dagospia dago soprannomi

''LA VERITÀ'' CELEBRA I 18 ANNI DI QUESTO DISGRAZIATO SITO ATTRAVERSO I SUOI SOPRANNOMI - ''PIERFURBY VALE PIÙ DI UN CURRICULUM, LA DUCIONA È MEGLIO DI UNA FOTO DI ALESSANDRA MUSSOLINI, MARIA LA SANGUINARIA CI DICE DELLA COMPETITIVITÀ DELLA DE FILIPPI PIÙ DELL'AUDITEL. LA FURIA DI BERTY-NIGHTS, LA RUGGENTE SANTADECHÉ, IL MOLLE AGIATO, FLEBUCCIO DE BORTOLI, MARPIONNE E BELLA NAPOLI. LUNGA VITA A DAGOSPIA…''

 

 

Giorgio Gandola per ''la Verità''

 

Oggi rischierebbe l' incriminazione, un bell' avviso di garanzia per vilipendio recapitato a casa dai carabinieri a cavallo. E Roberto D' Agostino ci riderebbe pure sopra, come quando inventò il folgorante Bella Napoli per il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, uno dei mille soprannomi che denudano il potere e fanno partire i cachinni del popolino divertito per lo spettacolo cafonal di chi, quei nomignoli, s' è meritato.

I SOPRANNOMI DI DAGOSPIA

 

Un soprannome di Dagospia non si vince, si commina come una sanzione o come un premio Nobel per la Letteratura; un soprannome di Dagospia diventa più vero del nome e sostituisce facilmente un corsivo di cinquanta righe di quelli che finiscono inutilmente in fondo alle prime pagine dei giornaloni da messa cantata.

 

Perché Pierfurby vale più del curriculum politico sinusoidale di Pier Ferdinando Casini (una vita a passare da destra a sinistra con la disinvoltura di Ivan Perisic ai mondiali di calcio); perché la Duciona rappresenta la verve popular di Alessandra Mussolini meglio di una foto in primo piano; perché Maria la Sanguinaria ci dice della competitività di Maria De Filippi sul set più di un elenco di programmi rivali massacrati con l' audience.

 

Così, nel diciottesimo anno di vita del sito web più cool della politica mediatica italiana, vale la pena celebrare il neomaggiorenne come a una festa di paese, con salamella, vino rosso e un soprannome ad hoc. Uno al minuto, uno per ogni vip felice di essere preso a schiaffi. Si parte da lontano. Ricordate Italo Bocchino, il politico che seppellì Alleanza Nazionale con le sue rivelazioni?

 

roberto d agostino (2)

Era il Becchino. E Gianfranco Fini, sua più illustre vittima, aveva nomignoli double-face: Gianmenefrego prima dello scontro con Silvio Berlusconi e Gianmenepento dopo. Con i Tullianos (come i Sopranos) sullo sfondo della locandina.

 

Per il Cavaliere non si parla di un soprannome ma di una collezione che ripercorre le ere geologiche del suo splendore guatemalteco. D' Agostino parte con Quarzo potere («Era bello e lucido»), continua con Papi (per la verità il copyright fu di Noemi Letizia), entra nella modernità con Cainano e chiude con Banana di Hardcore nel periodo delle cene eleganti.

 

Siamo davanti a perle di sublime irriverenza, come Aledanno per l' ex sindaco di Roma, Gianni Alemanno. O come Walter Ego, che toccava nel vivo l' autoreferenzialità cinematografica di Walter Veltroni, ma anche la sua subalternità politica a chiunque altro. Il nomignolo a cui D' Agostino è più affezionato è il Mortadella riferito a Romano Prodi, assurto a vette himalaiane di popolarità.

torta dagospia 18

 

Ma uno dei più feroci è Berty-Nights, undici lettere con trattino in mezzo che hanno distrutto Fausto Bertinotti, comunista da night club, l' unico incapace di trattenersi. Infatti si arrabbiò moltissimo. E allora il perfido Dago battezzò anche la moglie: Sora Lella.

