barbie

BARBIE, NESSUNO, CENTOMILA – FENOMENOLOGIA DELLA BAMBOLA DIVENTATA ICONA POP. NATA NEL 1959 E SOPRAVVISSUTA AL SUO STEREOTIPO, ORA SBANCA I BOTTEGHINI MONDIALI CON UN FILM CHE LANCIA MESSAGGI NEOFEMMINISTI – LUCA BEATRICE: “BARBIE ARRIVA INSIEME ALLA POP ART. E DI QUEL MONDO, ZUCCHEROSO, IPERREALISTA, COLORATISSIMO, DIVENTA TRA LE MASSIME ESPRESSIONI. MA NEI DECENNI, NON SI FERMA, SI EVOLVE, CAMBIA RADICALMENTE I MODELLI. COME PINOCCHIO, NON HA ETÀ...

Estratto dell’articolo di Luca Beatrice per “Libero quotidiano”

 

margot robbie in versione barbie 1

Tra le avanguardie del secondo '900 la Pop Art resta la più longeva, quella che non ha ancora esaurito il suo percorso storico, anzi, e infatti il termine viene ancora usato per indicare opere, oggetti, immagini, film e quant'altro abiti nella zona di confine tra cultura di massa e prodotto con ambizioni estetiche, dalle caratteristiche subito individuabili per forma, colore, contenuto, riferimenti visivi.

 

Nata in Inghilterra nel 1956, la cultura pop si diffonde simultaneamente in tutto l'occidente ma deve il successo planetario all'americanizzazione; la Pop è infatti la prima arte autenticamente a stelle e strisce, la prima a non avere debito alcuno con il vecchio continente ea imporsi come la forma del nuovo che esplode negli anni '60.

Ken e Barbie

 

Tra i tanti oggetti che contraddistinguono questa rivoluzione socioculturale c'è anche lei, la Barbie, commercializzata da Mattel a partire dal marzo 1959, proprio mentre Andy Warhol (che ne farà un ritratto dei suoi nel 1985) si sta affermando insieme a Roy Lichtenstein e agli altri pittori pop.

 

Da quel momento le vecchie bambole di pezza vanno in soffitta, rifiutate dalle bambine che vogliono un giocattolo nuovo, alla moda, che indossa abiti moderni e imita un nuovo modello di donna specchio del consumismo e del benessere.

 

Il successo è planetario e giunge in Italia in tempo pressoché reale, nel 1964, stesso anno in cui gli artisti pop americani sbarcano alla Biennale di Venezia, che i critici più intransigenti interpretarono come l'esplicito segnale dell'avvenuta colonizzazione culturale.

 

barbie il film 2

Di quel mondo pop, zuccheroso, iperrealista, coloratissimo con un pantone di rosa come non si era mai visto, Barbie diventa tra le massime espressioni, ma negli anni, anzi nei decenni, non si ferma, si evolve, cambia radicalmente i modelli e assume le criticità dei tempi, prendendone le identità multiple che superano l'archetipo rimasto a lungo nell'immaginario -capelli biondi lunghi, abbigliamento cool, femminilità spiccata- e diventano altro, fino a correre il rischio dell'invisibilità.

 

Barbie è uno, nessuno, centomila sa fare tante cose ma quale sia il suo vero mestiere non lo sappiamo, si afferma nel lavoro perché è brava a sentire lei, ama gli animali e non i bambini, ha una lunga storia con il fidanzato storico Ken da cui decide di separarsi e nel 2004 e infatti al tempo girava questa battuta, compra la Barbie separata perché ha l'auto di Ken, la casa di Ken, i gioielli che le regalò Ken...

margot robbie barbie 4

 

Come guest star ha partecipato a una mezza dozzina di film, però la prima biografia dedicata completamente a lei è proprio questa dell 'estate 2023, un film uscito in Italia il 20 luglio che sta andando benissimo come in tutti i paesi in cui viene proiettato.

 

Diretto da Greta Gerwig, attrice e regista oggi molto influente a Hollywood che ne ha scritto il soggetto insieme al compagno Noah Baumbach, interpretato da Margot Robbie, il film di Barbie è stato letto come una parabola del neofemminismo nella chiave dell'indispensabile politicamente corretto.

 

[…]

barbie

 

Tutto ciò che discende dalla cultura degli anni '60 finisce nel tritacarne dello stereotipo, messo in crisi da una lettura contemporanea che tiene conto della disidentità dei generi -il Ken di Ryan Gosling è in procinto di un coming out mai esplicitato eppure alquanto probabile- dei pensieri di morte che si traducono nel terrore dei piedi piatti e nei cenni di cellulite. Fuggire da un universo perfetto, eppure asessuato e senza figli, Barbie atterra nel mondo reale, pur sempre la California, dove al posto dei tacchi a spillo ci sono le Birkenstock che restano brutte anche se rosa.

 

margot robbie barbie 5

[…]Le ragazzine cosplayer, che per assistere alla proiezione si vestono come Barbie, probabilmente si aspettavano un film diverso, meno teoricamente su domande quali la posizione della donna nella società contemporanea, l'evidente crisi del maschio, la fine del patriarcato, un'opera più leggera, non così densa e impegnata.

 

Parla molto alle adolescenti ma questa Barbie continua a non avere età, cioè è genericamente giovane allo stesso modo in cui Pinocchio è sempre stato un burattino e quando diventa bambino la parabola finisce perché non è più interessante.

 

La bambola Ken

Barbie al cinema è, soprattutto, la prova che la cultura pop si trasforma continuamente, si evolve, sceglie nuove forme, nuovi modelli, e dietro all'apparenza ha sempre celato un'anima critica. Soffermarsi sul rosa rococò sarebbe un errore, Barbie è l'archetipo divenuto stereotipo ed è forse questa la ragione principale del successo del film. Metafisico, sospeso dallo spazio e dal tempo, cammina su autostrade colorate e atterra sulla West Coast, dove si fanno discorsi progressisti sotto la collina di Hollywood la cui regola fondamentale resta comunque il profitto.

barbie il film 5la barbie transgender la linea fashionistas di barbie BARBIE CON LA SINDROME DI DOWN barbie con apparecchio acustico e ken con la vitilligine la barbie transgender Ryan Gosling nei panni di Kenbarbie il film 4barbie il film 6

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