dago

''LA VERITÀ'' DI DAGO - ''SE ALLE EUROPEE I 5 STELLE SCENDONO AL 20% STACCHERANNO LA SPINA AL GOVERNO. HA RAGIONE BEPPE GRILLO QUANDO DICE CHE SONO GENTE DI OPPOSIZIONE - ELEZIONI A PARTE, IO VEDO SOLO IL NODO ECONOMICO SULLA STRADA DEL GOVERNO. QUESTA MI PARE GENTE CHE PREPARA VIAGGI ALLE MALDIVE CON IL BIGLIETTO DEL METRO - BERLUSCONI AFFIDERÀ FORZA ITALIA NELLE MANI DI URBANO CAIRO. CI SARÀ UN PO' DI MANFRINA, MA FINIRÀ COSÌ'' - IL 7 MARZO TORNA ‘’DAGO IN THE SKY’’

Federico Novella per ''La Verità''

Dago a Cartabianca

 

«Quante telefonate ricevo ogni giorno? Lascia perdere. Il mio orecchio lo cederò alla banca degli organi. Non ce la faccio più».

Roberto D' Agostino, il padre del sito di retroscena Dagospia, la portineria elettronica più ascoltata d' Italia - per usare una definizione del fondatore - attinge alla sue fonti per pronosticarci il futuro.

 

«Vuoi che faccia l' oroscopo? Dopo il 26 maggio ci sarà l' Apocalisse».

 

Come sarebbe?

«Se alle europee i 5 stelle scendono al 20% staccheranno la spina al governo. Ha ragione Beppe Grillo quando dice che sono gente di opposizione, non sono pronti per la cosa pubblica perché non hanno radicamento sul territorio, l' abbiamo visto alle regionali.

SALVINI DI MAIO SARDEGNA BY MACONDO

Elezioni a parte, io vedo solo il nodo economico sulla strada del governo».

 

Cioè far tornare i conti.

«E certo. Questa mi pare gente che prepara viaggi alle Maldive con il biglietto della metropolitana. Devono recuperare decine di miliardi tra Iva, reddito di cittadinanza e quota 100. Quando vuoi dare una mano a chi non ha mezzi, i conti della serva li devi fare».

 

Quindi non sarà lo spread ad affossare il governo?

SALVINI DI MAIO SARDEGNA BY MACONDO

«No, ti parlo proprio di conti. Silvio Berlusconi è un' altra storia: fu colpito dallo spread perché potevi mandarlo via solo per via finanziaria o giudiziaria.

Hanno messo insieme le due cose e l' hanno fatto fuori».

 

Ma quindi Beppe Grillo sostiene ancora Luigi Di Maio?

«Ma sì, perché è l' unico tra i piedi ancora presentabile».

 

E Alessandro Di Battista, che fine ha fatto?

«Il Che Guevara de Roma Nord? Ha fatto così tanti danni che l' avranno rispedito in Guatemala a giocare a calcetto. È chiaro che se stiamo tra amici, al bar, possiamo recitare la parte di Lenin e cambiare il mondo, ma la Realpolitik è un' altra cosa».

 

BEPPE GRILLO LUIGI DI MAIO ALESSANDRO DI BATTISTA

Ti appassiona il caso Giulia Sarti?

«Da morire. Quando scoppiò la polemica delle quote non pagate, Di Maio salvò solo due femmine avvenenti, Giulia Sarti e Barbara Lezzi. Come mai la Sarti è stata caldeggiata per la commissione Giustizia? Qual è il ruolo del fidanzato? Chi ha hackerato le sue foto? Forse una vendetta? Insomma, c' è ancora molto da raccontare. E adesso che nella storia ci è finito dentro pure il Rasputin di Palazzo Chigi».

 

Chi sarebbe?

«Rocco Casalino no? È tutto ancora più avvincente, adesso».

 

Ma se si chiude l' avventura gialloverde, dopo che succede?

