RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO – MAURIZIO CAVERZAN REPLICA A STEFANO LORENZETTO, CHE HA FATTO LE PULCI ALLA SUA INTERVISTA AL CARDINAL ROBERT SARAH: “QUANDO SI VOGLIONO SCOVARE ERRORI A TUTTI I COSTI, ERGENDOSI A MAESTRI DI SCRITTURA, DI SINTASSI E DI CATECHESI, SI POSSONO AMPUTARE DOMANDE E DECONTESTUALIZZARE RISPOSTE COME, DA VERO MAESTRO, HAI DIMOSTRATO DI SAPER FARE…”
Lettera di Maurizio Caverzan a Dagospia
Caro Stefano Lorenzetto,
leggo sempre con soddisfazione la tua rubrica «Sotto a chi tocca» meritevole di numerose riproduzioni nel nostro Circo Barnum. Stavolta è toccato a me e so già in anticipo che replicandoti, lungi dal metterti in discussione, risponderai ancora più puntuto. Non importa, lo faccio ugualmente per l’affetto e la gratitudine che ti porto. Io, invece, mi fermerò qui, convinto che la forma è importante, ma va relazionata con la sostanza delle cose.
Dunque. Quando si vogliono scovare errori a tutti i costi, ergendosi a maestri di scrittura, di sintassi e di catechesi, si possono amputare domande e decontestualizzare risposte come, da vero maestro, hai dimostrato di saper fare correggendo l’intervista al cardinal Robert Sarah.
La mia premessa «Anche quest’anno ci approssimiamo al Santo Natale» introduceva la domanda «che cos’ha di profondamente, direi oggettivamente, rivoluzionario, questo giorno? In che cosa si differenzia il cristianesimo da tutte le altre religioni?». Insomma, una quisquilia come il mistero dell’incarnazione di Cristo. Invece, l’«andate in tutto il mondo» da Lui rivolto agli apostoli aveva e ha come scopo l’annuncio della Sua venuta, la missione evangelizzatrice.
Altra pinzillacchera. Che, mi sembra, differisca dall’immigrazione di cui parla Sarah rispondendo alla domanda sul diritto a vivere e crescere nel posto in cui si è nati.
Posso sempre sbagliare, caro Stefano.
Ti auguro un sereno Natale.
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