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MORODER, L’ITALIANO CHE HA CAMBIATO IL VOLTO DELLA MUSICA DANCE (3 OSCAR), STASERA ATTERRA A ROMA, RITORNA DJ E PENSA A UN MUSICAL SULL’ERA DELLA DISCO

Laura Martellini per il “Corriere della Sera - Roma”

 

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Se non fosse per l’affiorare cadenzato dei ricordi («trent’anni fa...»), invece che davanti alla leggenda Giorgio Moroder (fra gli inventori della disco, firma di tanti successi dell’altro mito, scomparso nel 2012, Donna Summer, vincitore di tre Oscar per le colonne sonore di Fuga di mezzanotte , Flashdance , e Top Gun ; quattro Golden Globe, quattro Grammy, e tanto altro) sembrerebbe di ascoltare un giovane producer pieno d’entusiasmo.

 

Stasera «Giovanni Giorgio Moroder detto Giorgio» - così si presenta nella terza traccia di «Random access memories» dei Daft Punk che gli hanno reso omaggio nel 2013 - sarà dj sul palco di Villa Ada per «Roma incontra il mondo». Età, per dovere di cronaca: 75 anni. Ma è solo un dettaglio. 

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Per una volta, Moroder, non partiamo da Donna Summer. 
«Una cosa devo ricordarla però. Poco prima di morire, mi lasciò una lettera in cui ringraziandomi commentava “Eravamo fratello e sorella, io e te”». 


Un nuovo album, Déjà Vu, appena pubblicato e subito in vetta alle classifiche dance americane. 
«Non mi emoziona più di tanto. Io sono pragmatico, è il risultato di un duro lavoro: dal fare demo, al cercare di entrare in sintonia con le diverse personalità degli artisti che partecipano al disco, Sia, Britney Spears, Kylie Minogue, Kelis e Charli XCX. Non è stato facile comunicare: Sia vive fra Los Angeles e l’Australia, Charli a Londra». 

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Non meraviglia, ha fama di stakanovista. 
«Vero! Negli anni Ottanta, per mantenere un successo già a portata di mano, in un anno presi appena due giorni di vacanza. Servono tutta la forza possibile, in questo mestiere, e pazienza. Molta pazienza: può capitare di lavorare a dieci pezzi e di buttarne via nove». 


Che album è Déjà Vu? 
«All’inizio ci siamo posti il problema se farlo nello stile disco, o renderlo più contemporaneo con qualche pezzo di rétro disco. Alla fine a prevalere è un sound moderno, ritmo e sequences d’oggi con interventi di archi e chitarre. Un compositore dev’essere al passo con i tempi». 

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Complici del ritorno sul palco sono i Daft Punk. 
«Dopo quel brano, Giorgio by Moroder , in cui mi raccontavo, fra ritmi e sintetizzatori, hanno iniziato a chiamarmi in tanti. Tre case discografiche mi hanno offerto di fare un nuovo disco. Cosa rara, di questi tempi. Così è nato anche il live». 

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Disco versus rock, chi ha vinto? 
«C’è stato un momento in cui la disco ha perso appeal. Sono subentrati il rock, il punk. Non s’è mai spenta, però, e da cinque-sei anni la dance, o edm (electronic dance music) è tornata influente, e scala le classifiche: fra i primi dieci pezzi nove sono di dj! Ha cambiato forma, ma non è mai sparita. E questo mentre il grunge di Seattle quasi non si sente più». 

GIORGIO MORODER DAFT PUNK GIORGIO MORODER DAFT PUNK


La disco anni Ottanta è stata anche un grido di libertà, per la comunità gay, e non solo. Oggi? 
«La rivoluzione c’è stata allora. Oggi l’edm è solo bella musica da ballare. La novità, semmai, sta altrove: nel fatto che uno come David Guetta è nella top ten e le radio programmano dance regolarmente. È migliorata la qualità dei suoni, e dei cantanti. Oggi molti più artisti, e di spessore, scelgono pezzi dance». 


Nomi? 
«Fra quelli che mi piacciono ci sono Lady Gaga, Rihanna, Taylor Swift, Calvin Harris». 

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Lei vive a Los Angeles. L’Italia vista dall’America. 
«Con il governo Renzi c’è un ritorno d’interesse verso il nostro Paese. Si avverte un risveglio». 


Prossimi progetti? 
«Ora sono occupatissimo come con la mia tournée da dj: dopo Roma, Milano, il Cile, le Filippine. Sto cercando di capire se potrebbe funzionare un grande show a Las Vegas, penso a un musical basato sulla disco. Ho realizzato le musiche del game Tron della Disney e non escludo di tornare a lavorare con Guetta. Un amico». 


Domanda ineludibile (ma la risposta non cambia): il suono del futuro, Moroder? 
«Non lo conosco. E se anche lo conoscessi non glielo direi». 
 

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