GIULIA SARTI LE IENE

«Si torna a un normale bipolarismo con maggioranza e opposizione. Ci ha messo un po' di tempo a capire il concetto, ma adesso ci è arrivato anche il presidente Sergio Mattarella. Non rispettò il sistema democratico, quando mise insieme due forze contro natura: Lega e 5 stelle».

 

Cosa avrebbe dovuto fare?

«Tentare un governo di centrodestra».

 

Ma i tempi sono maturi perché il Quirinale incoroni Matteo Salvini premier?

GIULIA SARTI

«L' incarico è sicuro. Ci sono segnali evidenti. Pensa al viaggio a Londra che è stato richiesto - e sottolineo richiesto - al sottosegretario Giancarlo Giorgetti: è andato a dire alla comunità internazionale che la Lega è affidabile e non avventurista. Poi, per dare un segnale di distensione alla Francia, Salvini si prepara a rompere con Marine Le Pen. E intanto si schiera con il filoamericano Juan Guaidó in Venezuela. Metti insieme tutto».

 

Intendi dire che Salvini abbandonerà i toni sovranisti, smetterà la divisa e indosserà la cravatta?

Salvini e Mattarella

«È obbligatorio. D' altronde in discoteca ti vesti in un modo, in chiesa in un altro».

 

Qual è il futuro di Forza Italia?

«Berlusconi si è rafforzato con il voto in Sardegna, tutti aspettavano un dato più basso. Lui sta lottando per tenere in vita la sua creatura politica, e pretende sostegno. Poi, prossimamente, la affiderà nelle mani di Urbano Cairo. Ci sarà un po' di manfrina, ma finirà così».

 

Dicevi che Matteo Renzi sarebbe tornato a Rignano «a giocare a flipper con Luca Lotti».

MATTEO RENZI E MARIA ELENA BOSCHI

«Il problema di questi ragazzi baldanzosi è che pensano che il potere sia a Palazzo Chigi. Mentre il potere vero ce l' ha la macchina dello Stato, cioè quelli che ti spediscono a Palazzo Chigi, o alla Rai, o a Fincantieri. Per dire: se Renzi piazza un vigile urbano di Firenze all' ufficio legislativo della presidenza del Consiglio, prima o poi lo fanno fuori. Lui poteva ascoltare certi segnali, ma ha tirato dritto: se l' è cercata».

 

Ti spaventa l' ondata populista?

«È una conseguenza della rivoluzione internettiana. Tutto ciò che ha travolto il mondo è dovuto alla Rete. Barack Obama ha vinto con Facebook, Donald Trump con Twitter, idem per la Brexit e per Jair Bolsonaro in Brasile. Noi abbiamo un movimento politico nato da un mouse grazie a un comico. Una volta Paolo Mieli mi disse che internet è come un borsello: una moda passeggera. Invece ha cambiato tutto: lavoro, politica, sesso, famiglia».

internet

 

Non ce ne rendiamo conto fino in fondo?

«La rivoluzione tecnologica che stiamo vivendo è paragonabile all' avvento della stampa a caratteri mobili di Gutenberg, quando la conoscenza si trasferì dagli imperatori al popolo, innescando poi il Rinascimento. Allo stesso modo, da quando l' informatico inglese Berners-Lee ha inventato il Web, è caduto un altro muro: ora si è sollevata la polvere e non siamo ancora in grado di mettere a fuoco il futuro».

 

Quali sono le opportunità?

INTERNET E TELEVISIONE

«Internet ti dà la possibilità di uscire dalla folla: dal noi all' io. Prima tutte le espressioni culturali erano imposte dall' alto: il cinema, l' arte, la politica. Oggi si è ribaltato tutto: non ci sono più i tg e i giornaloni, quelli che fanno cadere i governi e dettano la linea. Siamo tutti attivi, anzi interattivi: hai il tuo sito, il tuo profilo, e dici quello che vuoi».

 

Spesso esagerando.

«Certo, i social possono essere cattivi, volgari, maleducati, ma quello è solo un problema di assestamento: i grandi cambiamenti mica si completano dalla mattina alla sera».

