviato in Germania e assegnato alla 4ª divisione alpina «Monterosa», ma riuscì a disertare e a rientrare in Italia, attraverso mille peripezie, nell'estate 1944.

 

Come disse e scrisse più volte, si sentì «finalmente un uomo libero» arruolandosi nella 7ª brigata alpina della 1ª divisione Giustizia e Libertà «Piacenza». Le sue avventure, le notti all'addiaccio, il terrore dei rastrellamenti, gli incendi delle abitazioni dei contadini e le esecuzioni sommarie saranno raccontate nel libro Nella notte ci guidano le stelle (Mondadori, 2015).

 

angelo del boca 19

Con la sincerità che lo connotava confessò che a spingerlo all'azione resistenziale era «il desiderio di rivedere mia madre». Nel dopoguerra, Del Boca si iscrisse al Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria (Psiup) e si dedicò a libri di memorie come Dentro mi è nato l'uomo (Einaudi, 1947) ma cominciò a coltivare l'interesse per la ricerca storica. Redattore capo del settimanale socialista Il Lavoratore di Novara, successivamente fu inviato speciale della Gazzetta del Popolo e del Giorno di Enrico Mattei. Nel 1981 abbandonò il quotidiano diretto da Italo Pietra.

 

guerra d'etiopia

Sulla Gazzetta del Popolo, pubblicò un'inchiesta a puntate che divenne un'importante opera edita da Feltrinelli, nel 1965: La guerra d'Abissinia 1935-1941. Questo volume mise a rumore non solo il mondo della storiografia ma anche l'opinione pubblica italiana. L'autore raccontava, utilizzando una larga messe di documenti, i crimini compiuti dai militari italiani. In particolare sfatava il mito degli italiani brava gente» mettendo in luce l'uso, da parte dell'esercito fascista, di gas tossici vietati dalle convenzioni internazionali.

 

Da queste rivelazioni nacque una lunga disputa con Indro Montanelli, il quale metteva in dubbio le scoperte di Del Boca e parlava di un colonialismo «all'acqua di rose», mite e comprensivo delle ragioni degli indigeni. Al contrario lo studioso, con la sua produzione accompagnata da accesi dibattiti, faceva conoscere ai connazionali (e non solo) gli orrori compiuti dell'esercito del Duce in Africa Orientale, l'impiego massiccio di armi chimiche, la creazione di veri e propri campi di concentramento, le deportazioni e le uccisioni di massa.

angelo del boca guerre coloniali

 

In particolare rivelò la strage di civili nella capitale etiope a seguito della rappresaglia scatenata dagli italiani dopo l'attentato del febbraio 1937 al generale Rodolfo Graziani, e il massacro di monaci copti nella città-convento di Debra Libanòs nel maggio dello stesso anno voluto e rivendicato dallo stesso Graziani.

 

La gran massa di materiali storici sancì alla fine la vittoria di Del Boca su Montanelli: il grande giornalista nel 1996 dovette addirittura fare autocritica. Tra le opere di Del Boca che svelarono, con grinta e determinazione, il vero volto delle truppe di Mussolini, spiccano Gli italiani in Africa orientale (quattro volumi editi da Laterza tra il 1976 e il 1984, che poi Mondadori ristamperà), Gli italiani in Libia (due tomi pubblicati da Laterza nel 1986 e poi da Mondadori) e Italiani brava gente? Un mito duro a morire (Neri Pozza, 2005). Seguirà la bellissima biografia dedicata all'ultimo monarca etiope Hailé Selassié, il negus (Laterza, 1995). Infine gli interessi di Del Boca si rivolgeranno a un argomento a lui più contemporaneo: la storia della vita del dittatore libico, Gheddafi. Una sfida dal deserto (Laterza, 1998).

guerra d'etiopia

 

Ultimi Dagoreport

giuseppe conte maria alessandra sandulli giorgia meloni matteo salvini giancarlo giorgetti corte costituzionale consulta

DAGOREPORT – IL VERTICE DI MAGGIORANZA DI IERI HA PARTORITO IL TOPOLINO DELLA CONSULTA: L’UNICO RISULTATO È STATA LA NOMINA DEI QUATTRO GIUDICI COSTITUZIONALI. A SBLOCCARE LO STALLO È STATO GIUSEPPE CONTE, CHE HA MESSO IL CAPPELLO SUL NOME “TECNICO”, MARIA ALESSANDRA SANDULLI – SUGLI ALTRI DOSSIER, MELONI, SALVINI E TAJANI CONTINUANO A SCAZZARE: SULLA ROTTAMAZIONE DELLE CARTELLE NON CI SONO I SOLDI. LA RIFORMA DEI MEDICI DI FAMIGLIA È OSTEGGIATA DA FORZA ITALIA. E IL TERZO MANDATO È KRYPTONITE PER LA DUCETTA, CHE VUOLE “RIEQUILIBRARE” LE FORZE A LIVELLO LOCALE E SOGNA DI PAPPARSI VENETO E MILANO…

giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT – QUANTO DURERA' LA STRATEGIA DEL SILENZIO DI GIORGIA MELONI? SI PRESENTERÀ IN AULA PER LA MOZIONE DI SFIDUCIA A CARLO NORDIO O DISERTERÀ COME HA FATTO CON LA SANTANCHÈ? MENTRE LA PREMIER SI ECLISSA, SALVINI È IPERATTIVO: VOLA PRIMA A MADRID PER INTERVENIRE ALL’INTERNAZIONALE DEI NAZI-SOVRANISTI E POI A TEL AVIV PER UNA FOTO CON NETANYAHU – GLI OTOLITI DELLA SORA GIORGIA BALLANO LA RUMBA PER LE MOLTE BEGHE GIUDIZIARIE: DA SANTANCHÈ A DELMASTRO PASSANDO PER NORDIO E ALMASRI…

volodymyr zelensky vladimir putin donald trump

DAGOREPORT – TRUMP HA FRETTA DI CHIUDERE LA GUERRA IN UCRAINA: OGGI HA CHIAMATO PUTIN - IL PIANO USA PER LA PACE: ZELENSKY DEVE CEDERE ALLA RUSSIA LA ZONA DI KURSK. PUTIN MANTERRÀ IL CONTROLLO DELLA CRIMEA MA SOLO UNA PARTE DEL DONBASS. LA RESTANTE ZONA ORIENTALE, ORA OCCUPATA DAI RUSSI, DIVENTERÀ UN’AREA CUSCINETTO PRESIDIATA DA FORZE DI INTERPOSIZIONE. L'INGRESSO DI KIEV NELLA NATO? NELL'IMMEDIATO E' IRREALIZZABILE. E IN FUTURO? SI VEDRA' - TRUMP INGORDO: GLI USA HANNO DATO 340 MILIARDI A KIEV MA VUOLE 500 MILIARDI IN TERRE RARE DALL'UCRAINA (DIMENTICA CHE ANCHE L'UE HA SGANCIATO 170 MILIARDI. E INFATTI ANCHE GLI EUROPEI SARANNO AL TAVOLO DELLE TRATTATIVE...)