donne partigiane

LA RESISTENZA LA FECERO ANCHE LE PARTIGIANE: COMBATTEVANO, TRASPORTAVANO MESSAGGI E ARMI, GARANTIVANO RIFORNIMENTI - LO STORICO GIANNI OLIVA: "IL SIGNIFICATO PIÙ PROFONDO DELLA RESISTENZA È STATO QUELLO DI ESSERSI SCHIERATI E DI AVERLO FATTO NELLA SOLITUDINE DELLA PROPRIA COSCIENZA, IN UN'ITALIA SFASCIATA DAGLI EVENTI, TRA LE LUSINGHE DELLA NORMALIZZAZIONE NAZIFASCISTA DI SALÒ, LA PAURA DELLA DISOBBEDIENZA, LE MINACCE DELL'OCCUPAZIONE GERMANICA. ANZICHÉ RIFUGIARSI NELLA ZONA GRIGIA DELL'ATTENDISMO, CHI ENTRA NELLE FORMAZIONI SFIDA IL DESTINO PER CAMBIARLO, RISCHIANDO IN PRIMA PERSONA" - IL COMUNE DI MONCALIERI RICORDA IL CONTRIBUTO FEMMINILE ALLA RESISTENZA CON UN'INSTALLAZIONE VIDEO PER IL 25 APRILE...

Gianni Oliva per “la Stampa” - Estratti

Moncalieri il videomapping dedicato alle partigiane piemontesi per il 25 aprile

 

Partigiane combattenti, come le diciannove decorate con medaglia d'oro al valor militare, che condividevano a tempo pieno la vita delle formazioni; oppure staffette, che spostandosi tra le città e i territori della guerriglia trasmettevano messaggi, trasportavano armi, garantivano rifornimenti di cibo e vestiario; oppure antifasciste impegnate nel lavoro politico clandestino, inserite nei Comitati di liberazione nazionale, tessitrici di rapporti tra gruppi diversi, intellettuali coinvolte nella redazione di ciclostilati e manifesti; oppure ancora dottoresse, infermiere, farmaciste che curavano i feriti nell'emergenza.

 

Il panorama della Resistenza al femminile spazia tra inserimenti diversi, all'interno di un quadro di complessità dove la lotta "con le armi" e quella "senza le armi" sono momenti complementari di uno stesso progetto. Il comune di Moncalieri, con un'idea originale, ha deciso di commemorare l'80º della Liberazione proiettando sulla facciata del Municipio un videomapping dedicato al ruolo della donna nella resistenza piemontese, realizzato dall'Associazione culturale Avvalorando e visibile tutte le sere dal 4 al 26 aprile: il filmato è una sovrapposizione di parole, immagini e musica con le quali si crea un racconto emozionale capace di restituire il senso più profondo dell'esperienza.

 

partigiane

Tema centrale del videomapping è quello della "scelta": al di là dei ruoli rivestiti, il significato più profondo della Resistenza, per le donne come per gli uomini, è stato quello di essersi schierati e di averlo fatto nella solitudine della propria coscienza, in un'Italia sfasciata dagli eventi, tra le lusinghe della normalizzazione nazifascista di Salò, l'istinto della solidarietà, la paura della disobbedienza, la memoria sofferta del passato, le minacce dell'occupazione germanica.

 

Anziché rifugiarsi nella zona grigia dell'attendismo, chi entra nelle formazioni sfida il destino per cambiarlo, rischiando in prima persona. Difficile per tutti, la scelta assume un significato particolare per chi è stata educata ai ruoli di moglie e di madre e alla discrezione silenziosa della vita familiare: «Certo, qualcuna aveva in banda il fidanzato o il fratello, ma molte altre no e comunque tutte abbiamo iniziato per scelta nostra», rivendica con orgoglio Maria De Vitis, partigiana in Piemonte ma di origini abruzzesi, reagendo allo stereotipo della "staffetta" diventata tale per aiutare l'uomo di casa salito in montagna.

 

ada gobetti

Ada Gobetti, in un articolo sulla Sentinella partigiana, ribadisce il diritto della donna alla militanza: «Sono una donna. Una piccola donna, che ha rivoluzionato la sua vita privata, quella tradizionalmente femminile dell'ago e della scopa, per trasformarsi in una "bandita". Sono con me mille e mille donne, ne sono certa, con il mio coraggio, la mia sete di agire. Anche noi ci organizziamo. Anche noi viviamo per lo stesso ideale dei partigiani maschi».

 

Il tema della lotta antifascista si salda così, strettamente, con quello della parità e la guerra si trasforma in un acceleratore di coscienza di genere. Si tratta di un percorso difficile, che si scontra con atteggiamenti culturali radicati, come bene emerge in alcuni fogli pubblicati nella clandestinità.

 

In un numero di Quelli del Col Bione, diffuso tra i Garibaldini della Valle di Susa, compare una lettera dalla quale traspaiono le diffidenze con le quali le donne partigiane vengono guardate all'interno delle formazioni: «Proprio non mi posso rallegrare – scrive "Una Garibaldina" – nel sentire voci poco simpatiche a riguardo della partecipazione della donna alla lotta per la libertà. Sento dire "una donna non è capace a combattere, non sa neppure tenere un'arma in mano": ma è giusto dire così?». In un altro numero dello stesso foglio, la rivendicazione diventa polemica aperta sui ruoli: «E che cosa dovremmo fare, secondo voi? Confezionare le giacche e i camiciotti e i pantaloni, lavarli e stirarli settimanalmente?

 

ada gobetti

Fare come una donna di casa? Noi qui rischiamo esattamente come voi, siamo uguali a voi».

 

Per una significativa simmetria, considerazioni analoghe si trovano negli scritti di alcune volontarie del Corpo delle ausiliarie, creato nel marzo 1944 all'interno della X MAS di Junio Valerio Borghese, poi fatto proprio dalla Repubblica Sociale. Una giovanissima Luciana Mainardi, classe 1928, scrive alla madre: «Non faccio che lavare piatti, cucire, mettere a posto stanze e sbrigare tutti i lavori d'ufficio... Io non vedo l'ora di avvicinarmi di più al fronte, ma il comandante ci ha promesso che ci porterà a turno in prima linea».

 

(...)

Le donne fasciste mettono l'accento sullo scontro armato, riflettendo uno spirito bellicoso figlio del combattentismo del Ventennio: in loro la voglia di andare a sparare «con buoni caricatori alla cintola e un buon fucile a tracolla» prevale sul confronto tra uomo e donna e sulla rivendicazione di parità. Nel mondo resistenziale il tema è invece la condivisione dell'esperienza nella sua pienezza, andando al di là dei ruoli predefiniti e della gerarchizzazione della loro importanza: «Abbiamo scelto, noi donne come voi.

gianni oliva

 

La nostra guerra per la libertà è la stessa guerra vostra» scrive ancora l'anonima garibaldina di Quelli del Col Bione. In questo senso la partecipazione femminile alla Resistenza è la premessa di un percorso di crescita che vedrà la prima significativa tappa nel 1946 col riconoscimento del diritto di voto.

gianni olivaGIANNI OLIVA - LA GUERRA FASCISTAMoncalieri il videomapping dedicato alle donne partigiane piemonetesi per il 25 aprile

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