FLORES APPASSITI - “MICROMEGA” HA APPENA SEPOLTO I FALLIMENTARI SINDACI ARANCIONI E GIÀ INVOCA IL PARTITO DEI “TÀ-TÀ”, I SEGUACI DI RODOTÀ TRALLALA’

Marianna Rizzini per "Il Foglio"

La rivoluzione, lo "scassare tutto", la partecipazione dal basso, gli outsider al potere, il laboratorio dell'Italia equa e solidale: questo si era detto, tra il 2011 e il 2012, dopo la vittoria dei sindaci "arancioni" Giuliano Pisapia a Milano e Luigi De Magistris a Napoli, dell'indipendente Marco Doria a Genova e del Cinque stelle Federico Pizzarotti (a Parma). Ma di quella rivoluzione multipla è rimasto poco, men che meno l'entusiasmo.

A dirlo non sono gli ex avversari di centrodestra dei sindaci, ma MicroMega, rivista di riferimento della sinistra extra-Pd e, prima, degli arancioni stessi: nell'ultimo numero, in edicola da ieri, MicroMega fa le pulci ai suddetti amministratori (oltre a Matteo Renzi a Firenze, che ne esce come più "liberista" ma meno deludente dei colleghi per i suoi elettori, e questo nonostante il parterre politico-culturale della rivista non sia proprio "renziano").

Il contesto generale dell'analisi sul disicanto-fallimento nelle città dove il nuovo mondo annunciato non s'è visto è quello di una più generale "rivoluzione della legalità" mancata, e del "partito che non c'è", cruccio numero uno di Paolo Flores d'Arcais, che per questo scrive una lettera aperta ai "tà-tà" (seguaci di Stefano Rodotà), tra cui Gustavo Zagrebelsky, don Ciotti e Lorenza Carlassare, rei di un "vade retro" contro "la necessità di dar vita a una nuova organizzazione politica che prenda sul serio ‘giustizia e libertà". Intanto sotto accusa ci sono loro, i sindaci su cui tutte le speranze erano riposte. Che hanno combinato?, si chiede MicroMega (rispondendosi: "Poco").

Quanto hanno irritato o depresso i cittadini mandati in visibilio soltanto due anni fa? "Tanto", è il concetto ribadito per quasi cento pagine di inchieste a più firme sulle città del malcontento di ritorno. Il bilancio è fallimentare (con fair play: i sindaci o i loro difensori replicano alle accuse sulla rivista stessa). E così Giuliano Pisapia viene fotografato nella sua inesorabile "accettazione della continuità" con le precedenti amministrazioni, nella delusione che ha provocato, nella propensione a "tassare", nella chiusura in un cerchio burocratico in cui soltanto la giunta decide (ciao ciao assemblee nei quartieri, dicono i critici), senza dare "forte impulso allo sviluppo".

E se su welfare ed Expo MicroMega concede al sindaco qualche punto di credito e il beneficio del dubbio, sul resto sposa la linea dei milanesi intervistati che trovano l'operato di Pisapia "mediocre". Peggio, molto peggio va a Luigi De Magistris, l'ex pm che la sera della vittoria, nella primavera del 2011, girava per Napoli con bandana arancione e abbracci per tutti: che ne è stato della "democrazia partecipativa"?, gli chiedono quelli che ora reclamano riunioni "dal basso" (il mercoledì di ricevimento-cittadini si è eclissato dopo un mese, è l'accusa).

Non sono soltanto i malumori per la "munnezza" e il lungomare parzialmente chiuso al traffico a far dire ai napoletani "chi ce l'ha fatto fare", ma la tanto sbandierata "tolleranza" che s'è fatta "tolleranza zero" con gli immigrati, oltre all'"improvvisazione", al "tradimento del mandato dei cittadini" e, scrive la rivista, agli "scandali familiari" (si allude al fratello del sindaco, collaboratore del comune per eventi non pervenuti o persi nelle more della disorganizzazione - tanto che Roberto Vecchioni, mangiata la foglia, è scappato in fretta dal Forum delle culture).


Troppo "protagonismo" sui social network e poca fattività sulle politiche sociali: "Il consenso di De Magistris è a picco", è l'amara sentenza della rivista. Federico Pizzarotti, poi, sindaco grillino accolto a Parma come un Savonarola dell'inceneritore-canaglia (che poi s'è fatto), viene punzecchiato sulla "finta partecipazione" concessa ai cittadini e sui rincari dei servizi.

Melanconicamente fallimentare pure Marco Doria a Genova, ma forse anche per "timidezza" e mancanza "di una visione globale". E dunque, per MicroMega, si torna a bomba: se neanche i promessi messia ce l'hanno fatta, che aspettate, cari "tà-tà", a fare un partito della Costituzione?

 

Paolo Flores D Arcais paolo flores arcais PAOLO FLORES DARCAIS luigi demagistris sangennaro Stefano Rodota grillo e pizzarotti MARCO DORIA E DON GALLO VENDOLA - DORIA - DON GALLO

Ultimi Dagoreport

matteo salvini donald trump ursula von der leyen giorgia meloni ue unione europea

