MESSI ALLA DIAVOLA O MESSI IN PIEGA? – A SAN SIRO SBARCANO I MARZIANI DEL BARCELLONA E IL BERLUSCA CHIEDE AIUTO AL CIELO: “NEL CALCIO CI SONO I MIRACOLI” (MA BOLOTELLI NON PUO’ GIOCARE NELLE COPPE) - SQUADRA CORTA E TANTO PRESSING, PER LIMITARE LA FORZA DEI BLAUGRANA - L’UNICA COSA DA EVITARE È LA MARCATURA A UOMO SU MESSI (COME VUOLE IL CAV.) PERCHÉ “DOPO MEZZ’ORA C’È IL RISCHIO DI RIMANERE IN DIECI” (RINGHIO GATTUSO DIXIT)…

1 - FERMI TUTTI, ARRIVANO I MARZIANI È LA NOTTE DI MILAN-BARCELLONA
Roberto Beccantini per il "Fatto Quotidiano"

Che vadano tutti al Diavolo, ma sì. Questa sera, Milan-Barcellona per l'andata degli ottavi di Champions League. Domenica, Inter-Milan per il terzo posto in campionato. L'Europa sbircia curiosa il nostro pollaio. Anche stavolta ha preteso fior di pedaggi: Juventus ko a Roma, Napoli bloccato in casa dalla Sampdoria, Inter e Lazio spazzolate a Firenze e Siena.

Il Barcellona ha la Spagna in tasca ed è, oggi, la meglio squadra al mondo. Recupera Xavi; da Guardiola a Vilanova, via Roura, non è cambiato nulla. Pregiata sartoria Messi: palla corta e ricamare. In Catalogna si continua a produrre un signor calcio, il cui limite è la noia, non certo la nausea. Il Milan, mai così lontano sul piano tecnico, non avrà Balotelli, dura lex sed lex, ha perso Flamini e Nocerino, infortunati, e si aggrappa a El Shaarawy, un anno fa riserva di Ibrahimovic.

Berlusconi si è corretto: non più tre punte, ma due (Pazzini, El Shaarawy), e Messi marcato a uomo. Da chi, di grazia? Corsi e ricorsi. Era il 2000, la Francia ci aveva appena soffiato la corona europea e il Cavaliere si scagliò contro Zoff, reo di aver trascurato Zidane. Il Ct, piccato , si dimise. Allegri, tiene duro: auguri. Più che un segno del padrone, urge un altro segno del destino, come l'autogol di Paletta.

Nei quarti dell'ultima edizione, finì 0-0 a San Siro e 3-1 per il Barça al Camp Nou, con due rigori di Messi. C'erano Nesta, Seedorf e Ibra: come non detto. La sfida è segnata più di quanto non lo sia il derby, ordalia che girerà attorno a chi c'è (Balotelli), chi non c'è (Milito) e chi non c'è più (l'Inter). Il Milan naviga a undici punti dalla vetta: i gol del "Mario giusto" hanno compensato il calo fisiologico del faraone e gli episodi, generosi, hanno gonfiato le vele.

Favorita resta la Juventus, anche se all'Olimpico "non ha giocato di squadra" (Conte dixit). Non aveva mai vinto, la Roma, nel 2013. Andreazzoli appartiene alla tribù degli allenatori "normali", né maghi né pirla. Ha lasciato sfogare i campioni e poi, fiutato il vento, ha cominciato a stuzzicarli. Fino al missile di Totti, prossimo ad agganciare Nordahl, 224 reti il pupone, 225 il pompierone. La stanchezza juventina coinvolge più la testa che le gambe. In assenza di fuoriclasse, il pilota automatico non basta a governare le turbolenze: o tutti danno tutto o il rendimento flette.

Qual è, viceversa, il problema del Napoli? Semplice: al netto delle zolle infami e delle risse infantili attorno al calendario - Conte: è peggiore il mio; Mazzarri: senti chi parla - se non segna Cavani, sono dolori.

Il Napoli era sgonfio. Avrebbe potuto avvicinarsi, si è piantato. Domenica, Juventus-Siena. Lunedì, Udinese-Napoli. E poi, venerdì 1° marzo, Napoli-Juventus. Scrigno o polveriera, lo sapremo scuotendo il San Paolo. Una cosa è pacifica: non sarà decisiva. Per la cronaca, e per la storia, la Juventus ha già collezionato quattro sconfitte. Da quando la vittoria vale tre punti (stagione 1994-'95), soltanto in un caso la squadra campione ne ha incassate di più, sette: la prima Juventus di Lippi.

La politica del doppio binario logora, Champions ed Europa League (domani, i ritorni dei sedicesimi) potrebbero sabotare le gerarchie. A Glasgow, dopo aver liquidato il Celtic, Conte ha prenotato i quarti: la stampella più solida rimane, in chiave domestica, l'andatura zoppicante della concorrenza. Della nostra flotta, rischiano di uscire il Milan, per eccesso di avversario, e il Napoli, per difetto di stimoli, demoliti dallo 0-3 casalingo con il Viktoria Plzen.