 

Il 7 marzo tornerai in onda con Dago in the Sky, dove affronti le incognite della rivoluzione digitale.

anteprima di dago in the sky (2)

«Sicuramente è una rivoluzione che sconvolge anche il linguaggio televisivo. Pensiamo a Netflix: in pochissimo tempo ha reso quasi irrilevante il vecchio sistema hollywoodiano. Quindi provo a fare una tv contemporanea, mentre quella di oggi è ferma al Novecento».

 

È difficile intercettare le nuove generazioni?

«Ho un figlio di 23 anni, fa parte di questa generazione zeta che è stata svezzata dai videogiochi, più che dalla tv. Me ne occuperò nella prima puntata di Dago in the Sky. Ci siamo mai chiesti perché l' industria dei videogame ha un fatturato superiore al cinema e alla musica messi insieme? Non è più nicchia, ma mainstream».

 

Come mai?

THE ART OF VIDEOGAMES MOSTRA ALLO SMITHSONIAN DI WASHINGTON

«Perché nell' arte del videogame ci trovi dentro tutto: design, musica, cinema d' animazione, arte surrealista. Ed è un' espressione della contemporaneità, perché richiede interazione, e anche il coraggio di prendersi dei rischi, tra cui quello di perdere la partita. È un romanzo di formazione della vita».

 

Con Dagospia sei stato tra i primi ad aver intuito le potenzialità della rete.

«In effetti l' ho fondato nell' anno 2000. Quando non esistevano Google né i social network. Mi dicevano che ero sfigato perché scrivevo cose sulla rete e non sui giornali. Mi davano del fallito. Oggi tutti sono costretti a fare come me, se vogliono essere influenti».

 

INTO THE PIXEL MOSTRA DI ARTE DEDICATA AI VIDEOGAMES

Sesso e politica sono ancora legati?

«Sì, ma non dovrebbero. Da Kennedy, a Mitterrand, a Kohl, chi ha accostato le due cose ha avuto una fine ingloriosa. Da questo punto di vista il buon politico dovrebbe fare davvero il democristiano».

 

Ti sei fatto più amici o più nemici?

JF KENNEDY E MARILYN MONROE

«Sai, è difficile oggi coltivare rapporti profondi. Un amico è un fiore che devi innaffiare ogni giorno. È come uno sposalizio. Quindi per me due o tre amici, autentici, bastano e avanzano. Poi ci sono anche i nemici, quelli che spesso vado a punzecchiare: ma d' altronde se avessi cercato l' amore a prescindere non avrei fatto questo mestiere».

 

E quindi tra dieci anni sarai ancora qui ad intercettare i rumors?

«E che ne so. Ho già 70 anni. Chi lo sa se starò ancora qua e in quali condizioni. Per avere l' energia giusta, non basta mica il codino e il tatuaggio».

 

A proposito, da dove arriva questo look?

Dago dal tatuatore Gabriele Donnini - foto Gilda Aloisi per Rolling Stone

«Sono sempre stato intriso di cultura beat, il mio idolo era Keith Richards dei Rolling Stones. Gli anni 60 erano un periodo formidabile: ogni giorno usciva un disco, un film, un libro pazzesco. Oggi vai al cinema e in libreria, e non trovi mai nessuna novità. Abbiamo esaurito la creatività. Siamo tutti occupati a smanettare con la tecnologia: l' unica cosa che leggiamo sono i libretti d' istruzioni».

 

Dago dal tatuatore Gabriele Donnini - foto Gilda Aloisi per Rolling Stone

Perché dici che Dagospia ti ha messo «la panna sull' esistenza»?

«Perché con quel sito la mia vita è cambiata. Ho compreso i miei errori, dovuti alla mancanza di volontà. Ho compreso che è inutile vantarsi delle proprie qualità se poi non le metti sul tavolo e inizi a lavorare. Ho compreso che è troppo facile lamentarsi e dare la colpa agli altri. Insomma ho trovato il coraggio di essere autarchico. Non è stato facile: ma del resto quelli che realizzano un' impresa non vanno mai in discesa, no?».

 

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