NUOVO CINEMA ROMA - FIATO ALLE TROMBETTE! IN ARRIVO NEL CDA DEL FESTIVAL L’EX FASCIO RONGHI, MARCHIO FINALE DELLA MAL-DESTRA POLVERINI SUL FESTIVAL - IN PISTA IL DUPLEX MULLER-FERRARI, GRAZIE A UN QUARTETTO BIPARTISAN (POLVERINI, ALEMANNO, ABETE, TOZZI) CHE HA UCCELLATO BETTINI E VELTRONI, ADESSO SDE-RENATA POTRÀ SCUCIRE MONETA: DA DUE ANNI LA REGIONE LAZIO NON VERSA NELLE CASSE DEL FESTIVAL UN SOLO EURO E CI SAREBBE UN BUCO DI BILANCIO DI 1 MLN E 300 MILA € - …

Malcom Pagani per il "Fatto quotidiano"

Camerata Salvatore Ronghi? Presente. Dal 2010 nella Regione governata da Renata Polverini dove da segretario generale, in omaggio all'antica militanza nel Msi e nella Ugl, Ronghi percepisce 190.000 euro lordi l'anno. E ora, grazie all'amica di una vita, anche nel Cda della "Fondazione Cinema per Roma" dove, si intuisce dalla nomina, la competenza è tutto. Dal curriculum di Ronghi "non disponibile" sul sito istituzionale, ma comunque "pubblico" per aver attraversato lungo l'arco di un trentennio la politica napoletana (fu anche vicepresidente regionale) non emergono particolari afflati verso Kubrick o Scorsese.

Semplicemente, Ronghi non si è mai occupato di cinema. Nelle recenti sortite elettorali nell'Agro Pontino a favore del candidato Sindaco di Minturno però, arringava idealista: "Non è più tempo di guardare a destra sinistra o centro, ma al bene della propria terra". Parlava di se stesso. Di una logica mutuata nel tempo. Di un sistema. La manifestazione nata per essere stendardo elettorale di Veltroni e ora passata nelle mani della destra, corre infatti sdraiandosi su logiche uguali e contrarie a quelle già esplorate dal Centrosinistra.

Così nel primo Cda convocato dal neopresidente Paolo Ferrari per lunedì prossimo, al punto numero tre dell'ordine del giorno spicca, anche per il linguaggio usato, la totale abdicazione del consesso alle cambiali pretese dalla coppia Alemanno-Polverini. "Presa d'atto della nomina da parte della regione del Consigliere Salvatore Ronghi". Nero su bianco.

Comune e Regione infatti finanziano un circo costosissimo (circa 15 milioni, molto più dell'omologo veneziano), fornendo circa un quinto della cifra complessiva. Però la memoria del Governatore laziale va a corrente alternata. Non dimentica di aiutare economicamente i sodali (Emiliano Fittipaldi dell'Espresso scoprì che anche la moglie di Ronghi, Gabriella Peluso, dirigente capo per la "Verifica e l'attuazione delle politiche regionali e del programma di governo" venne assunta in Regione sette mesi fa strappando il consorte - con "soli" 122.000 euro di soldi pubblici - allo strazio della solitudine), ma smarrisce rapidità, zelo e prontezza, quando si tratta di erogare denaro in presenza di patti scritti e controfirmati.

Così da circa due anni la Regione Lazio non versa nelle casse del Festival un solo euro. Oltre al credito vantato nei confronti della Polverini (per ora l'insolvenza è coperta dalle banche) la rassegna romana piange per un non precisato buco di bilancio che alcuni definiscono "voragine". Un milione e trecentomila euro. Esiste comunque un urgente problema di liquidità. Lo stesso che spinge Ferrari, prudentemente, ad apporre nell'Odg del 12 marzo la parola "rinvio" alla voce "bilancio previsionale".

Dopo aver minacciato disimpegno e taglio dei fondi se la soluzione Müller non fosse stata adottata, Renata Polverini ha per ora cambiato solo due consonanti. Da Rondi a Ronghi, senza percepibili esborsi. In attesa che la falla milionaria venga riempita, all'ex presidente Rondi 91enne (comunque consolato dall'incredibile incarico di "Commissario straordinario della Siae" gentile dono di Gianni Letta) viene riservato l'ultimo affronto.

Rondi lasciò a fatica la poltrona il 24 febbraio, nell'imminenza del Cda, parlando a titolo personale e dimettendosi senza nessuna ratifica ufficiale e senza che (forma e sostanza coincidono) il Consiglio si aprisse per ratificarne l'addio. Ferrari lo ignora e nella sua prima convocazione mette in discussione l'approvazione del "verbale n. 32". Verbale che non c'è e se fosse stato trascritto integralmente racconterebbe con graffi inauditi le verità raccontate quel giorno da un Rondi improvvisamente consapevole.