L'Inter difenderà in Romania il 2-0 strappato al Cluj, la Lazio parte da un 3-3 che, se gestito bene, la porterà oltre il Borussia Moenchengladbach. Volata scudetto (Juventus 55, Napoli 51) e zuffa per il terzo posto (Milan e Lazio 44, Inter 43, Fiorentina 42) non potranno non risentire degli scossoni europei, come documentano gli alti e bassi di Inter e Lazio: leoni in coppa, fantasmi in Toscana. Difese a pezzi, defezioni cruciali (Milito, Klose). Se ridotto all'osso, il turnover non paga. Messi e Cristiano Ronaldo non abitano qui. Dobbiamo arrangiarci.

2 - TUTTI CONTRO MESSI
Alberto Costa per il "Corriere della Sera"

Alla fine è stato proprio Silvio Berlusconi a fotografare nella maniera più realistica il senso di questa sfida tra Milan e Barcellona, la quinta negli ultimi 17 mesi: «Sarà difficile essere padroni del campo e del gioco ma ce la metteremo tutta. Nel calcio anche i miracoli sono di casa». E se Massimiliano Allegri, appellandosi all'orgoglio, rifiuta il ruolo di vittima sacrificale assegnato dai bookmaker alla sua squadra (la Snai quota infatti 5,50 il successo milanista, 4,25 il pareggio e soltanto 1,55 la vittoria del Barça), è evidente come l'ambiente rossonero nella sua interezza si renda conto delle asperità disseminate lungo la strada che porta ai quarti della Champions League.

Il calcio è uno sport che, nella sostanza, consente a tutti di sognare. Non esiste infatti una squadra invulnerabile, anche se il Barcellona è piu difficilmente battibile delle altre. Per questo è giusto che gli Allegri's guardino al futuro prossimo con un pizzico di speranza, fasciarsi la testa prima di essersela rotta non avrebbe senso.

Forse è per farsi coraggio che Adriano Galliani ricorda come il Milan abbia «più storia e più Coppe» dei catalani, il che è ovviamente inconfutabile ma, giusto per approfondire il concetto, stasera quanti saranno i veterani che hanno scritto la storia rossonera più recente, diciamo quelli dell'epopea ancelottiana?

Soltanto due: Abbiati e Ambrosini. E del resto se lo scorso anno un Milan più competitivo di quello attuale si è dovuto arrendere al Barça nei quarti di finale (0-0 a San Siro, 3-1 al Camp Nou), perché oggi, in presenza di una squadra rivoluzionata e ringiovanita, certamente imperfetta, le prospettive dovrebbero essere migliori? Non è quindi facile la scelta di campo che attende Allegri stasera.

Come si può limitare la forza del Barcellona e, in particolare, di Leo Messi, la reincarnazione maradoniana del terzo millennio? Innanzitutto presentando una squadra corta, con i reparti ravvicinati, monolitica. Una squadra che abbia capacità di corsa: polmoni a pieno regime perché il pressing sarà una delle armi fondamentali nella lotta al palleggio ospite. Il rischio, ovviamente, è quello di finire fuori giri ma contro i marziani chi non rischia è battuto in partenza.

La scelta strategicamente più importante sarà invece quella relativa alla zona di campo in cui opporsi ai catalani visto che decidere di seguirli ovunque potrebbe risultare suicida. Cercare di soffocar- ne la manovra corale alla fonte presupporrebbe un pressing molto alto con il rischio, vista l'abilità dei singoli nell'uno contro uno e nelle triangolazioni, di ritrovarsi scoperti, con tutto il fronte difensivo alla mercé di Messi, che ama tagliare dall'esterno al centro, e dei suoi scatenati fratelli.

Con Nesta e Thiago Silva si sarebbe potuto osare, con Zapata e Mexès meglio farsi il segno della croce. D'altro canto una tattica attendi- sta, con la squadra schiacciata nei pressi della propria area, potrebbe risultare un invito a nozze per gli istinti sanguinari di Pedro, Messi e Iniesta. Più probabile, pertanto, che Allegri punti a una virile opposizione in una zona media del campo, pressing più che sul portatore di palla sui possibili destinatari del passaggio allo scopo di inaridire drasticamente le soluzioni di gioco, e poi contropiede.

E in questa ottica diventa fondamentale la scelta tra Pazzini (attaccante stanziale) e Niang, ancora acerbo ma di certo più incline ai rapidi rovesciamenti di fronte. Con il ragazzino francese, con Boateng ed El Shaarawy quello milanista diverrebbe un fronte offensivo mobile, capace di negare punti di riferimento alla macchinosa retroguardia azulgrana. Una cosa invece è certamente sconsigliabile anche se l'ha ordinato il presidente: la marcatura a uomo su Messi. Perché, come sottolinea Rino Gattuso, cuore rossonero palpitante in Svizzera, «dopo mezz'ora c'è il rischio di rimanere in dieci».

 

 

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