equipe 84

“CANTAVAMO IN FALSETTO. UN RESPONSABILE RAI GRIDO’: ‘TIRATE GIÙ DAL PALCOSCENICO QUESTI 4 FINOCCHI’...” – MAURIZIO VANDELLI, L’EQUIPE ‘84, L’ARRESTO DI ALFIO CANTARELLA, IL BATTERISTA: “ANCHE IO FUMAVO CANNE. A CASA MIA VENNE ANCHE JIMI HENDRIX CHE SI FACEVA COSE CHE VOLEVA FARMI PROVARE. ALFIO AVEVA PRESO DELL’HASHISH E QUALCUNO AVEVA FATTO UNA SPIATA. FU UN CASINO. LA RAI CI CANCELLÒ DEL TUTTO. ERANO TEMPI DI RIDICOLO MORALISMO…” -  E POI BATTISTI, DALLA, GUCCINI E LA CRISI DI PIANTO AL FUNERALE DI MIA MARTINI – VIDEO

Walter Veltroni per il “Corriere della Sera” - Estratti

 

maurizio vandelli equipe 84

«L’Equipe 84 nasce dal desiderio di essere diversi da tutti gli altri. Nei primi anni Sessanta noi eravamo quattro amici che stavano seduti al bar Grand’Italia di Modena. Il nostro obiettivo minimo era quello di metterlo in quel posto al mondo. Il ruolo che il destino ci aveva riservato era quello di essere impiegato statale, postino, commerciante. Ma non era il futuro che volevamo. Non per noi.

 

L’Equipe nasce dalla fusione dei componenti di due gruppi. Franco e io suonavamo ne “I giovani leoni”, nome tratto dal film con Marlon Brando, Victor e Alfio erano in gruppo con “Paolo e i gatti”. Decidemmo di metterci insieme e, seduti a quel bar, discutevamo del nome. Io volevo fosse al femminile, allora tutti si chiamavano I Corvi, i Profeti, i Ribelli...

equipe 84

 

Avevo portato un extended play dell’Equipe Tahitienne. Ci piacque quel nome, ma l’Equipe di Modena non funzionava. Qualcuno propose di aggiungere un numero, per completare. Venne fuori l’84, con l’idea che forse ci avrebbero fatto fare la musica per lo Stock 84. E così iniziammo a suonare nelle balere di Modena. Finché non cominciammo la nostra prima tournée estera, a Rimini».

 

Maurizio Vandelli ha, difficile crederci, ottant’anni, ma è sempre uguale a come lo vedevamo in televisione o sulle copertine dei 45 giri dell’Equipe 84 che divoravamo come noccioline, uno dopo l’altro.

maurizio vandelli lucio battisti

«Mio padre era un rappresentante di dolciumi, mia madre casalinga. Mi avevano regalato una fonovaligia Lesa, quella con il coperchio che diventava un amplificatore. Comprai i primi tre 45 giri: “Banana Boat” di Belafonte, “Only you” dei Platters e “Mi casa es tu casa” di tal Johnny D che poi scoprii essere Johnny Dorelli. Cominciai il liceo, ma non faceva per me. 

 

(...)

Chiedo a Maurizio di ricordare l’atmosfera di quei primi anni Sessanta, del modo in cui si viveva la stagione dei Beatles e dei capelli lunghi, al bar di Modena.

maurizio vandelli lucio battisti 43

«Era straordinaria. Passavi per strada e sentivi musica uscire da ogni bar. I juke box erano la nostra colonna sonora, le ragazze ti sorridevano. Oggi c’è solo paura, diffidenza, volti scuri. Noi eravamo seduti al bar e sognavamo quello che poi, almeno a noi, è successo davvero. Ci divertivamo, eravamo indisciplinati. Ricordo che organizzammo uno scherzo a Victor che durò per mesi.