"Il ricatto" legato al mancato stanziamento del denaro che il critico sostenne di aver subito dal Presidente della Bnl Luigi Abete, main sponsor della non memorabile reunion d'ottobre all'Auditorium e la brusca, contestuale, convocazione nelle stesse ore da parte di Gianni Alemanno. Il sindaco lo invitò a farsi da parte, Rondi corse inutilmente a cercar protezione da Ornaghi e infine, si "sacrificò" a suo dire "per salvare la festa".

In attesa di risolvere il giallo, si conosce già il nome dell'assassino. La politica in fila, oggi come ieri, per occupare un angolo di tappeto rosso. Se Alemanno e Polverini esultano e Muller, comunque abile, manovriero e competente, regalerà loro un'imitazione di veltronismo fuori tempo massimo, uno specchio elettorale in cui rimirarsi e l'illusione di aver contribuito a portare mercato e stelle a Roma (Tarantino avrebbe già dato il suo ok), altri sperano in queste ore.

Lamberto Mancini, il direttore generale di Cinecittà Studios, ad esempio. Alemanno e Abete (che sogna di candidarsi a sindaco ma intanto, silente, nel ruolo di addetto stampa di Cinecittà Studios fa lavorare spesso e volentieri anche la sua compagna Desireé Colapietro Petrini) gli hanno assicurato il via libera.

Pare che Aurelio De Laurentiis (socio di Cinecittà insieme a Diego Della Valle) non sopporti Mancini e non ne piangerebbe l'esodo. L'interessato è pronto. Il conflitto d'interessi servito. Nuovo cinema Roma. Le mani sulla città. Dietro il sipario, le stesse logiche di ieri, riunite in assise plenaria, lunedì mattina, in Viale de Coubertin. Come diceva il barone: "L'onestà è un lusso che i ricchi non possono permettersi".

 

Renata Polverini e Salvatore RonghiRENATA POLVERINI con24 paolo ferrariMARCO MULLER GIANNI ALEMANNO LUIGI ABETE riccardo tozziGIAN LUIGI RONDI AURELIO DE LAURENTIISronghi

Ultimi Dagoreport

donald trump vladimir putin

DAGOREPORT – PUTIN NON PERDE MAI: TRUMP ESCE A PEZZI DALLA TELEFONATA CON “MAD VLAD”. AVEVA GIÀ PRONTO IL DISCORSO (“HO SALVATO IL MONDO”) E INVECE HA DOVUTO FARE PIPPA DI FRONTE AL NIET DEL PRESIDENTE RUSSO ALLA TREGUA DI 30 GIORNI IN UCRAINA – ZELENSKY COTTO E MANGIATO: “SE NON SEI AL TAVOLO DEL NEGOZIATO, SEI NEL MENÙ” – LE SUPERCAZZOLE DEL TYCOON SU IRAN E ARABIA SAUDITA E LA PRETESA DELL’EX AGENTE DEL KGB: ACCETTO IL CESSATE IL FUOCO SOLO SE FERMATE GLI AIUTI ALL’UCRAINA. MA TRUMP NON POTEVA GARANTIRE A NOME DELL’EUROPA – DOPO IL SUMMIT A GEDDA DI DOMENICA PROSSIMA CI SARÀ UNA NUOVA TELEFONATA TRA I DUE BOSS. POI L’INCONTRO FACCIA A FACCIA…

donald trump dazi giorgia meloni

DAGOREPORT! ASPETTANDO IL 2 APRILE, QUANDO CALERÀ SULL’EUROPA LA MANNAIA DEI DAZI USA, OGGI AL SENATO LA TRUMPIANA DE’ NOANTRI, GIORGIA MELONI, HA SPARATO UN’ALTRA DELLE SUE SUBLIMI PARACULATE - DOPO AVER PREMESSO IL SOLITO PIPPONE (‘’TROVARE UN POSSIBILE TERRENO DI INTESA E SCONGIURARE UNA GUERRA COMMERCIALE...BLA-BLA’’), LA SCALTRA UNDERDOG DELLA GARBATELLA HA AGGIUNTO: “CREDO NON SIA SAGGIO CADERE NELLA TENTAZIONE DELLE RAPPRESAGLIE, CHE DIVENTANO UN CIRCOLO VIZIOSO NEL QUALE TUTTI PERDONO" - SI', HA DETTO PROPRIO COSI': “RAPPRESAGLIE’’! - SE IL SUO “AMICO SPECIALE” IMPONE DAZI ALLA UE E BRUXELLES REAGISCE APPLICANDO DAZI ALL’IMPORTAZIONE DI MERCI ‘’MADE IN USA’’, PER LA PREMIER ITALIANA SAREBBERO “RAPPRESAGLIE”! MAGARI LA SORA GIORGIA FAREBBE MEGLIO A USARE UN ALTRO TERMINE, TIPO: “CONTROMISURE”, ALL'ATTO DI TRUMP CHE, SE APPLICATO, METTEREBBE NEL GIRO DI 24 ORE IN GINOCCHIO TUTTA L'ECONOMIA ITALIANA…

donald trump cowboy mondo in fiamme giorgia meloni friedrich merz keir starmer emmanuel macron

