LA CULONA PRO-CULATTONI - AL SETTIMANALE “FLUTER” UN CALCIATORE DELLA BUNDESLIGA RACCONTA, SOTTO ANONIMATO, IL CALVARIO DI DOVER TENERE NASCOSTA LA PROPRIA OMOSESSUALITÀ E LA MERKEL NE APPROFITTA PER DARSI UNA RINFRESCATA GAY-FRIENDLY IN VISTA DEL VOTO: “DITELO SENZA PIÙ AVERE PAURA” - IN GERMANIA IL TEMA È CALDO DA ANNI, DA QUANDO SI GOSSIPPAVA SULL’AMICIZIA “CHIACCHIERATA” TRA JURGEN KLINSMANN E JOACHIM LÖW…
Andrea Sorrentino per "la Repubblica"
Le favole per bambini hanno sempre il lieto fine. Così si sta avviando alla logica conclusione anche la favola secondo cui i gay nel calcio non esisterebbero, anzi nessuno ne avrebbe mai visto uno. Invece il velo comincia a squarciarsi. In un'intervista al magazine tedesco Fluter, un calciatore della Bundesliga che mantiene l'anonimato l'ha detto: «Sono gay. Non ne ho mai parlato coi miei compagni anche se con loro non ho mai avuto problemi. Ma sono costretto a nascondermi lo stesso, e a recitare ogni giorno: se i media e i tifosi sapessero, non sarei al sicuro.
Tutti vorrebbero sapere cosa faccio col mio compagno sotto le lenzuola, la mia passione per il calcio diventerebbe irrilevante e se andassi col mio fidanzato da qualche parte finirei su tutti i media per tre settimane. L'unica alternativa è limitare la mia sfera privata e mentire. Un po' di normalità mi farebbe felice: anche il solo fatto di poter andare con un fidanzato in un ristorante pubblico è un sogno. Ma non so se riuscirò a sopportare fino al termine della mia carriera la tensione crescente tra il modello di calciatore eterosessuale e la possibile scoperta».
Il cancelliere Angela Merkel, appassionata di calcio, conservatrice ma fiera dei progressi della sua Germania nel campo dei diritti civili, è intervenuta con parole limpide sull'argomento: «Tutti coloro che si assumono il rischio e che hanno il coraggio di rivelare la propria omosessualità devono sapere che vivono in un paese in cui non c'è nulla da temere. E' il mio messaggio politico. Diamo un segnale forte: non abbiate paura ».
In Germania il tema è caldo da anni, almeno da quando iniziarono a circolare chiacchiere molto allusive sull'amicizia tra Jurgen Klinsmann e Joachim Löw. E' fin troppo chiaro che calciatori gay esistono eccome, e nelle stesse proporzioni del resto della società : quindi ce ne sono molte decine nel calcio professionistico, e sono gay ad esempio anche almeno tre celebri allenatori internazionali. Ma guai a dirlo: contrasterebbe con l'immagine machista che lo sport si è affibbiato.
Per questo la cortina fumogena è sempre stata fitta, anche in Italia. Però per un Lippi che diceva di non aver mai incontrato un gay in 40 anni di calcio e per un Cassano che ai recenti Europei diede pessima prova di sé e fu poi costretto a scusarsi («Froci in nazionale? Spero di no») c'è stato anche un Prandelli che ad aprile ha invitato i calciatori gay a venire allo scoperto.
Anche negli Usa il dibattito divampa: al giocatore Brendon Ayanbadejo (Baltimore Ravens, football) che ha chiesto leggi per i matrimoni gay, ha risposto Emmet C.Burns jr, un delegato del Maryland, che direttamente dal Medioevo ha chiesto al presidente dei Ravens di impedire certe dichiarazioni «ingiuriose, che non c'entrano nulla con lo sport».
Gli ha risposto un altro giocatore, Chris Kluwe dei Minnesota Vikings: «Trovo inconcepibile che lei sia stato eletto. Il suo livore e la sua intolleranza mi imbarazzano, e mi disgusta pensare che lei sia in qualsiasi modo e a qualsiasi livello coinvolto nel processo di formazione delle politiche sociali...», condendo il tutto con una raffica di insulti. Qualcosa sta cambiando, anche nello sport. E in fretta.
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