 

Lo convincemmo che Bonvi, il disegnatore umoristico che faceva parte della nostra comitiva, era un licantropo. Ogni volta che c’era luna piena costringevamo Bonvi a restare a casa perché questo suonasse conferma a Victor. Dopo mesi lo portammo in un piccolo cimitero vicino a Modena dove avevamo attrezzato Bonvi con il ketchup. Lui apparve a un certo punto, tutto sporco di finto sangue, urlando disperato “...Non sto bene, sto cambiando, divento pericoloso”. Victor prese un fugone, cadde in una gessaia e al mattino dopo, tutto sporco di bianco, si presentò in Questura per denunciare Bonvi come licantropo acclarato».

equipe 84 4

 

C’è sempre un giorno, nella conquista del successo, in cui ci si accorge che qualcosa è davvero cambiato. Per l’Equipe 84 quel giorno fu a Madrid, non a Modena.

«Avevamo avuto successo con “Papà e Mammà” e un impresario ci aveva messo sotto contratto per due mesi nella capitale spagnola. Una sera però ci chiama il nostro discografico e ci dice che dovevamo rientrare di corsa perché era riuscito a infilarci in un grande evento al Vigorelli di Milano. Quando arrivammo nell’antistadio, vedemmo che c’erano centinaia di ragazzi. Pensavamo fossero lì per Gianni Morandi. Invece si schiacciarono sui finestrini, battevano con i pugni gridando i nostri nomi. Quel giorno ho capito che tutto, per noi, stava cambiando».

 

equipe 84 29 settembre

La formazione, al culmine del successo, conosce una piccola pausa perché Victor Sogliani, il bassista, viene chiamato sotto le armi. Allora quello della leva obbligatoria era, per chi non l’aveva legittimamente scelto, un incubo di diciotto mesi che aleggiava già sui giorni della maturità.

 

«Io ho in mente te»

«Io mi presentai alla visita che non pesavo nulla, mi ero autodistrutto per non partire. Ricordo che mi ero messo la gelatina sui capelli perché mi ero convinto che i capelloni li mandavano quantomeno al fronte. La sfangai. Alfio era troppo basso, Franco credo fosse figlio unico di madre vedova, che a quei tempi era considerato un bel colpo di culo. L’unico che finì in divisa fu Victor, che era enorme e in ottima salute. Fu solo una pausa e poi ripartimmo».

 

E fu un trionfo. «Io ho in mente te», «Bang bang», pregevoli cover di grandi pezzi stranieri. «Tutte le notti registravamo, sulle onde corte, Radio Lussemburgo per ascoltare i pezzi che ci piacevano e che la Rai non passava. Ma si prendeva male. Una volta per sbaglio facemmo una cover con il ritornello di un brano e la strofa di un altro. Incidemmo quelle cover di successo con la Ricordi dove ci avevano portato, chissà perché, Claudio Lippi e Wilma Goich. Per liberarci, la nostra casa discografica precedente ci obbligò ad andare a Sanremo con un disco pubblicato da loro. Noi per ripicca gli piazzammo sulla facciata B un durissimo pezzo di Guccini, “L’antisociale” per di più cantato da Victor. Guccini era uno di noi, anche lui stava al “Grand’Italia”.

equipe 84 89

 

Ci propose Auschwitz ma io non mi vergogno a dire che non ero d’accordo a inciderlo. Nella mia filosofia, la musica è una medicina per il sorriso. Forse sbaglio, ma penso che serva non a piangere ma a ridere. Però era un pezzo bellissimo e il nostro produttore del tempo, Pier Farri, mi convinse dicendo che saremmo stati il primo gruppo a uscire da mamma, papà, amore e fiori. Aveva ragione lui».

 

Ma la storia dell’Equipe 84 sarebbe stata diversa e forse anche la sua se non ci fosse stato l’incontro tra questi quattro ragazzi e Lucio Battisti. Lui ha dato loro «29 Settembre», «Nel cuore e nell’anima», «È dall’amore che nasce l’uomo».

«Lui suonava a Sanremo in un gruppo che faceva le serate nel locale del casinò. Noi eravamo le attrazioni. Da quando sono entrato per le prove questo ragazzo, il chitarrista, mi ha tolto la vita. Voleva che sentissi le sue canzoni, diceva che ne scriveva di belle, che noi dovevamo inciderle. Non mi mollava.

