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L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE? È UN PROBLEMA REALE PER L’UE - MENTRE STATI UNITI E IN CINA SPENDONO FIUMI DI MILIARDI PER ESSERE ALL’AVANGUARDIA NEL CAMPO DELLA NUOVA TECNOLOGIA, IL VECCHIO CONTINENTE RIMANE INDIETRO - L'EUROPA INVESTE MENO DEL 10% DEL TOTALE DEI SOLDI SPESI PER L'IA (CINA E USA, COMPLESSIVAMENTE, ARRIVANO ALL'80%) - IN AMERICA GLI IMPRENDITORI SPENDONO 35 VOLTE IN PIÙ RISPETTO ALLA GERMANIA, PAESE EUROPEO IN CUI CI SONO MAGGIORI INVESTIMENTI (249 MILIARDI DI DOLLARI RISPETTO A 7)

Estratto dell’articolo di Lorenzo Ancona e Niccolò Bianchini per https://www.hbritalia.it

 

INTELLIGENZA ARTIFICIALE

Per intelligenza artificiale (IA) s’intende un qualsivoglia sistema informatico che, dato un input, raggiunge autonomamente particolari obiettivi con un impatto sull’ambiente circostante. […] L'approccio europeo all’IA si vuole duplice: potenziare ricerca e capacità industriale garantendo al contempo i diritti fondamentali. Due i principi ispiratori: sovranità tecnologica per l’autonomia strategica e centralità delle persone nella trasformazione digitale. 

 

In realtà, nonostante i proclami, l’UE è un attore secondario nello sviluppo dell’IA e sconta i ritardi cronici del suo settore dell’innovazione. La mancanza d’investimenti, l’incompiutezza del mercato unico, la scarsa attrattività per i talenti, la penuria di dati, ed una fitta selva regolamentare ostacolano l’affermazione dell’Unione come potenza tecnologica.

INTELLIGENZA ARTIFICIALE

 

Che fare dunque? La regolamentazione, da sola, non basta: serve l’innovazione. Dopotutto, creare ricchezza è meglio che regolamentarla e innovare secondo la propria visione è preferibile a tentare di plasmare le innovazioni altrui. Per questo, l’UE è chiamata a rafforzarsi come polo di IA, concentrandosi su sviluppo di aziende specializzate e diffusione delle tecnologie.

 

La scarsa disponibilità di capitale d’investimento è la causa principale dell’arretratezza dell’industria europea di IA: gli investimenti dell’UE sull’IA rappresentano meno del 10%, contro l’80% di Cina e Stati Uniti. Inoltre, l’investimento privato americano ammonta a 35 volte quello tedesco ($249mld vs $7mld), il più importante in Europa. Due sono le ragioni d’una tale situazione: la rigidità del modello bancario e la debolezza delle aziende in fase di acquisizione. 

 

robot guida la macchina

La prima fa sì che gli investitori istituzionali rappresentino solo il 14% del mercato del capitale di rischio contro il 35% negli Stati Uniti. La seconda conduce all’acquisto sistematico, da parte delle aziende statunitensi, delle start-up di successo. Ne conseguono esodo di talenti, perdita di proprietà intellettuale e dipendenza eccessiva dagli investitori statunitensi.

 

Se con i piani “VentureEU” e Horizon Europe l’UE si accinge a superare l’obiettivo di 20 miliardi annui di investimenti in IA, la mancanza di coordinamento tra i Paesi membri ne rallenta l’utilizzo efficace.

deep learning 2

 

È prioritario dunque semplificare la regolamentazione e coordinare gli investimenti in start-up rivedendo le regole del modello finanziario per gli investitori istituzionali. Inoltre, progredendo nell’integrazione dei mercati dei capitali, occorre creare un settore finanziario più efficiente e non limitato ai confini nazionali.

 

Un secondo freno importante è l’assenza di un ecosistema dell’innovazione per eccellenze europee dell’IA. Tra le 20 più grandi aziende tech, soltanto tre sono europee (Accenture, SAP e ASML) e l'Europa non è esattamente terra feconda per l’IA (Fig. 2). In tal senso, l'UE deve favorire l'integrazione dei talenti, lo sviluppo di un mercato del lavoro dinamico e la promozione di centri all’avanguardia.

 

intelligenza artificiale 2

La frammentazione geografica dell’innovazione e un mercato digitale incompiuto sono criticità essenziali. Gli hub di sviluppo dell’IA si concentrano in poche regioni (Île-de-France, Oberbayern, Noord-Brabant) e le aziende, a causa dello scarso livello d’integrazione del mercato digitale, stentano ad affermarsi a livello europeo, anchilosando la competitività del continente. Facendo eco alle recenti parole di Draghi sul Financial Times, anche, e forse soprattutto, per l'IA c'è bisogno di un'Unione più profonda. Il mercato unico digitale è il primo passo per immaginare un’Unione competitiva e a tal fine occorrerà accelerare l’interconnettività tra gli hub di innovazione esistenti e crearne di nuovi. 

 

elon musk intelligenza artificiale

Si dovrà poi semplificare il processo di espansione delle start-up in UE fuori dal paese di origine, magari creando un passaporto europeo dell’innovazione: un’azienda europea innovativa verrebbe sottoposta a regime fiscale unico, procedure amministrative omogenee e politiche del lavoro coordinate per trattenere i talenti. […]

 

Non è, poi, possibile ignorare il ruolo dei talenti. Pur essendo “artificiale”, infatti, l’IA richiede disponibilità d’intelligenza naturale, ossia capitale umano qualificato. L’Unione produce talenti, ma stenta a trattenerli: più che sulla formazione è pertanto urgente agire sull’attrattività e la capacità di penetrazione.

 

joe biden captain america immagine realizzata con l intelligenza artificiale midjourney 3

La ricerca accademica europea in IA è messa a dura prova dalla migrazione dei ricercatori, specialmente verso gli Stati Uniti, dove sono loro offerte condizioni favorevoli, con il risultato che un terzo dei ricercatori in IA delle università americane viene dall’UE. […] Solo un terzo dei migliori talenti europei in IA sono attivamente coinvolti nell’industria, nel 2022 il 54% dei creatori di modelli linguistici di grandi dimensioni era americano, contro il 3% dalla Germania, paese in testa alla classifica dell’UE. […]

 

La rivoluzione dell’IA costituisce un’opportunità unica che l’Europa non può mancare. Negli ultimi 15 anni in cui ha perso terreno nei confronti di Stati Uniti e Cina, il vecchio continente è apparso troppo spesso come il “continente dei vecchi”. Non tanto da un punto di vista demografico, quanto soprattutto per la sfiducia diffusa verso l’innovazione, la ritrosia all’assunzione del rischio, l’allarmismo verso i pericoli dell’ignoto messo costantemente davanti all’ottimismo per le opportunità del progresso. […]

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