L’AUTOPLAGIO DI CAROFIGLIO - COME MAI PIÙ DI UN PASSAGGIO DE “LA REGOLA DELL’EQUILIBRIO”, L’ULTIMO LIBRO DI GIANRICO CAROFIGLIO, E’ SCOPIAZZATO DA “L’ARTE DEL DUBBIO”, LIBRO DEL 2007 DELLO STESSO SCRITTORE?
Alberto Pezzini per “Libero quotidiano”
Cara Einaudi, pochi giorni fa ho acquistato La regola dell’equilibrio di Gianrico Carofiglio, libro segnalato dalla fascetta editoriale come l’atteso ritorno dell’avvocato Guerrieri, uno dei miei beniamini. A pagina 18 mi sono imbattuto in un controesame - condotto da lui e da una sua collega di nome Consuelo - di una signora dichiaratasi vittima di uno stupro: «…Può raccontarci quando e in che occasione ha conosciuto l’imputato?
Ci siamo incontrati a una festa dove ero andata con una mia amica.Quando è stata questa festa? Non ricordo, sono passati degli anni.. Non è un problema. Dopo aver conosciuto l’imputato, a quella festa... a proposito, di chi era quella festa? Non lo so, le ho detto che ci sono andata con una mia amica. Era lei che conosceva il padrone di casa. Quindi lei non conosceva il padrone di casa? No, cosa c’è di strano? Nulla. Scusi. Che tipo di festa era?».
A questo punto ho avuto come una specie di flash. E ho recuperato dalla mia biblioteca L’arte del dubbio, pubblicato nel 2007 da Sellerio. L’ho un po’ sfogliato e a pagina 40 ho trovato questo: «Avvocato: Può raccontarci quando e in che occasione ha conosciuto l’imputato? Teste: Ci siamo conosciuti a una festa dove ero andata con una amica. Avvocato: Quando è stata questa festa? Teste: Non lo so adesso, sei mesi fa forse, non lo so... Avvocato: Va bene, lei ricorda sei mesi fa. Dopo aver conosciuto l’imputato a quella festa... a proposito, di chi era quella festa? Teste: Non lo so, le ho detto che ci sono andata con una mia amica. Avvocato: Scusi, vuol dire che non conosceva il padrone di casa? Teste: No, cosa c'è di strano? Avvocato: Nulla. Scusi. Che tipo di festa era?».
carofiglio de gregori strinati
Incredibile. Ho quindi continuato la lettura: «Pubblico Ministero: Presidente, si chiede alla teste una valutazione e comunque è una domanda del tutto irrilevante. Presidente: Va bene, avvocato, lasciamo stare il tipo di festa.Avvocato:Va bene, presidente. Dunque, signorina, le stavo chiedendo, dopo aver conosciuto l’imputato a questa festa ha avuto modo di incontrarlo di nuovo? Teste: Sì. Avvocato:Una volta sola, più volte? Teste: L’ho detto, qualche volta lui passava dall’ufficio...».
A questo punto ho ripreso in mano La regola dell’equilibrio: «Castroni (il pm, ndr) si alzò e fece opposizione. Presidente, si chiede alla teste una valutazione. La domanda dunque è inammissibile, e comunque del tutto irrilevante. Va bene, avvocato, lasciamo stare il tipo di festa... Dunque, signora, dopo aver conosciuto l'imputato a questa festa ha avuto modo di incontrarlo di nuovo? Sì. Una sola volta, più volte? Mi pare di averlo detto, qualche volta lui passava dall’ufficio...».
Andando avanti nella lettura del vostro volume: «...Smettere cosa? Le scenate di gelosia. A volte mi picchiava senza che avessi fatto niente. Perché ha ritirato tutto? Lui disse che sarebbe cambiato. Ed è cambiato? In qualche modo…». E a pag. 45 de L’arte del dubbio: «…Smettere cosa? Le scenate di gelosia, poi a volte mi picchiava senza che avessi fatto niente… Perché ha ritirato tutto? Lui disse che sarebbe cambiato? …Sì».
Insomma, non so come dirlo, ma questi episodi di flessioni allo specchio di Gianrico Carofiglio si susseguono in maniera davvero imbarazzante da pag. 18 a pag. 28 (ne L’arte del dubbio li potete ritrovare da pag. 40 a pag. 47). Naturalmente ci sono delle modifiche (per esempio il compagno della teste è capo area commerciale di una industria alimentare nel libro Sellerio e di un’industria dolciaria nel vostro), anche se sembrano quelle che consigliavamo di apportare alla versione passata al compagno di liceo.
Qual è la ratio di tutto ciò? Si tratta di un errore durato 10 pagine in modo inconsapevole (come il celebre testimone di Carofiglio), oppure si tratta di una scelta editoriale mirata a riproporre ai lettori che sborsano 19 euro un estratto dei saggi di Carofiglio (L’arte del dubbio è ripreso a sua volta da un libro tecnico edito dalla Giuffrè) anche in chiave romanzesca per mostrare un materiale adatto a essere declinato in una multiforme serie di applicazioni letterarie?
Ricordo che Carofiglio fece una lectio magistralis al Salone del Libro intitolata «La manutenzione delle parole» (a sua volta ripresa da un articolo scritto per Repubblica). Si tratta di un esempio paradigmatico di manutenzione verbale, oppure si è copiato da solo punto e basta?