lina wertmuller

L’IPOCRISIA DEGLI SCRIBACCHINI CHE OGGI CELEBRANO LINA WERTMÜLLER, OSCAR ALLA CARRIERA - LA SINISTRA NON L’AMAVA PERCHÉ IRONIZZAVA SULLE CLASSI OPERAIE, DAL METALLURGICO MIMÌ AL MARINAIO VILLANO TRAVOLTO DA UN INSOLITO DESTINO. E “DI SINISTRA” NON FU CONSIDERATA MAI, E PROPRIO PER QUESTO IN PATRIA È STATA POCO CELEBRATA, MAI ACCOLTA NEL CLAN DEI MAESTRI, MAI INFILATA DENTRO LE RASSEGNE DEL GRANDE CINEMA DEL DOPOGUERRA

ENRICO JOB LINA WERTMULLER

Mattia Carzaniga per Rivista Studio - https://www.rivistastudio.com

 

Questo non è un coccodrillo, anche se ne ha tutta l’aria. Quando c’è di mezzo una veneranda signora, è inevitabile cascare dentro il pozzo nero di biografismo e aneddotica, sintesi modello Wikipedia e sommo elogio tardivo. Fortuna la signora è Lina Wertmüller, che per tutta la vita, ancora densa e arzilla anche più delle nostre, tutte queste cose non la ha attirate mai. Fortuna c’è una gioiosa celebrazione di mezzo: la novantenne regista degli insoliti destini e degli amori anarchici riceverà l’Oscar alla carriera 2020, applausi, evviva, urrà!

mariangela melato lina wertmuller giancarlo giannini

 

Triste è solo diventata la procedura con cui oggi vengono assegnate le statuette ad honorem. Non più la consegna sul palco del grande show di febbraio/marzo, sempre più accorciato perché nessuno ha più voglia di guardarlo, ma una serata che da dieci anni cade molti mesi prima – quest’anno il 27 ottobre 2019, la dicitura corretta è Annual Governors Awards – dove sono confinate le stelle del secolo scorso, a questo giro anche David Lynch: lui e la Lina, che coppia!

 

pasqualino settebellezze lina wertmuller

Scordiamoci dunque momenti glamour come Sophia Loren premiata alla carriera nel ’91 da Gregory Peck durante la classica diretta televisiva. Hollywood dibatte sull’invecchiamento dei divi (là lo chiamano aging) che non può essere causa di discriminazione: ma, se deve tagliare un blocco dalla più importante delle sue cerimonie, allora sarà proprio quello delle glorie coi capelli bianchi.

 

Chissà se, nella scelta di premiare Wertmüller, ha inciso la fotografia scattata all’ultimo Festival di Cannes prima della proiezione della versione restaurata di Pasqualino Settebellezze. Si vede la regista con, da una parte, Giancarlo Giannini, suo attore-feticcio come si dice tecnicamente, dall’altra Leonardo DiCaprio, che come sponsor tra i giurati dell’Academy ha un peso notevole.

 

lina wertmuller

Certo è che l’America ha sempre tenuto in gran conto la nostra autrice qui invece bistrattatissima. Di recente rileggevo il primo Tales of the City di Armistad Maupin (tra poco arriva su Netflix l’ultimo adattamento della saga), ritratto di gay e non solo nella San Francisco anni ’70. Uno dei personaggi dice: «Sei un tipo romantico, vero? Ti piacciono i colori caldi, le serate con la nebbia, i film di Lina Wertmüller e le candele profumate al limone da accendere mentre fai l’amore».

lina wertmuller

 

E un’altra tizia più avanti, a proposito delle feste principesche organizzate in passato: «Non mi sono lamentata quando non m’hai permesso di invitare Truman Capote o Giancarlo Giannini». Il primo romanzo della serie Tales of the City è uscito nel 1978, Pasqualino Settebellezze tre anni prima e ha avuto quattro nomination agli Oscar del ’77, insomma Wertmüller era nel pieno dell’hype, si direbbe oggi.

 

Da noi, invece, era appunto piuttosto maltrattata dalle critiche democristiane e non, pure la sinistra al tempo non l’amava perché ironizzava sulle classi operaie, dal metallurgico Mimì (sempre Giannini con la favolosa Mariangela Melato, 1972) al marinaio villano travolto da un insolito destino cioè quello d’incapricciarsi di una borghese (ancora Giannini e ancora Melato, 1974).

 

GIANCARLO GIANNINI LINA WERTMULLER MARIANGELA MELATO

In realtà, nell’incedere sempre grottesco dei suoi copioni, Lina dava ai suoi splendidi protagonisti proletari l’occasione di amare, emancipava quei volti e quelle storie dalla dimensione puramente marxista in cui li avevano rinchiusi la letteratura e il cinema intellettuali, li tirava fuori dai cortei davanti alle fabbriche, dal racconto degli umiliati e degli offesi eternamente subordinati ai padroni.

