1. MEDIASET ALLA SBARRA: MARIA LA SANGUINARIA HA SCIPPATO IL FORMAT DI “AMICI”? 2. IL PRODUTTORE QUAGLIANO (CHE AVEVA LANCIATO ‘’REPORT’’) CHIEDE 500MILA EURO DI RISARCIMENTO PER IL “FURTO”: NEL 1998 PROPOSE A GIORGIO GORI ‘’LA SCUOLA IN DIRETTA’’: UNA GARA FRA DIECI ALUNNI CHE SI ESIBISCONO E VENGONO GIUDICATI DAL PUBBLICO 3. LE CARTE PRESENTATE DA QUAGLIANO RACCONTANO LA LUNGA TRATTATIVA CON IL DIRETTORE DI CANALE5 E SCODELLANO UNA MAIL DI GORI: “UNA VOLTA CHE AVRAI VISTO IL PROGRAMMA DELLA DE FILIPPI SENTITI LIBERO DI TUTELARE COME CREDI I TUOI DIRITTI” 4. LA DE FILIPPI, PER DUE VOLTE CONVOCATA IN TRIBUNALE, SI È NEGATA. ORA LA SENTENZA DI SECONDO GRADO, LA PRIMA PRO MEDIASET SENZA ASCOLTARE I TESTIMONI
Carlo Tecce per il "Fatto quotidiano"
C'è un processo che coinvolge Mediaset e che aspetta il secondo grado di giudizio. à una richiesta di risarcimento danni - quantificata in 500 mila euro - di Kamel Film, società di produzione televisiva e cinematografia di Roberto Quagliano (che aveva lanciato Report). La sentenza dovrà chiarire, o appurare, se il successo di Amici di Maria De Filippi fu una straordinaria intuizione di Fascino srl, l'azienda che la signora di Canale 5 condivide con il marito Maurizio Costanzo oppure fu uno scippo vecchio lontano nel tempo proprio a Quagliano.
Le carte presentate da Kamel raccontano la lunga trattativa fra lo stesso Quagliano e Giorgio Gori, all'epoca direttore di Canale 5. La Kamel aveva già sperimentato un programma reality e poi, siamo nel '98, propone a Gori La Scuola in diretta: una gara fra dieci alunni che si esibiscono e vengono giudicati dal pubblico.
Ricorda Quagliano: "Dopo aver realizzato la serie nelle scuole, che raggiunse ascolti superiori al 13 per cento di share, rimasi in contatto con il dirigente di massimo livello delle reti Mediaset, Giorgio Gori, con il reciproco intento di riprendere la serie nelle scuole per svilupparla nella direzione, che proprio allora si stava affermando all'estero, del reality show.
Provammo più volte a riprendere la serie sia nell'98 che nel '99, ma Gori nel dicembre '99 mi scrisse che non era riuscito a trovare lo spazio per inserire la nuova serie in palinsesto e così giungemmo al luglio del 2000 (avevo appena terminato una serie del genere soap per Rete 4) quando lessi sul Corriere della Sera la notizia che la rete americana Fox avrebbe fatto partire a breve una serie docu-soap all'interno delle scuole superiori americane intitolata American High. Si stava già parlando dell'arrivo in Italia del primo reality show targato Endemol intitolato Grande Fratello".
Quello che dichiara il produttore è supportato da una serie di documenti cartacei. Il 6 ottobre '98, Gori manifesta l'interesse verso il progetto: "Caro Roberto, ho ragionato un po' sugli appunti che mi hai mandato e credo di poter convenire con te che, forse, la formula 'classica' resta la migliore. (...) Per poter confermare qualche concreto 'commitment' di lavoro resto ad oggi in attesa di una definizione del mio budget per il 1999. Devi quindi avere un po' di pazienza".
Il 18 dicembre '98, Gori lamenta risorse troppo ridotte per poter acquistare la trasmissione, ma aggiunge anche: "Voglio solo dirti che mi dispiace molto e che non rinuncerò, vincoli permettendo, a ricercare in futuro la possibilità di una collaborazione con te e con il tuo staff".
Il primo agosto 2000, Kamel torna a farsi sentire avendo maggiori disponibilità di Mediaset e il 6 febbraio 2001, dopo un incontro avvenuto il 28 gennaio, invia un preventivo dettagliato per "la scuola di spettacolo": "Il costo che abbiamo quantificato per la realizzazione di questa seconda ipotesi (all'esterno dei locali del Mas di Milano), che a noi sembra più rispondente alle richieste che tu ci hai fatto, è stato calcolato per una serie della durata di 5 mesi per puntate giornaliere di 30 minuti l'una, 5 volte alla settimana. Il costo a puntata è di 80 milioni di lire".
In quel periodo, pronti a partire con il palinsesto autunnale, accade qualcosa di strano. Racconta Quagliano: "Nella riunione Gori si disse più propenso all'utilizzo di uno studio televisivo in cui ricostruire i locali della scuola e così tracciò di suo pugno una ipotesi di scenografia sul mio block notes in cui ci chiese espressamente di tenere presente che non vi fossero zone buie (zone cioè non coperte dalle telecamere) nel momento in cui gli avremmo inviato il preventivo che voleva in tempi brevissimi e per una serie a striscia (in onda tutti i giorni) della durata di 5 mesi.
Usciti dal suo ufficio (ero col mio assistente) ci recammo a salutare un alto dirigente di Mediaset (molto vicino alla proprietà ) con cui avevamo lavorato alla serie per Rete 4 dell'anno prima e di cui eravamo diventati amici.
Ci chiese di cosa avessimo parlato con Gori (in quel momento il rapporto della proprietà con il direttore di Canale 5 era problematico a causa della nomina di Piersilvio alla direzione generale, a quella cioè che Gori considerava spettasse a lui) e noi gli raccontammo della scuola di spettacolo di cui in realtà io gli avevo parlato per telefono già due mesi prima, suscitando il suo entusiasmo e il suo suggerimento di utilizzare alcuni attori della serie della Warner Saranno Famosi come insegnanti.
La cosa che lui disse a questo punto ci sorprese molto: 'depositatela oggi stesso perché ve la frega'; ci dichiarammo sorpresi da questa affermazione e lui rincarò la dose: âsapete come lo chiamiamo in azienda? Il cobra che ride'". Il marchio fu depositato nei due giorni successivi. Poi, il silenzio.
E Gori lasciò Mediaset, e scrisse un'ultima mail a Quagliano: "Il progetto scuola di Costanzo ha preso la via della Spagna (Telecinco), quello della De Filippi andrà invece su Italia 1. (...) Riguardo alla scuola - una volta che avrai visto il programma della De Filippi - sentiti comunque libero (ovviamente) di tutelare come credi i tuoi diritti". A settembre 2001 debutta Saranno Famosi che, l'anno seguente, verrà ribattezzato Amici di Maria.
La De Filippi, per due volte, è stata convocata in tribunale per risolvere i quesiti di Kamel e due volte si è negata. Tra qualche settimana è prevista la sentenza di secondo grado, la prima ha dato ragione a Mediaset senza ascoltare i testimoni.
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