DAGOREPORT – IL VERTICE TRA GIORGIA MELONI E I SUOI VICEPREMIER È SERVITO ALLA PREMIER PER INCHIODARE IL TRUMPIAN-PUTINIANO SALVINI: GLI HA INTIMATO DI NON INIZIARE UNA GUERRIGLIA DI CRITICHE DAL MOMENTO IN CUI SARÀ UFFICIALE L’OK ITALIANO AL RIARMO UE (DOMANI AL CONSIGLIO EUROPEO ARRIVERÀ UN SÌ AL PROGETTO DI URSULA VON DER LEYEN), ACCUSANDOLO DI INCOERENZA – LA DUCETTA VIVE CON DISAGIO ANCHE LE MOSSE DI MARINE LE PEN, CHE SI STA DANDO UNA POSTURA “ISTITUZIONALE” CHE METTE IN IMBARAZZO LA PREMIER

ursula von der leyen giorgia meloni macron starmer armi difesa unione europea

DAGOREPORT – SI FA PRESTO A DIRE “RIARMIAMO L’EUROPA”, COME FA LA VON DER LEYEN. LA REALTÀ È UN PO’ PIÙ COMPLICATA: PER RECUPERARE IL RITARDO CON USA E RUSSIA SUGLI ARMAMENTI, CI VORRANNO DECENNI. E POI CHI SI INTESTA LA RIMESSA IN MOTO DELLA MACCHINA BELLICA EUROPEA? – IL TEMA È SOPRATTUTTO POLITICO E RIGUARDA LA CENTRALITÀ DI REGNO UNITO E FRANCIA: LONDRA NON È NEMMENO NELL’UE E L’ATTIVISMO DI MACRON FA INCAZZARE LA MELONI. A PROPOSITO: LA DUCETTA È ORMAI L’UNICA RIMASTA A GUARDIA DEL BIDONE SOVRANISTA TRUMPIANO IN EUROPA (SI È SMARCATA PERFINO MARINE LE PEN). IL GOVERNO ITALIANO, CON UN PUTINIANO COME VICEPREMIER, È L’ANELLO DEBOLE DELL’UE…

trump zelensky vance lucio caracciolo john elkann

DAGOREPORT – LUCIO E TANTE OMBRE: CRESCONO I MALUMORI DI ELKANN PER LE SPARATE TRUMPUTINIANE DI LUCIO CARACCIOLO - A “OTTO E MEZZO” HA ADDIRITTURA SOSTENUTO CHE I PAESI BALTICI “VORREBBERO INVADERE LA RUSSIA”- LA GOCCIA CHE HA FATTO TRABOCCARE IL VASO È STATA L’INTERVISTA RILASCIATA A “LIBERO” DAL DIRETTORE DI “LIMES” (RIVISTA MANTENUTA IN VITA DAL GRUPPO GEDI) - L'IGNOBILE TRAPPOLONE A ZELENSKY? PER CARACCIOLO, IL LEADER UCRAINO "SI E' SUICIDATO: NON HA RICONOSCIUTO IL RUOLO DI TRUMP" - E' ARRIVATO AL PUNTO DI DEFINIRLO UN OPPORTUNISTA INCHIAVARDATO ALLA POLTRONA CHE "FORSE SPERAVA DOPO IL LITIGIO DI AUMENTARE IL CONSENSO INTERNO..." - VIDEO

giorgia meloni donald trump joe biden

DAGOREPORT – DA DE GASPERI A TOGLIATTI, DA CRAXI A BERLUSCONI, LE SCELTE DI POLITICA ESTERA SONO SEMPRE STATE CRUCIALI PER IL DESTINO DELL’ITALIA - ANCOR DI PIU' NELL’ERA DEL CAOS TRUMPIANO, LE QUESTIONI INTERNAZIONALI SONO DIVENTATE LA DISCRIMINANTE NON SOLO DEL GOVERNO MA DI OGNI PARTITO - NONOSTANTE I MEDIA DEL NOSTRO PAESE (SCHIERATI IN GRAN MAGGIORANZA CON LA DUCETTA) CERCHINO DI CREARE UNA CORTINA FUMOGENA CON LE SUPERCAZZOLE DI POLITICA DOMESTICA, IL FUTURO DEL GOVERNO MELONI SI DECIDE TRA WASHINGTON, LONDRA, BRUXELLES, PARIGI – DOPO IL SUMMIT DI STARMER, GIORGIA DEI DUE MONDI NON PUÒ PIÙ TRACCHEGGIARE A COLPI DI CAMALEONTISMO: STA CON L’UE O CON TRUMP E PUTIN?

friedrich merz

DAGOREPORT – IL “MAKE GERMANY GREAT AGAIN” DI FRIEDRICH MERZ: IMBRACCIARE IL BAZOOKA CON UN FONDO DA 500 MILIARDI PER LE INFRASTRUTTURE E UN PUNTO DI PIL PER LA DIFESA. MA PER FARLO, SERVE UN “BLITZKRIEG” SULLA COSTITUZIONE: UNA RIFORMA VOTATA DAI 2/3 DEL PARLAMENTO. CON IL NUOVO BUNDESTAG, È IMPOSSIBILE (SERVIREBBERO I VOTI DI AFD O DELLA SINISTRA DELLA LINKE). LA SOLUZIONE? FAR VOTARE LA RIFORMA DAL “VECCHIO” PARLAMENTO, DOVE LA MAGGIORANZA QUALIFICATA È FACILMENTE RAGGIUNGIBILE…

fulvio martusciello marina berlusconi antonio damato d'amato antonio tajani

DAGOREPORT – CE LA FARANNO TAJANI E I SUOI PEONES A SGANCIARE FORZA ITALIA DALLA FAMIGLIA BERLUSCONI? TUTTO PASSA DALLA FIDEIUSSIONI DA 99 MILIONI DI EURO, FIRMATE DA SILVIO, CHE TENGONO A GALLA IL PARTITO – IL RAS FORZISTA IN CAMPANIA, FULVIO MARTUSCIELLO, È AL LAVORO CON L’EX PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA, ANTONIO D’AMATO: STANNO CERCANDO DEI “CAPITANI CORAGGIOSI” PER CREARE UNA CORDATA DI IMPRENDITORI CHE “RILEVI” FORZA ITALIA - LA QUESTIONE DEL SIMBOLO E IL NOME BERLUSCONI…