I soprannomi sono la rivincita del popolo. Il primo, D' Agostino lo sentì in una notte da osteria fra cinematografari di Cinecittà.

 

Era dedicato a Sergio Leone: Francis Ford Caccola.

FIORELLO DAGO DAGOSPIA ROBERTO D AGOSTINO

Vai col tango. Ecco Daniela Santadechè ruggente con la collezione di tacchi 12; Simona Ventura la Mona con i naufraghi dell' isola dei famosi (Morti di fama); la Gruber, Lillibotox per il viso superlevigato; Bruno Vespa che diventa Sultano del Bruneo; Emilio Fedele, basta la parola; Ferruccio de Bortoli ribattezzato Flebuccio per l' aria british e il colorito pallido, da redazione. E poi Alfonso Signorini (Alfonsina la pazza), Michele Santoro (Sant' Euro per i cachet), Roberto Benigni (Johnny Stracchino); Adriano Celentano (Il Molle agiato), Zucchero (Dietor) fino ad Antonella Clerici (la Forza dell' intestino).

 

C' è qualcosa di breriano in queste pennellate, anche se la crassa verve trasteverina prevale sul nebbioso romanticismo del vate padano del pallone. Rombo di Tuono (Gigi Riva), l' Abatino (Gianni Rivera), Gazzosino Oriali, Schizzo Tardelli, il Bell' Antonio Cabrini, Pantegana Klinsmann, lo Sciagurato Egidio (Calloni) avevano una loro raffinatezza letteraria che il vocabolario di D' Agostino non contempla perché ritenuta del tutto fuori luogo nel mondo fangoso della politica e dell' economia. Il primo scoop di Dagospia, sito inventato in una sera romana davanti a una pizza Margherita su consiglio di Barbara Palombelli (il cui marito Francesco Rutelli sarà per sempre Franciasco, da slang pariolino), è nel mito.

DAGOSPIA BLOCCATO IN AEROPORTO PER NUDITA

 

Il protagonista fu Franco Tatò, allora amministratore delegato dell' Enel, in corsa per acquistare Telemontecarlo e regalare la poltrona da direttore di rete alla giovane compagna.

 

Titolo del servizio di Dago: «Sonia Raule, dal materasso alla rete».

Avanti tutta con un' intera classe dirigente fotografata di spalle o di nascosto mentre si mette le dita nel naso. I big della finanza non hanno scampo. Luca di Montezemolo diventa Luchino di Monteparioli, poi Scarpe Diem, Libera e bella, infine Monteprezzemolo.

L' ex ad della Rai, Flavio Cattaneo, è immancabilmente Kit Cat. Vittorio Colao, mago delle ristrutturazioni vincenti, non può che chiamarsi Colao Meravigliao. Diego Della Valle è lo Scarparo a pallini. E Sergio Marchionne, capace di convincere anche Barack Obama della superiore tecnologia della Punto diesel, sarà per sempre Marpionne.

 

Manca qualcuno? «Quelli che non contano», risponde D' Agostino, avvolto nella sua raffinatezza alternativa, circondato da dischi in vinile, scaffali di libri e quadri d' arte contemporanea alle pareti, come da memorabile descrizione abitativa di Giampiero Mughini. Con Achille Bonito Oliva e Alberto Arbasino a fungere da spiriti guida.

Se ne andò 18 anni fa dall' Espresso, emarginato perché aveva osato dire che «l' Avvocato Agnelli portava sfiga».

 

vincino 15 anni dagospia

Oggi è a modo suo un maître à penser. Lunga vita a Dagospia, ai suoi nomignoli e a un ragazzo di 70 anni mai sfiorato dalle cupezze infernali della destra (cit. da Louis Ferdinand Céline) né dal cretinismo planetario della sinistra (cit. da Mario Vargas Llosa). Quindi più capace di molti altri di guardare l' orizzonte e distinguere le nuvole in viaggio dalle vele dei conquistadores. Fu il primo a bocciare Mario Monti per le sue politiche recessive; lo chiamò Rigor Montis. Ci siamo andati vicino.

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