 

LINA WERTMULLER

Dava loro, anzi, la possibilità di innamorarsi (persino di un padrone!), di scegliere almeno il proprio destino sentimentale, di diventare materia per una commedia dove il gioco delle parti restava lo stesso ma cambiava ogni volta. Figurarsi se il Pci e i suoi recensori avrebbero potuto accettarlo a quel tempo, e difatti Wertmüller regista “di sinistra” non fu considerata mai, e proprio per questo in patria è stata poco celebrata, mai accolta nel clan dei maestri, mai infilata dentro le rassegne del grande cinema del Dopoguerra nonostante film come I basilischi, 1963: incredibile, a riguardarlo oggi, che sia un’opera prima. Lina è frettolosamente diventata «quella dei titoli lunghissimi», almeno quanto il suo nome di battesimo: Arcangela Felice Assunta Wertmüller von Elgg Spanol von Braueich.

Lina Wertmuller LINA WERTMULLER

 

C’era poi il tema dell’essere donna, detto senza fregole modaiole di oggi. L’Italia del tempo era non solo bigotta ma pure sessista a destra come a sinistra, e in fondo lo è ancora, e Lina che sfidava i maschi e faceva il suo cinema libero e sfrenato non poteva mica stare simpatica. Lei però non ha mai prestato il fianco al gioco del femminismo usato per convenienza.

Lina Wertmuller e Domenico De Masi

 

È stata la prima regista donna candidata all’Oscar, ovviamente per Pasqualino Settebellezze, ma non ha mai utilizzato questo primato per strumentalizzare il suo genere e il suo ruolo. Nel pieno del #MeToo dell’anno scorso, interpellata da Variety e proposito di quella lontana nomination e del dibattito in corso quarant’anni dopo, ha detto: «Era tempo che le storie di donne soggette a molestie, umiliazioni e abusi di potere venissero alla luce. È importante denunciare queste ingiustizie, e sono colpita dal fatto che ci siano voluti così tanti anni perché si trovasse il coraggio di parlare, di fare accuse pubbliche.

LINA WERTMULLER RISPONDE ALLE DOMANDE FOTO ANDREA ARRIGA

 

Quanto al movimento che s’è originato a partire dagli sconcertanti abusi che molte attrici hanno subito, la mia sensazione, devo confessarlo, è che nell’ambiente ci sia sempre stata molta ipocrisia, quell’ipocrisia che ha tenuto queste vicende sotto silenzio per così tanto tempo e che, per reazione contraria, oggi si è trasformata in una caccia alle streghe. Il rischio è un totalitarismo inverso. Sono rimasta sconvolta dall’esplosione di reazioni in Francia contro le tante artiste che hanno firmato la lettera di Catherine Deneuve.

LINA WERTMULLER MANGIADITO FOTO ANDREA ARRIGA

 

Al di là dell’essere d’accordo o meno con quella lettera, la violenza con cui quelle donne sono state attaccate dev’essere motivo di riflessione. Ho scoperto leggendo il giornale che una di loro, Brigitte Sy, s’è trovata con la proiezione del suo film cancellata da un gruppo di femministe. Questo atteggiamento intimidatorio dev’essere considerato esso stesso una forma di violenza, e non è per niente istruttivo nei confronti delle generazioni più giovani».

 

LINA WERTMULLER E LUCIANO DE CRESCENZO FOTO ANDREA ARRIGA

Così parlò l’autrice che, in quella stessa intervista (leggetela tutta), raccontava soprattutto il lavoro, l’essere donna dentro un mestiere di maschi e per giunta una donna anticonvenzionale, testona, un cane sciolto che creava problemi a colleghi ambosessi. Femminista, appunto, non lo è stata mai. L’ha ribadito in un’altra intervista, due anni fa, a Lenny Letter, la newsletter di Lena Dunham e Jenni Konner chiusa di recente: «Non ho mai creduto nel movimento femminista. Le femministe hanno sempre criticato me e i miei film, non hanno amato il ritratto delle donne che ho fatto in Travolti da un insolito destino». E ancora: «Dobbiamo considerarci registi e basta, non registe donne».

