LA VERSIONE DI MUGHINI – UNA VERA FORZA POLITICA DI SINISTRA SAREBBE QUELLA CHE TIRA CALCI NEGLI STINCHI ‘AI RICCHI’ E ASSUME LE FATTEZZE DI UNA GIGANTESCA ORGANIZZAZIONE CARITATEVOLE? LITANIE, LITANIE, LITANIE CHE MI FANNO RIZZARE I CAPELLI. I “RICCHI” NON SONO DEI NEMICI DI QUELLI CHE NON HANNO PERCHÉ VERSANO ALL’INCIRCA METÀ DEL LORO REDDITO ALLO STATO – IN QUESTO MOMENTO E’ FOLLE PARLARE DI 'FLAT TAX': ECCO PERCHE’
Giampiero Mughini per Dagospia
Caro Dago, con l’aria che tira nel nostro Paese e con lo tsunami cui non hanno resistito i partiti tradizionali è ovvio che siano in molti a chiedersi che cosa sia la sinistra oggi, e quale atteggiamento debba caratterizzare una forza politica che si vuole di sinistra. Leggo di alcuni pensatori e pensatrici che sono arrivati a una conclusione allarmante. Ossia che oggi molti sono di sinistra perché “ricchi”, e che questo è un modo comodo e diffuso di essere di sinistra dopo i governi guidati da Matteo Renzi e da Paolo Gentiloni.
ANCHE I RICCHI PIANGANO 2007 SINISTRA
Vogliono dire, questi pensatori, che chi è ricco non capisce lo stato reale del Paese, la sofferenza degli esclusi, le condizioni di vita tutte in salita di chi è senza reddito e senza prospettive di conquistarselo. E perciò questi “compagni che sbagliano” - a detta dei pensatori e delle pensatrici di sinistra che scorrazzano su Instagram e dintorni - non sanno più rivolgersi a chi è rimasto alla periferia della riuscita economica e sociale. Un giudizio in cui la botta agli stinchi del Pd renziano è palmare. Accusato di essere colpevole del travolgente successo elettorale di chi sa rivolgersi alla “pancia” del Paese, alla pancia di chi non ce la fa e si aspetta dallo Stato un qualche reddito di cittadinanza o come altro lo volete chiamare.
E’ un ragionamento zoppo e che non porta lontano. Sembrerebbe inoculare un complesso di colpa nei “ricchi” che non si accapigliano nell’elargire (o meglio, nel promettere di elargire) qualcosa a chi è rimasto indietro nelle gerarchie sociali del nostro tempo, a quello che una volta era chiamato il “Quarto stato”. E giù la consueta litania sul “potere al popolo”, sulla lotta contro le diseguaglianze, sulla necessità di una politica che restituisca “dignità” a chi l’ha perduta non per sua colpa. Litanie litanie litanie, a sentire le quali mi si rizzano ogni volta i capelli in testa. Insomma una vera forza politica di sinistra sarebbe quella che assume le fattezze di una gigantesca organizzazione caritatevole, qualcosa che ha a che vedere più con il cristianesimo e con il suo insegnamento che non con il marxismo classico da cui promano le sinistre di questo ultimo secolo e mezzo.
Non solo mi sento del tutto estraneo a queste litanie, ma il fatto è che di questa ripugnanza non ne ho alcun complesso di colpa. La partizione della società in due blocchi distinti e contrapposti, quelli che “hanno” e quelli che “non hanno” è più o meno una favola da raccontare ai bambini perché trovino il sonno. I “ricchi” non sono dei nemici di quelli che non hanno, perché in una moderna società europea quelli che hanno conquistato un reddito ne versano all’incirca la metà allo Stato perché lo redistribuisca a vantaggio degli esclusi. Cristiano Ronaldo guadagna sì 30 milioni di euro l’anno, ma la Juve ne versa altrettanti allo Stato ad alimentare la sanità pubblicata gratuita, le pensioni di invalidità, le pensioni sociali, la cassa integrazione guadagni. Non la bestialità e l’orrore del comunismo reale e bensì il welfare creato dalle socialdemocrazie europee hanno assicurato un benessere diffuso quale mai la società degli uomini lo aveva conosciuto. L’oggettività furibonda di una crisi economica - e di una parallela rivoluzione tecnologica - che hanno divelto alle fondamenta la società industriale del secondo Novecento hanno buttato giù d’un colpo interi e cospicui settori del ceto medio. Italiani a milioni che venti e più anni fa vivevano più che decentemente con tre milioni di reddito familiare si ritrovano a contare uno a uno i 1200 euro di reddito familiare con cui non arrivano a fine mese. Di questo si tratta, non di mollare calci agli stinchi ai “ricchi”.
Nessuno ha le ricette per governare un tale finimondo, non certo i dilettanti che stanno oggi a capo del nostro governo. Nemmeno la più ricca delle organizzazioni caritatevoli (e in Italia, col debito pubblico che abbiamo, di carità se ne può fare pochissima) riuscirebbe a parare le falle del gigantesco “ponte Morandi” su cui regge l’intera nostra società quale è stata costruita e modellata negli anni del boom economico.
Io che agli occhi del fisco sono “ricco”, voglio continuare a pagare quel 50 per cento sul mio reddito e non un euro di meno che consente alla società italiana di barcamenarsi, di sopravvivere. Il 4 per cento degli italiani paghiamo il 32 per cento dell'intero carico fiscale versato allo Stato. Parlare in questo momento di flat tax, ovvero di abbassare nettamente le tasse a chi le paga, è folle. Lo dico non perché sono di sinistra, ciò di cui non mi frega nulla perché non vuol dire nulla di nulla. Lo dico perché al mattino quando mi guardo allo specchio non mi voglio vergognare
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