L’ARTIGLIO DELLA PALOMBA - “LO ZUCCHERO FILATO DAL QUIRINALE E DALLE CRONACHE È NAUSEANTE: ABBIAMO STRAPERSO LA FINALE, CON UN ALLENATORE CHE HA SCHIERATO GLI STANCHI E I FERITI ‘PER NON FARLI RIMANERE MALE’, E ORA IPOCRITAMENTE PIANGIAMO - E’ CHE NOI SIAMO FATTI COSÌ: ELEGGIAMO A EROE NAZIONALE UN MARIO BALOTELLI DOPO AVERLO ACCOLTO PER ANNI CON CORI RAZZISTI NEGLI STADI DI TUTTA ITALIA”….
Barbara Palombelli per "Il Foglio"
Lo zucchero che filava in questi giorni dal Quirinale, dalle cronache tv dalle prime pagine di tutti i giornali mi ha nauseato. Seguo il calcio da quarant'anni, frequento gli stadi, ho visto gare internazionali in giro per il mondo, mai ho visto uno spettacolo così patetico. Tutti che baciano tutti, tutti che piangono, tutti che dicono ma come siamo bravi, ma come abbiamo perso bene, sebben che siamo vecchi e per dirlo scelgono l'incontro con un capo dello stato 87enne, ignari dell'ironia.
Un paese di perdenti che si trasforma in un paese di piangenti, uno show davvero inedito. Mi sono chiesta: e se avessimo vinto? Che avremmo fatto? Invaso la Germania con gli scarpini ai piedi? E non era un Mondiale. Ricorderei che si è trattato di una vera e propria Corea: abbiamo beccato quattro pallini senza fiatare, senza tentare neppure di recuperare. Ricorderei che siamo rimasti a giocare in dieci per gli assurdi cambi di un allenatore che si è giocato i rimpiazzi a cui avevamo diritto troppo in fretta e senza motivi.
Adesso il ct della Nazionale dice: non potevo rivoluzionare la squadra di feriti che ho messo in campo, ci sarebbero rimasti male quelli che avevano giocato fino a quel momento. Ma come? La logica della panchina lunga, almeno nel calcio, è sovrana o dovrebbe esserlo. Pallone e politica. Un abbinamento insensato, sempre. Il bello del tifo calcistico risiede proprio nella scomposizione delle appartenenze, vanno lasciate fuori dallo stadio.
Ci si ritrova fra diversi che provano le stesse emozioni e le stesse passioni, poi al novantesimo torniamo chi eravamo prima del fischio d'inizio, magari prima avevamo abbracciato i nostri avversari politici con un calore totale. E invece, da domenica notte, a vincere è la nazionale dell'ipocrisia. Viene voglia di dare ragione a Marco Travaglio e agli amici del Fatto, che avevano a loro modo previsto sbaciucchiamenti e complicità eccessive attorno al pallone europeo.
E' che noi siamo fatti così: eleggiamo a eroe nazionale un Mario Balotelli dopo averlo accolto per anni con cori razzisti negli stadi di tutta Italia. Adoriamo oggi la sua storia di affido e adozioni, uno scandalo (so di che parlo , ho vissuto lo stesso calvario con il mio secondo figlio Francisco, ci vogliono anni per avere un passaporto epperò di questo non si parla mai) su cui davvero la politica dovrebbe intervenire, per accelerare tempi e modi di legge. Dalle ultime ore, sul piano informativo e sul piano etico, non verrà niente di buono. C'è un limite, anche al volemose bene patriottico.
La verità è che una squadra di giocatori stanchi è scesa in campo in una finale con la Spagna che aveva sofferto perfino il Portogallo. In un paese normale, dovremmo tutti accettare la sconfitta e valutarne le ragioni. Dimenticavo: non sappiamo neppure se la politica metterà in campo una squadra stanca per le prossime elezioni. Non conosciamo le formazioni, non il volto dei capitani che le guideranno, non sappiamo nulla di nulla. Questo sì fa venire da piangere.
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