 

alfio cantarella

Alla fine ho ceduto e me ne ha fatte ascoltare una quarantina. Si capiva che c’era qualcosa di nuovo, confuso, ma nuovo. Lucio è stata una delle persone più simpatiche che mai abbia conosciuto nella mia vita. Al Cantagiro volle che lo accompagnassi, se la faceva sotto a esibirsi davanti a tutta quella gente. Sotto al palco mi torturò il braccio, poi salì e quando riscese mi disse “A Maurì, mo’ nun me ferma più nessuno...”.

 

Aveva ragione, non lo ha fermato più nessuno. A Sanremo ci siamo tornati poi con un altro Lucio, un altro genio. Ci fecero sentire 4/3/43 solo qualche giorno prima del Festival e io mi scrissi il testo ovunque, sulla mano, sulla chitarra e una strofa persino sulla scarpa destra».

 

Tutto sembrava andare bene per l’Equipe 84, ma poi arrivò l’arresto di Alfio Cantarella, il batterista. Fu uno scandalo che occupò le prime pagine. 

Equipe 84

«Sono sincero. Anche io fumavo canne, non poche. A casa mia venne anche Jimi Hendrix che si faceva delle cose che voleva farmi provare. Alfio aveva preso dell’hashish e qualcuno aveva fatto una spiata. Fu un casino.

 

La Rai ci cancellò del tutto, non potevamo più apparire con il nostro nome. Io allora dissi che forse potevamo chiamarci “Nuova Equipe 84”,ma lo feci quasi più per provocare. Invece quelli abboccarono. Erano tempi di ridicolo moralismo. Ricordo che una volta al San Carlo di Napoli stavamo provando sul palco un brano intitolato “Sei già di un altro” che prevedeva delle voci in falsetto. Sentimmo il responsabile della Rai gridare: “Tirate giù dal palcoscenico questi quattro finocchi”. Erano anni così, muri e libertà».

 

Come finì l’Equipe 84?

Equipe 84

«Dopo la galera Alfio non era ben accetto. Franco andò un anno in India. Io cominciai a fare dischi da solista. La storia era finita. Abbiamo provato più volte a farla ripartire ma non è, non può essere com’era. Né per noi, né per il pubblico. Poi loro, a uno a uno, se ne sono andati. E io sono qui. La morte non mi piace, cerco di esorcizzarla sforzandomi di trasformare tutto in leggerezza, in un sorriso. L’unico funerale al quale sono andato in vita mia è stato quello di Mia Martini ma ebbi una terribile crisi di pianto.  L’Equipe 84 non esiste più. È normale sia così. Ma la sua musica resiste, eccome, all’usura del tempo».

EQUIPE 84equipe 84

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - COSA FRULLAVA NELLA TESTA TIRATA A LUCIDO DI ANDREA ORCEL QUANDO STAMATTINA ALL’ASSEMBLEA GENERALI HA DECISO IL VOTO DI UNICREDIT A FAVORE DELLA LISTA CALTAGIRONE? LE MANGANELLATE ROMANE RICEVUTE PER L’OPS SU BPM, L’HANNO PIEGATO AL POTERE DEI PALAZZI ROMANI? NOOO, PIU' PROBABILE CHE SIA ANDATA COSÌ: UNA VOLTA CHE ERA SICURA ANCHE SENZA UNICREDIT, LA VITTORIA DELLA LISTA MEDIOBANCA, ORCEL HA PENSATO BENE CHE ERA DA IDIOTA SPRECARE IL SUO “PACCHETTO”: MEJO GIRARLO ALLA LISTA DI CALTARICCONE E OTTENERE IN CAMBIO UN PROFICUO BONUS PER UNA FUTURA PARTNERSHIP IN GENERALI - UNA VOLTA ESPUGNATA MEDIOBANCA COL SUO 13% DI GENERALI, GIUNTI A TRIESTE L’82ENNE IMPRENDITORE COL SUO "COMPARE" MILLERI AL GUINZAGLIO, DOVE ANDRANNO SENZA UN PARTNER FINANZIARIO-BANCARIO, BEN STIMATO DAI FONDI INTERNAZIONALI? SU, AL DI FUORI DEL RACCORDO ANULARE, CHI LO CONOSCE ‘STO CALTAGIRONE? – UN VASTO PROGRAMMA QUELLO DI ORCEL CHE DOMANI DOVRA' FARE I CONTI CON I PIANI DELLA PRIMA BANCA D'ITALIA, INTESA-SANPAOLO…

