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“L’IMPERATORE FOLLE” - UNA MOSTRA AL BRITISH MUSEUM  RIABILITA IL MITO DI NERONE – SECONDO I CURATORI, FU VITTIMA DI FAKE NEWS (SUONAVA E CANTAVA DAVANTI A ROMA AVVOLTA DALLE FIAMME) PER ASSICURARE LA DAMNATIO MEMORIAE DEL SOVRANO – EVIDENZE ARCHEOLOGICHE DIMOSTRANO QUANTO FOSSE AMATO DAL POPOLO GRAZIE ANCHE ALLE SUE OPERE DI MIGLIORAMENTO DEI QUARTIERI PIÙ POPOLARI – GLI OMICIDI DELLA MADRE E DELLE DUE MOGLI…

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Chiara Bruschi per "il Messaggero"

 

Nerone: l' imperatore folle che amava esibirsi in pubblico, che suonava e cantava davanti a Roma avvolta dalle fiamme.

 

L' incestuoso tiranno e persecutore che uccise la madre, la prima moglie e forse anche la seconda. Oppure no? Secondo la mostra allestita dal 27 maggio al British Museum e intitolata Nero: the man behind the myth (L' uomo dietro al mito), questa immagine che per secoli ci è stata tramandata altro non è che il risultato di notizie false e tendenziose o, come le chiameremmo oggi, fake news. Informazioni volutamente errate o incomplete, volte ad assicurare ai posteri la damnatio memoriae cui il famigerato imperatore era stato condannato dal Senato romano.

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«Decenni di ricerca hanno messo in luce che questa immagine è basata su testi prodotti da storici non neutrali. Oggi disponiamo di prove che dimostrano come la popolazione fosse invece dalla sua parte.

 

Non potremo mai ricostruire la figura completa di Nerone poiché ci è rimasta solo la letteratura contraria. Il resto è sparito. L' intento dell' esposizione è quello di rendere disponibile queste scoperte a un pubblico più ampio possibile e contemporaneamente promuovere un approccio critico all' informazione», ci spiega la curatrice Francesca Bologna.

 

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Con l' esperta italiana abbiamo ripercorso questi elementi di novità che contribuiscono se non a riabilitare la figura di Nerone, quantomeno a porci delle domande.

 

NOZIONI FAZIOSE

«Per evitare di compiere lo stesso errore degli antichi dobbiamo essere onesti e riconoscere che le nozioni di cui disponiamo sono faziose. Il punto di vista del popolo, per esempio, era ben diverso da quello degli storici, membri dell' élite senatoriale».

 

Ritratto di Nerone

Ci sono evidenze archeologiche che lo dimostrano. Come un poema su un muro che narra dei doni fatti da Nerone al tempio di Venere a Pompei, dove il nome di imperatore che compare più di frequente è proprio il suo. Per non parlare dei tantissimi specchi con il suo ritratto.

 

E poi abbiamo i testi: «Anche gli storici sono costretti a dire qualcosa di positivo, ogni tanto spiega l' esperta con un sorriso Tacito ci conferma che Nerone non poteva essere responsabile del celebre incendio poiché non si trovava nemmeno a Roma in quel momento (64 d.C, ndr)». Aggiunge inoltre che le nuove regole per ricostruire la città da lui introdotte avevano portato a un miglioramento dei quartieri abitativi più popolari.

 

Mostra su Nerone

Duecento pezzi provenienti in gran parte dall' Italia tra cui la statua di Agrippina dei Musei capitolini, diversi oggetti dal parco archeologico del Colosseo che si riferiscono alla Domus Transitoria e Domus Aurea, affreschi da Pompei e dal museo Nazionale di Napoli, oltre all' unica statua rimasta che rappresenta Nerone in età adulta a figura intera ovvero un bronzetto proveniente da Venezia , ripercorrono la vita dell' imperatore, salito al trono all' età di soli sedici anni e morto suicida a trenta.

Nerone

 

Resta la questione femminile da chiarire: perché questi atroci omicidi? Per passione? Per vendicarsi di congiure e tradimenti? Le motivazioni politiche sarebbero le più sensate, ci spiega, ma non sapremo mai la verità. E gli storici, ancora una volta, sono responsabili di questa confusione.

 

«Le donne in epoca giulio claudia avevano raggiunto un' influenza mai vista prima nella Roma imperiale. E per questo l' ordine senatoriale era in uno stato di costante agitazione. Queste protagoniste sono sempre descritte negativamente: incestuose, insidiose, complottiste, traditrici. A meno che non fossero dimesse casalinghe. Un po' come accade talvolta anche oggi conclude nonostante siano passati duemila anni». Un' altra storia da riscrivere o, per lo meno, da approfondire.

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