L'UOMO CHE HA FREGATO NETFLIX - L'INCREDIBILE VICENDA DI CARL RINSCH E LA SUA SERIE "CONQUEST", PAGATA 55 MILIONI DI DOLLARI DALLA PIATTAFORMA STREAMING MA CHE NON VEDRA' MAI LA LUCE DOPO CHE IL REGISTA SI È MAGNATO IL BUDGET IN AUTO, CRIPTOVALUTE, VESTITI - RINSCH, CONSIDERATO UN "ENFANT PRODIGE", AVEVA DIRETTO IL FILM "47 RONIN" CHE NONOSTANTE UN BUDGET DA 175 MILIONI E UN CAST STELLARE, È STATO UN FLOP CLAMOROSO - LA SUA FAMA LO PRECEDEVA PER IL SUO CARATTERACCIO, GLI SCAZZI E LA DIPENDENZA DA ANFETAMINE, MA NONOSTANTE CIO', NETFLIX HA DECISO DI...
Estratto dell'articolo di Fabrizio Accatino per www.lastampa.it
La più grandiosa serie che Netflix abbia mai prodotto è “Conquest” di Carl Rinsch. 13 episodi della durata di 2 ore l’uno, 55 milioni di budget, set sparsi per il mondo, da Budapest a Montevideo, fino a San Paolo. Ma, appunto, non è mai stata prodotta. Netflix l’ha pagata tutta, senza ottenere nemmeno un minuto di girato. E per scoprire alla fine di essere stata truffata dal regista. È una storia assurda, rivelata dal New York Times nelle pagine di business.
[…] Carl Rinsch […]nel 2012 ha 32 anni e a Hollywood lo considerano un predestinato. […] è anche noto per i suoi modi quantomeno eccentrici: ama raccontare storie favolistiche sulla sua infanzia, dice di essere figlio di una spia (in realtà il padre è un agente assicurativo), quando viveva all’Huntley Hotel di Santa Monica aveva chiesto al personale di coprire con lenzuoli bianchi ogni centimetro quadrato della sua stanza.
La grande occasione arriva quando la Universal gli mette in mano “47 Ronin”. […]. Le premesse per il successo ci sono tutte, dal budget stratosferico (175 milioni di dollari) a una star di prima grandezza come Keanu Reeves. Le cose non vanno come si sperava. “47 Ronin” esce negli Stati Uniti il giorno di Natale del 2013, ma gli incassi sono un bagno di sangue. Variety lo includerà nella lista dei film più fallimentari dell’anno.
Misteriosamente, il credito di Rinsch presso gli studios resta intatto. Insieme alla moglie, la modella uruguayana Gabriela Rosés Bentancor, mette in cantiere una serie di fantascienza. Si intitola “White Horse”, […]Come soci di produzione trova la 30West di Dan Friedkin, più Keanu Reeves, suo amico dai tempi di “47 Ronin”. Con il denaro fresco monta sei brevi episodi, dai quattro ai dieci minuti l’uno, da mostrare ai potenziali acquirenti.
Siamo nel 2017, all’apice della grandeur delle piattaforme streaming, e per “White Horse” si scatena un’asta. Vi partecipano Amazon, Hbo, Hulu, Netflix, Apple e YouTube. […] Sul filo di lana la spunta Netflix, che nel progetto crede molto e spera di replicare il successo del franchise di “Stranger Things”. Viene sottoscritto un contratto da 61 milioni di dollari, che garantisce a Rinsch e signora un coinvolgimento in eventuali sequel e spin-off. Soprattutto – rarità assoluta – Netflix concede al regista il sospirato “final cut”, l’approvazione sul montaggio finale. La serie cambia nome e diventa “Conquest”.
In tutta questa munificenza, la piattaforma trascura alcuni indizi su Rinsch che si riveleranno fondamentali. Il primo è che a livello caratteriale si è fatto una pessima fama, arrivando quasi alle mani con il produttore di “47 Ronin”. Il secondo è che tutti sanno che si imbottisce di anfetamine per (autocertificati) problemi di autismo e deficit dell’attenzione. Il terzo è che la sceneggiatura semplicemente non esiste. Durante le riprese la situazione degenera. Gli scoppi di violenza di Rinsch verso la moglie diventano frequenti, in Brasile devono intervenire i sindacati locali per maltrattamenti alla troupe, tra scenate, imprecazioni, minacce. In Ungheria resta sveglio per diversi giorni di fila, dopo l’assunzione di medicinali che tra gli effetti collaterali presentano mania, delirio, psicosi.
Invano la moglie cerca di convincerlo a entrare in riabilitazione. […] Siamo nel marzo 2020, è arrivato il Covid. Per “Conquest” Netflix ha già speso 44 milioni di dollari, ma il regista ne vuole altri. Intanto, con la prima stagione in alto mare, Rinsch inizia a scrivere la seconda. Per non restare con un pugno di mosche, Netflix si piega e versa ulteriori 11 milioni, subordinati alla clausola di poter leggere e approvare la sceneggiatura.
Invece di far ripartire la macchina produttiva, Rinsch quei soldi li spende per sé. Investe in parte in azioni rischiosissime (perdendo), in parte in criptovalute (guadagnandoci 27 milioni). Poi si dà alle spese folli: cinque Rolls Royce, una Ferrari, un orologio Vacheron Constantin da quasi 400mila dollari, oltre a svariati milioni in arredamento di lusso e abiti firmati. La sua salute mentale peggiora ancora. Manda messaggi incomprensibili ad amici e conoscenti (compresa l’executive di Netflix), si convince di poter prevedere fulmini ed eruzioni, denuncia oscuri complotti dietro al coronavirus, indica alla moglie gli aerei nel cielo definendoli forze organiche venute a salutarla.
Impotente, Netflix chiede a Gabriela almeno di poter vedere il girato, ma lei si rifiuta per timore di ritorsioni del marito. Pochi giorni dopo chiederà il divorzio. Il 18 marzo 2021 alla piattaforma non resta che dichiarare la produzione della serie ufficialmente cancellata. […] Ma non finisce così. È addirittura il regista a citare Netflix perché – sostiene – gli è debitrice di altri 14 milioni, con la piattaforma che lo accusa di estorsione. […]
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