LINA WERTMULLER CON RAFFAELE LA CAPRIA FOTO ANDREA ARRIGA

 

Nei suoi ultimi anni di lavoro i critici o scribacchini vari – uomini e donne, di sinistra e di destra – hanno tirato un sospiro di sollievo. Non c’era nemmeno più da nascondere il divertimento da spettatori, Wertmüller era tornata a fare la tv, dov’era partita col Giornalino di Gian Burrasca subito dopo I basilischi, e a fare film d’umorismo un po’ spento, certo manierati, sicuramente non memorabili. Tutti uniti e felici di sbertucciarla, come se quel che aveva fatto prima non fosse esistito mai. Sono gli stessi scribacchini che oggi celebrano anzitempo l’award alla carriera: venerata maestra! Non credo che Lina se ne curi. Con le logiche meschine di questo Paese, che lei ha dipinto in modo non comune a nessun altro, non c’entrava ieri, non c’entra nemmeno oggi.

ENRICO LUCHERINI LINA WERTMULLER LINA WERTMULLER NORI CORBUCCI LINA WERTMULLER GIOVANNA RALLI NICOLETTA ERCOLE NORI CORBUCCI LINA WERTMULLER GIOVANNA RALLI ELSA MARTINELLI LINA WERTMULLERIL NUOVO LIBRO DI LINA WERTMULLER FOTO ANDREA ARRIGA

Ultimi Dagoreport

woody allen ian bremmer la terrazza

FLASH! – A CHE PUNTO E' LA NOTTE DELL’INTELLIGHENZIA VICINA AL PARTITO DEMOCRATICO USA - A CASA DELL'EX MOGLIE DI UN BANCHIERE, SI È TENUTA UNA CENA CON 50 OSPITI, TRA CUI WOODY ALLEN, IMPEGNATI A DIBATTERE SUL TEMA: QUAL È IL MOMENTO GIUSTO E IL PAESE PIÙ ADATTO PER SCAPPARE DALL’AMERICA TRUMPIANA? MEGLIO IL CHIANTISHIRE DELLA TOSCANA O L’ALGARVE PORTOGHESE? FINCHE' IL POLITOLOGO IAN BREMMER HA TUONATO: “TUTTI VOI AVETE CASE ALL’ESTERO, E POTETE FUGGIRE QUANDO VOLETE. MA SE QUI, OGGI, CI FOSSE UN OPERAIO DEMOCRATICO, VI FAREBBE A PEZZI…”

meloni musk trump

DAGOREPORT – TEMPI DURI PER GIORGIA - RIDOTTA ALL'IRRILEVANZA IN EUROPA  DALL'ENTRATA IN SCENA DI MACRON E STARMER (SUBITO RICEVUTI ALLA CASA BIANCA), PER FAR VEDERE AL MONDO CHE CONTA ANCORA QUALCOSA LA STATISTA DELLA GARBATELLA STA FACENDO IL DIAVOLO A QUATTRO PER OTTENERE UN INCONTRO CON TRUMP ENTRO MARZO (IL 2 APRILE ENTRERANNO IN VIGORE I FOLLI DAZI AMERICANI SUI PRODOTTI EUROPEI) - MA IL CALIGOLA A STELLE E STRISCE LA STA IGNORANDO (SE NE FOTTE ANCHE DEL VOTO FAVOREVOLE DI FDI AL PIANO “REARM EUROPE” DI URSULA). E I RAPPORTI DI MELONI CON MUSK NON SONO PIÙ BUONI COME QUELLI DI UNA VOLTA (VEDI IL CASO STARLINK), CHE LE SPALANCARONO LE PORTE TRUMPIANE DI MAR-A-LAGO. PER RACCATTARE UN FACCIA A FACCIA CON "KING DONALD", L'ORFANELLA DI MUSK (E STROPPA) E' STATA COSTRETTA AD ATTIVARE LE VIE DIPLOMATICHE DELL'AMBASCIATORE ITALIANO A WASHINGTON, MARIANGELA ZAPPIA (AD OGGI TUTTO TACE) - NELLA TREPIDANTE ATTESA DI TRASVOLARE L'ATLANTICO, OGGI MELONI SI E' ACCONTENTATA DI UN VIAGGETTO A TORINO (I SATELLITI ARGOTEC), DANDO BUCA ALL’INCONTRO CON L'INDUSTRIA DELLA MODA MILANESE (PRIMA GLI ARMAMENTI, POI LE GONNE)... 

elly schlein luigi zanda romano prodi - stefano bonaccini goffredo bettini dario franceschini

