PARTITI PER LA TANGENTE - L’IMPRENDITORE MALTAURO ARRESTATO PER L’EXPO VUOTA IL SACCO: “PER AVERE APPALTI NON C’È ALTERNATIVA AL PAGAMENTO DEI MEDIATORI”

Paolo Colonnello per "La Stampa"

«Il sistema è questo: bisogna pagare i mediatori, non ci sono alternative». Pragmatico che di più non si può, l'imprenditore vicentino Enrico Maltauro, davanti al gip che lo ha fatto arrestare, ieri ha rappresentato così il lavoro della «squadra» di Giuseppe Frigerio, Primo Greganti e compagni per gli appalti Expo, Sanità e Sogin.

Anche Sergio Cattozzo, l'ex segretario dell'Udc ligure filmato mentre riceveva una lussuosa busta da «mediatore», ha detto di sentirsi in fondo tanto «un lobbista all'americana», perché secondo lui «le aziende vanno coccolate come le belle donne».

Peccato per quei bigliettini che ha cercato di nascondere tra le mutande quando lo hanno arrestato: contenevano i resoconti delle tangenti incassate. E peccato soprattutto per quella frase di Maltauro che poi ha precisato meglio cosa intendeva dire a proposito del «sistema», spiegando che «dietro pressioni» ha pagato a Cattozzo cifre in nero «non superiori ai 200 mila euro all'anno».

Oltre ai soldi versati dietro presentazione di fattura. «Per operazioni inesistenti», sostengono i pm. Per un'attività che oggi si preferisce chiamare di "lobbing" ha chiarito il suo legale, l'avvocato Giovanni Dedola, visto che, sempre l'imprenditore vicentino, ha raccontato di «aver dovuto contrattualizzare un uomo di lobbing» per essere sicuro di mantenere buoni rapporti con faccendieri e politici: «Cattozzo lo avevo contrattualizzato nel 2011 come consulente».

Peccato per quei filmati in cui lo si vede versargli soldi in contanti e soprattutto per i bandi delle gare d'appalto ricevuti in anticipo. «Noi - chiarisce l'avvocato Dedola - sul tavolo anatomico abbiamo messo le fattualità. Le configurazioni giuridiche saranno elaborate di conseguenza».

Traduzione: Maltauro non ha proprio confessato di avere corrotto, però ha ammesso di aver pagato nei termini sopra riferiti. Se questa sia corruzione, appartenenza a un'associazione per delinquere o altro, si vedrà nel corso dell'inchiesta. Certo sarà dura negare il reato di turbativa d'asta visto che alla fine questa intensa attività di "lobbing" portava in azienda, con congruo anticipo, i contenuti dei bandi delle gare d'appalto. E, a occhio, non si direbbe molto legale.

In compenso il "professor" Gianstefano Frigerio avrebbe invece negato su tutta la linea, vecchia scuola. Così come quella di Primo Greganti, che ha negato di aver mai preso un euro in tutta questa storia. Il manager rampante Angelo Paris invece è apparso abbastanza depresso: ha ammesso di «aver fatto degli errori» ma ha negato di far parte della «cupola».

Difficile dire qualcosa davanti a un'intercettazione come la sua: «Io vi faccio fare tutti i lavori che volete basta che mi facciate fare carriera...». Un po' negano, un po' ammettono, talvolta con effetti grotteschi.

Alcuni degli arrestati davanti al gip Antezza si sono avvalsi della facoltà di non rispondere, preferendo rilasciare dichiarazioni spontanee, senza cioè la possibilità di un contraddittorio. In generale, gli uomini indicati dall'accusa come «la cupola degli appalti lombardi», si sono difesi negando di aver creato un comitato d'affari ma soltanto di avere svolto un lavoro di «utile» intermediazione per le aziende con cui venivano in contatto.

Unico gesto di «pentimento» quello dell'ex numero due di Expo, che ha fatto depositare dal suo legale, Luca Troyer, la lettera di dimissioni dalla società, «perché ha sempre creduto nel progetto e quindi ci tiene che vada avanti senza intralci».

Gli altri invece, hanno preferito prenderla alla larga. L'ex senatore Luigi Grillo ha respinto decisamente ogni accusa: Frigerio e Cattozzo, li conosceva, certo, ma solo per «rapporti di amicizia e politici». «Mai messo piede nel circolo Tommaso Moro, mai preso soldi - ha sostenuto - né mi sono occupato degli appalti di Expo e di Sogin».

Ma che non fosse così innocente l'attività svolta da questi «lobbisti all'americana», in grado di procurarsi con anticipo i contenuti delle gare d'appalto non solo di Expo ma praticamente di quasi tutti gli ospedali della Lombardia, emerge dalle carte depositate dalla Procura.

Secondo la quale alcuni degli arrestati si davano appuntamenti per vedersi «con modalità tipiche della fissazione d'incontri da parte della criminalità organizzata al fine di eludere possibili controlli».

 

 

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