DAGOREPORT: IL LATO POSITIVO DEL MALE - LE FOLLIE DEL CALIGOLA DELLA CASA BIANCA HANNO FINALMENTE COSTRETTO GRAN PARTE DEI 27 PAESI DELL'UNIONE EUROPEA, UNA VOLTA PRIVI DELL'OMBRELLO MILITARE ED ECONOMICO DEGLI STATI UNITI, A FARLA FINITA CON L'AUSTERITY DEI CONTI E DI BUROCRATIZZARSI SU OGNI DECISIONE, RENDENDOSI INDIPENDENTI - GLI EFFETTI BENEFICI: LA GRAN BRETAGNA, ALLEATO STORICO DEGLI USA, HA MESSO DA PARTE LA BREXIT E SI E' RIAVVICINATA ALLA UE - LA GERMANIA DEL PROSSIMO CANCELLIERE MERZ, UNA VOLTA FILO-USA, HA GIA' ANNUNCIATO L'ADDIO ALL’AUSTERITÀ CON UN PIANO DA MILLE MILIARDI PER RISPONDERE AL TRUMPISMO - IN FRANCIA, LA RESURREZIONE DELLA LEADERSHIP DI MACRON, APPLAUDITO ANCHE DA MARINE LE PEN – L’UNICO PAESE CHE NON BENEFICIA DI ALCUN EFFETTO? L'ITALIETTA DI MELONI E SCHLEIN, IN TILT TRA “PACIFISMO” PUTINIANO E SERVILISMO A TRUMP-MUSK...

steve witkoff marco rubio donald trump

DAGOREPORT: QUANTO DURA TRUMP?FORTI TURBOLENZE ALLA CASA BIANCA: MARCO RUBIO È INCAZZATO NERO PER ESSERE STATO DI FATTO ESAUTORATO, COME SEGRETARIO DI STATO, DA "KING DONALD" DALLE TRATTATIVE CON L'UCRAINA (A RYAD) E LA RUSSIA (A MOSCA) - IL REPUBBLICANO DI ORIGINI CUBANE SI È VISTO SCAVALCARE DA STEVE WITKOFF, UN IMMOBILIARISTA AMICO DI "KING DONALD", E GIA' ACCAREZZA L'IDEA DI DIVENTARE, FRA 4 ANNI, IL DOPO-TRUMP PER I REPUBBLICANI – LA RAGIONE DELLA STRANA PRUDENZA DEL TYCOON ALLA VIGILIA DELLA TELEFONATA CON PUTIN: SI VUOLE PARARE IL CULETTO SE "MAD VLAD" RIFIUTASSE IL CESSATE IL FUOCO (PER LUI SAREBBE UNO SMACCO: ALTRO CHE UOMO FORTE, FAREBBE LA FIGURA DEL ''MAGA''-PIRLA…)

giorgia meloni keir starmer donald trump vignetta giannelli

DAGOREPORT - L’ULTIMA, ENNESIMA E LAMPANTE PROVA DI PARACULISMO POLITICO DI GIORGIA MELONI SI È MATERIALIZZATA IERI AL VERTICE PROMOSSO DAL PREMIER BRITANNICO STARMER - AL TERMINE, COSA HA DETTATO ''GIORGIA DEI DUE MONDI'' ALLA STAMPA ITALIANA INGINOCCHIATA AI SUOI PIEDI? “NO ALL’INVIO DEI NOSTRI SOLDATI IN UCRAINA” - MA STARMER NON AVEVA MESSO ALL’ORDINE DEL GIORNO L’INVIO “DI UN "DISPIEGAMENTO DI SOLDATI DELLA COALIZIONE" SUL SUOLO UCRAINO (NON TUTTI I "VOLENTEROSI" SONO D'ACCORDO): NE AVEVA PARLATO SOLO IN UNA PROSPETTIVA FUTURA, NELL'EVENTUALITÀ DI UN ACCORDO CON PUTIN PER IL ‘’CESSATE IL FUOCO", IN MODO DA GARANTIRE "UNA PACE SICURA E DURATURA" - MA I NODI STANNO ARRIVANDO AL PETTINE DI GIORGIA: SULLA POSIZIONE DEL GOVERNO ITALIANO AL PROSSIMO CONSIGLIO EUROPEO DEL 20 E 21 MARZO SULL'UCRAINA, LA PREMIER CERCHIOBOTTISTA STA CONCORDANDO GLI ALLEATI DELLA MAGGIORANZA UNA RISOLUZIONE COMUNE PER IL VOTO CHE L'ATTENDE MARTEDÌ E MERCOLEDÌ IN SENATO E ALLA CAMERA, E TEME CHE AL TRUMPUTINIANO SALVINI SALTI IL GHIRIBIZZO DI NON VOTARE A FAVORE DEL GOVERNO…