FUORI DAL CORO - SANDRO VIOLA NON C’È PIÙ, E CON LUI ANCHE LE POLEMICHE SU QUELL’ARTICOLO DI “REPUBBLICA” DEL ’92 IN CUI DIEDE DEL “GUITTO TELEVISIVO” AL GIUDICE FALCONE IN PIENA EPOCA STRAGISTA - SUL “FOGLIO”: “NON LO AMAVO. MA AMAVO TUTTE LE PERSONE COME LUI CHE AVEVANO IL CORAGGIO DI SCRIVERE PENSIERI CONTROCORRENTE” - FACCI: “FU L’UNICO CHE SCRISSE UN REPORTAGE SECONDO IL QUALE ‘DIETRO LE BANDIERE DI FORZA ITALIA SI MUOVE UN ESERCITO CON CONNOTAZIONI MARCATAMENTE POPOLARI E NON SOLO NANI E BALLERINE’”…
1 - IL GIORNALISTA...
Filippo Facci per "Libero"
à morto Sandro Viola, inviato di Repubblica quando gli inviati raccontavano il mondo. Era stato tirato in ballo, a fine maggio, perché dagli archivi di Repubblica risultava scomparso un suo orribile articolo del 9 gennaio 1992: Giovanni Falcone veniva bollato come un «guitto televisivo» che scriveva «melensaggini». Forse - presumiamo ora - quell'articolo l'avevano tolto solo perché Viola era agli sgoccioli: quel che è probabile è che fu un articolo comandato, uno di quei pezzacci che i giornalisti - anche i migliori - talvolta scrivono perché lo richiede la contingenza politica o un caporedattore isterico.
à la contraddizione, via via ingigantitasi, che ha ucciso tanti giornalisti sempre più divisi tra necessità e virtù: perché Viola, per il resto, era un grandissimo inviato. Tra i soloni dei grandi giornali fu assolutamente l'unico che scrisse un reportage secondo il quale «dietro le bandiere di Forza Italia si muove un esercito con connotazioni marcatamente popolari» (Repubblica, 23 febbraio 1994) e «non solo nani e ballerine, non solo yuppies, non solo calciatori e funzionari Fininvest... Brava gente, italiani che hanno lavorato, prodotto, risparmiato, consentendo al paese di sopravvivere ». Questo mentre l'intellighenzia rideva e attribuiva a Berlusconi il 6 per cento. Sandro Viola, invece, alzò il sedere e si fece un giro nel Nordest. Fece il suo lavoro.
2 - LETTERA AL "FOGLIO"...
Da "il Foglio"
"Scorrendo il libro-intervista di Falcone âCose di cosa nostra' s'avverte (anche per il concorso di una intervistatrice adorante) proprio questo: l'eruzione di una vanità , d'una spinta a descriversi, a celebrarsi, come se ne colgono nelle interviste del ministro De Michelis o dei guitti televisivi". Non amavo Sandro Viola, caro direttore. Ma amavo tutte le persone come lui che avevano il coraggio di scrivere pensieri controcorrente - come quello che le ho riportato tra virgolette - e anche contro la linea del proprio giornale. Ce ne fossero. E anche per questo mi rattrista la sua scomparsa.
Saluti Fabio Sicari
Sandro Viola