LA FICTION È BELLA QUANDO DURA POCO – AL JEAN, UNO DEI CREATORI DEI “SIMPSONS”, RACCONTA LA POSSIBILE FINE DELLA LEGGENDARIA SERIE ANIMATA: “MI IMMAGINO L'ULTIMO EPISODIO COME UN CERCHIO CHE SI CHIUDE, CON LORO CHE TORNANO ALLO SPETTACOLO DI NATALE CHE C'È NEL PRIMO EPISODIO” - MOLTE SERIE TV HANNO AVUTO IL PROBLEMA DI COME FINIRE SENZA FARE INFURIARE IL PUBBLICO PIÙ AFFEZIONATO, COME “LOST”, “GAME OF THRONES” E “I SOPRANO”…
Simona Siri per “La Stampa”
La notizia circola da marzo, in occasione dell'episodio numero 700 e adesso che ci avviciniamo alla fine dell'anno, le ipotesi e le congetture ecco che ricominciano, anche grazie a una intervista di una settimana a Al Jean, uno dei creatori e showrunner. «Mi immagino l'ultimo episodio come un cerchio che si chiude, con loro che tornano allo spettacolo di Natale che c'è nel primo episodio», ha dichiarato a Times Radio.
La notizia è quindi che ci si sta pensando: sembra impossibile, ma I Simpson prima o poi finiranno. Come e quando è da vedere, così come è da stabilire che tipo di finale potrebbe non scontentare i fan, ammesso che sia possibile. Intanto i fatti: di sicuro si sa che i Simpson sono stati rinnovati per altre due stagioni e quindi una ipotetica conclusione ci sarebbe nel 2023.
L'altra cosa certa è però che uno degli showrunner Al Jean in un'intervista a Variety di qualche mese fa ha apertamente parlato della fine della serie dopo il 2023. A quel punto gli episodi totali andati in onda saranno 757.
«Non so fino a che punto possiamo andare avanti», ha dichiarato, salvo poi affermare che gli piacerebbe arrivare al millesimo episodio, un traguardo che sposterebbe la messa in onda almeno fino al 2033 (ogni stagione è composta di circa 20- 22 episodi).
Parole sincere, quasi velate di sconforto, che denotano la presa di coscienza di un problema che affligge molte serie longeve e di successo ovvero come farle finire in un modo che abbia senso in termini narrativi e non faccia infuriare il pubblico più affezionato, pur nella consapevolezza che accontentare tutti è impossibile.
Ne sanno qualcosa David Benioff e Dan Weiss, i due creatori di Trono di Spade, travolti dalle proteste per la fine fatta fare a Daenerys Targaryen, e prima di lui aveva assaporato la rabbia degli spettatori delusi il creatore dei Sopranos Davide Chase per quel finale criptico con lo schermo buio ancora oggi controverso.
E che dire di Lost? Quando, nel 2000, andò in onda l'ultimo episodio il sentimento comune tra i fan fu di presa in giro per le troppe domande lasciate in sospeso: anni di fedeltà forse meritavano qualcosa in più.
Si potrebbero fare altri esempi - Dexter, The Americans, persino serie più leggere come E alla fine arriva mamma o Sex and The City che infatti, come Dexter, torna con un sequel - ma la verità è che la delusione per la fine di serie televisive di successo ha più a che fare con il sentimento di lutto provato da chi le guarda che con una reale mancanza di creatività da parte di chi le crea.
O forse questi due fattori incidono al 50% ciascuno. Andata in onda per la prima volta nel 1989, la serie I Simpson è diventata una delle più influenti nella storia della tv.
Sebbene in molti ritengano che il periodo migliore in termini di creatività e umorismo sia passato e sia collocabile negli Anni 90, in questi 30 anni è stata capace di mantenersi rilevante, parte del discorso culturale della società, nonostante il peggioramento dei suoi protagonisti. Homer ad esempio, da imperfetto, ma adorabile idiota, nel tempo si è trasformato in un personaggio più meschino ed egocentrico.
È però indubbio che nonostante il tono surreale e il vasto cast, lo show è sempre stato lo show di Homer. È attraverso i suoi occhi che lo spettatore vede gli altri personaggi e il mondo circostante. Gli estremi della loro personalità e del loro comportamento sono da cartone animato perché è così che Homer li percepisce: Bart è un monello, Lisa è intelligente in modo intimidatorio, Marge è una stereotipata casalinga di periferia le cui rare deviazioni dalle norme tradizionali causano sempre qualcosa che va disastrosamente storto e Maggie è muta perché lui non può comunicare con lei.
Se si considera lo spettacolo come l'apoteosi della sua visione del mondo strana, a volte surreale e sempre sciocca, è chiaro come l'unico finale possibile sia la sua morte. Resta da vedere se da qui alla sua dipartita Homer tornerà a essere l'adorabile idiota dei primi tempi, se gli autori decideranno di fargli intraprendere un cammino catartico. Il tempo per redimerlo c'è e in fondo a chi non piacerebbe versare qualche lacrima di commozione.