donald trump ursula von der leyen giorgia meloni

DAGOREPORT - UN FACCIA A FACCIA INFORMALE TRA URSULA VON DER LEYEN E DONALD TRUMP, AI FUNERALI DI PAPA FRANCESCO, AFFONDEREBBE IL SUPER SUMMIT SOGNATO DA GIORGIA MELONI - LA PREMIER IMMAGINAVA DI TRONEGGIARE COME MATRONA ROMANA, TRA MAGGIO E GIUGNO, AL TAVOLO DEI NEGOZIATI USA-UE CELEBRATA DAI MEDIA DI TUTTO IL MONDO. SE COSÌ NON FOSSE, IL SUO RUOLO INTERNAZIONALE DI “GRANDE TESSITRICE” FINIREBBE NEL CASSETTO, SVELANDO IL NULLA COSMICO DIETRO AL VIAGGIO ALLA CASA BIANCA DELLA SCORSA SETTIMANA (L'UNICO "RISULTATO" È STATA LA PROMESSA DI TRUMP DI UN VERTICE CON URSULA, SENZA DATA) - MACRON-MERZ-TUSK-SANCHEZ NON VOGLIONO ASSOLUTAMENTE LA MELONI NEL RUOLO DI MEDIATRICE, PERCHÉ NON CONSIDERANO ASSOLUTAMENTE EQUIDISTANTE "LA FANTASTICA LEADER CHE HA ASSALTATO L'EUROPA" (COPY TRUMP)...

pasquale striano dossier top secret

FLASH – COM’È STRANO IL CASO STRIANO: È AVVOLTO DA UNA GRANDE PAURA COLLETTIVA. C’È IL TIMORE, NEI PALAZZI E NELLE PROCURE, CHE IL TENENTE DELLA GUARDIA DI FINANZA, AL CENTRO DEL CASO DOSSIER ALLA DIREZIONE NAZIONALE ANTIMAFIA (MAI SOSPESO E ANCORA IN SERVIZIO), POSSA INIZIARE A “CANTARE” – LA PAURA SERPEGGIA E SEMBRA AVER "CONGELATO" LA PROCURA DI ROMA DIRETTA DA FRANCESCO LO VOI, IL COPASIR E PERSINO LE STESSE FIAMME GIALLE. L’UNICA COSA CERTA È CHE FINCHÉ STRIANO TACE, C’È SPERANZA…

andrea orcel francesco milleri giuseppe castagna gaetano caltagirone giancarlo giorgetti matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - IL RISIKONE È IN ARRIVO: DOMANI MATTINA INIZIERÀ L’ASSALTO DI CALTA-MILLERI-GOVERNO AL FORZIERE DELLE GENERALI. MA I TRE PARTITI DI GOVERNO NON VIAGGIANO SULLO STESSO BINARIO. L’INTENTO DI SALVINI & GIORGETTI È UNO SOLO: SALVARE LA “LORO” BPM DALLE UNGHIE DI UNICREDIT. E LA VOLONTÀ DEL MEF DI MANTENERE L’11% DI MPS, È UNA SPIA DEL RAPPORTO SALDO DELLA LEGA CON IL CEO LUIGI LOVAGLIO - DIFATTI IL VIOLENTISSIMO GOLDEN POWER DEL GOVERNO SULL’OPERAZIONE DI UNICREDIT SU BPM, NON CONVENIVA CERTO AL DUO CALTA-FAZZO, BENSÌ SOLO ALLA LEGA DI GIORGETTI E SALVINI PER LEGNARE ORCEL – I DUE GRANDI VECCHI DELLA FINANZA MENEGHINA, GUZZETTI E BAZOLI, HANNO PRESO MALISSIMO L’INVASIONE DEI CALTAGIRONESI ALLA FIAMMA E HANNO SUBITO IMPARTITO UNA “MORAL SUASION” A COLUI CHE HANNO POSTO AL VERTICE DI INTESA, CARLO MESSINA: "ROMA DELENDA EST"…