MENTORI E MENTITORI - GIOIE E DOLORI DELLA DEMOCRAZIA DEL WEB: DOVE L’INFORMAZIONE È DIFFUSA, ALTRETTANTO BENE PUÒ PROLIFICARE LA MENZOGNA - IL FATTO CHE SI POSSA RAGGIUNGERE MIGLIAIA DI PERSONE IN POCO TEMPO AGENDO NELL’ANONIMATO FA DELLA RETE UN’ATTRATTIVA PER BUGIARDI E CALUNNIATORI DI PROFESSIONE - MA I NODI, PRIMO O POI, VENGONO AL PETTINE…

Franca D'Agostini per "la Stampa"

Che cosa cambia, per falsità e menzogna, nella «cultura partecipativa» creata dai social media? Le opinioni divergono.

La prima tesi è che i nuovi media rendono comunque più informati, nel bene e nel male. E crescita di informazione equivale ad accresciute possibilità di confronti incrociati, smentite, smascheramenti. Il processo di accertamento della verità diventa più facile. Non è un caso in effetti che il fenomeno «mani pulite», ossia la rivelazione di centinaia di casi di corruzione che ha decimato la classe politica italiana negli anni Novanta dello scorso secolo, si sia legato alla prima applicazione sistematica delle conoscenze informatizzate al lavoro degli inquirenti.

Un'estensione di questa tesi alle fasi ulteriori della digitalizzazione porta a identificare nel Web la sede di un inarrestabile trionfo del principio democratico di verità, contro ogni oligarchia intellettuale o politica. È la cyberdemocracy ipotizzata da Nicholas Negroponte, e da altri profeti difensori del Web.

L'altra tesi è che tutto ciò è pura e benevola fantasia, e che anzi Internet ci rende stupidi come sostiene Nicholas Carr (Cortina, 2011), e dunque più disponibili ad accettare le bugie più assurde. O anche, come sostiene Raffaele Simone: «ci rende più bugiardi» (Presi nella rete, Garzanti, 2012). È vero? Chi ha ragione?

Le bugie su Internet sono avvantaggiate da almeno tre fattori: 1. la possibilità dell'anonimato; 2. la possibilità aperta a chiunque di raggiungere rapidamente un vastissimo numero di persone; 3. il fenomeno delle cascate informative (da una fonte informativa a due, e da due a mille, e da mille a centomila).

Il primo fattore toglie evidentemente l'elemento della deterrenza, che normalmente limita il mentire: se avessi la certezza che i miei crimini non vengano scoperti, sosteneva Glaucone nella Repubblica di Platone, non avrei ragione di non compierli. Principio discutibile per crimini e misfatti gravi, ma sicuramente valido per moltissimi casi di menzogne.

Quanto al secondo fattore, l'opportunità aperta a chiunque di poter raggiungere una grandissima area di ricettori dell'informazione costituisce un vero e proprio rovesciamento del nesso massmedia-totalitarismo. La menzogna fascista e nazista (e berlusconiana, si parva licet ) partiva da un vertice ideologico verso una base; qui ciascuno può operare nello stesso modo. Tutti i partecipanti allo scambio sono virtualmente o possono essere vertice e base, mentitore e vittima della menzogna.

Quanto alle cascate informative, generano il rapido e ufficiale consolidamento della falsità. Il fenomeno può essere sfruttato in diversi modi. Per esempio creando «mercati artificiali» che premiano un prodotto mediocre. Basta contattare le migliaia di frequentatori di un sito Web, per trasmettere informazioni capaci di generare vasti movimenti di produzione e rafforzamento di opinioni false.

Dalla falsa informazione, collettivamente rafforzata, segue una scelta che viola i meccanismi autentici della preferenza. Ecco dunque la situazione manipolativa: sono portata a scegliere (comprare) quel che non sceglierei affatto. Ed ecco dunque il motivo per cui i dati privati dei cittadini utenti della rete diventano la nuova «moneta sonante» del capitalismo.

A vantaggio della verità va precisato che la qualità davvero scadente difficilmente è premiata, anche in presenza di un massiccio apparato di promozione. Lo stesso vale per la qualità davvero buona. Sembra che il successo della manipolazione si attui soprattutto al livello intermedio. Per esempio, quanto al mercato della musica, «in generale, le canzoni migliori non vanno mai veramente male, e le canzoni peggiori non vanno mai benissimo» (così riferisce uno studio sui download di musica riportato da Cass Sunstein in Voci, gossip e false dicerie, Feltrinelli, 2010); «per il resto è possibile praticamente qualsiasi altro risultato». Così si vede bene che solo la mediocrità può essere artificialmente premiata.

Dunque ha ragione il partito del Web bugiardo? In realtà no. Quanto più crescono le opportunità di vedere e dire la verità, tanto più la forza della menzogna si estingue. Certo, l'emergere di una situazione ipercomunicativa, in cui tutti sono emittenti e ricettori, proferenti e ascoltanti, intellettualmente potenti e inermi, comporta sensibili variazioni nel nostro modo di concepire il linguaggio, il pensiero, la ragione. Ma la struttura di fondo, con i semplici meccanismi della validità, della verità, della condivisione di linguaggio, non muta per nulla. Anzi, in certo modo viene esaltata, visto che si tratta di una struttura, nella sua essenza, profondamente democratica.

Le difficoltà segnalate da tanti preoccupati interpreti del presente digitalizzato sono a mio avviso le difficoltà del passaggio lento, plurisecolare, e oggi in fase di accelerazione, dall'epoca del principio oligarchico, in cui dominavano l'Artista, l'Intellettuale, il Politico, lo Scienziato (e che aveva sostituito la vecchia cultura teologica e teocratica), all'era del principio democratico, in cui domina ciò che Alain Badiou ha chiamato il Chiunque: il cittadino del Web, senza identità e senza volto visibile. Si dice allora: confusione, perdita della qualità, della differenza, del prestigio, dell'aura...

Però il Chiunque non è in sé né dovrebbe essere un nemico degli artisti, dei politici, degli scienziati, anzi: potrebbe essere proprio la loro garanzia. La garanzia cioè che possano sviluppare la propria arte, scienza, ed esercizio deliberativo, in piena e libera verità. Il meccanismo del flash mob, in cui una grande massa di persone si mette d'accordo per promuovere (dalla base) un evento, un comportamento, o creare una situazione collettiva, è la risposta del Web 2.0 alla menzogna della manipolazione di vertice, e probabilmente offre davvero l'opportunità di rovesciare il gioco del valore falsificato, che è il grande problema dell'arte, della cultura, della scienza e della politica. (Provate a digitare su Google «flash mob bottle.)

Non è chiaro per ora dove le nuove tecnologie comunicative ci stiano portando. Non è escluso che il chiunque trionfatore possa di qui a una decina d'anni trasformarsi in niente. In ogni caso, a occhio, se le occasioni di trasparenza crescono, potremmo avere, se siamo fortunati, qualche anno di felicità democratica.

 

INTERNET INTERNETINTERNETFRANCA D'AGOSTINI Raffaele Simonenegroponte

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