DAGOREPORT: ELLY IN BILICO DOPO LA VERGOGNOSA SPACCATURA DEL PD ALL’EUROPARLAMENTO (UNICA VOCE DISSONANTE NEL PSE) SUL PIANO "REARM" DELLA VON DER LEYEN – SENZA LE TELEFONATE STRAPPACUORE DI ELLY AI 21 EUROPARLAMENTARI, E LA SUCCESSIVA MEDIAZIONE DI ZINGARETTI, CI SAREBBERO STATI 16 SÌ, 2 NO E TRE ASTENUTI. E LA SEGRETARIA CON 3 PASSAPORTI E UNA FIDANZATA SI SAREBBE DOVUTA DIMETTERE – NEL PD, CON FRANCESCHINI CHE CAMBIA CASACCA COME GIRA IL VENTO E COL PRESIDENTE BONACCINI CHE VOTA CONTRO LA SEGRETARIA, E’ INIZIATA LA RESA DEI CONTI: PER SALVARE LA POLTRONA DEL NAZARENO, SCHLEIN SPINGE PER UN CONGRESSO “TEMATICO” SULLA QUESTIONE ARMI - ZANDA E PRODI CONTRARI: LA VOGLIONO MANDARE A CASA CON UN VERO CONGRESSO DOVE VOTANO GLI ISCRITTI (NON QUELLI DEI GAZEBO) – A PROPOSITO DI "REARM": IL PD DI ELLY NON PUÒ NON SAPERE CHE, VENENDO A MANCARE L'OMBRELLO PROTETTIVO DEGLI STATI UNITI TRUMPIANI, CON QUEL CRIMINALE DI PUTIN ALLE PORTE, IL RIARMO DEI PAESI MEMBRI E' UN "MALE NECESSARIO", PRIMO PASSO PER DAR VITA A UNA FUTURA DIFESA COMUNE EUROPEA (PER METTERE D'ACCORDO I 27 PAESI DELLA UE LA BACCHETTA MAGICA NON FUNZIONA, CI VUOLE TEMPO E TANTO DENARO...)

davide lacerenza giuseppe cruciani selvaggia lucarelli

TE LO DÒ IO IL “MOSTRO”! – SELVAGGIA LUCARELLI, CHE SBATTE AL MURO GIUSEPPE CRUCIANI, REO DI ESSERE NIENT’ALTRO CHE IL “MEGAFONO” DI LACERENZA, DIMENTICA CHE L’AUTORE DEL PRIMO ARTICOLO CHE HA PORTATO ALLA RIBALTA LE NEFANDEZZE DELLO SCIROCCATO DELLA GINTONERIA E’ PROPRIO LEI, CON UNA BOMBASTICA INTERVISTA NEL 2020 SULLE PAGINE DI T.P.I. (“LA ZANZARA” ARRIVA SOLO NEL 2023) – POI TUTTI I MEDIA HANNO INZUPPATO IL BISCOTTO SULLA MILANO DA PIPPARE DI LACERENZA. IVI COMPRESO IL PALUDATO “CORRIERE DELLA SERA" CHE HA DEDICATO UNA PAGINATA DI INTERVISTA AL "MOSTRO", CON VIRGOLETTATI STRACULT (“LA SCOMMESSA DELLE SCOMMESSE ERA ROMPERE LE NOCI CON L’UCCELLO, VINCEVO SEMPRE!”) - ORA, A SCANDALO SCOPPIATO, I TRASH-PROTAGONISTI DELLE BALORDE SERATE MILANESI SPUNTANO COME FUNGHI TRA TV E GIORNALI. SE FILIPPO CHAMPAGNE È OSPITE DI VESPA A “PORTA A PORTA”, GILETTI RADDOPPIA: FILIPPO CHAMPAGNE E (DIETRO ESBORSO DI UN COMPENSO) LA ESCORT DAYANA Q DETTA “LA FABULOSA”… - VIDEO

andrea scanzi

DAGOREPORT - ANDREA SCANZI, OSPITE DI CATTELAN, FA INCAZZARE L’INTERA REDAZIONE DEL “FATTO QUOTIDIANO” QUANDO SPIEGA PERCHÉ LE SUE “BELLE INTERVISTE” VENGONO ROVINATE DAI TITOLISTI A LAVORO AL DESK: “QUELLO CHE VIENE CHIAMATO IN GERGO ‘CULO DI PIETRA’ È COLUI CHE NON HA SPESSO UNA GRANDE VITA SOCIALE, PERCHÉ STA DENTRO LA REDAZIONE, NON SCRIVE, NON FIRMA E DEVE TITOLARE GLI ALTRI CHE MAGARI NON STANNO IN REDAZIONE E FANNO I FIGHI E MANDANO L'ARTICOLO, QUINDI SECONDO ME C'È ANCHE UNA CERTA FRUSTRAZIONE” - “LO FANNO UN PO’ PER PUNIRMI” - I COLLEGHI DEL “FATTO”, SIA A ROMA CHE A MILANO, HANNO CHIESTO AL CDR DI PRENDERE INIZIATIVE CONTRO SCANZI - CHE FARA’ TRAVAGLIO? - LE SCUSE E LA PRECISAZIONE DI SCANZI - VIDEO!