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LA VERSIONE DI MUGHINI: “MAMBRO, QUELLA BRAVA RAGAZZA/L’ULTIMO OLTRAGGIO A BOLOGNA”. E’ UN TITOLO CIALTRONE QUELLO ALL’ARTICOLO DI LORIS MAZZETTI SUL "FATTO". NON CREDO CHE A METTERE LA BOMBA ALLA STAZIONE SIANO STATI FIORAVANTI E LA MAMBRO, I QUALI MAI HANNO VANTATO DI ESSERE ‘BRAVI RAGAZZI”. CERTO CHE LEI HA SPARATO AL TEMPO DELLA SUA FOLLIA. LEI E SUO MARITO NON L'HANNO MAI NEGATO. MA BOLOGNA NO, NON CI CREDO”

Giampiero Mughini per Dagospia

valerio fioravanti francesca mambro

 

Caro Dago, dei cinque quotidiani che compro al mattino “il Fatto” è quello di cui leggo più articoli specie se in proporzione alle sue poche pagine. Soprattutto gli articoli da cui dissento, ancor più di quelli che condivido. E comunque è un giornale di cui non potrei fare a meno.

 

E così, stamane mi sono precipitato sull’articolo di Loris Mazzetti a pagina 13, proclamato da un titolo a sei colonne che suona così: “Mambro, quella brava ragazza/ L’ultimo oltraggio a Bologna”. E’ un titolo fanfarone, falso la sua parte. Ne parlo come uno che se dipendesse da lui assisterebbe in tribunale a ciascuna delle udienze dove adesso Giusva Fioravanti e Francesca Mambro vengono interrogati in occasione del processo a Gilberto Cavallini, l’ex terrorista nero che viene accusato di aver dato loro supporto logistico quando si accingevano a deporre i venti chilogrammi di esplosivo nella d’aspetto di 2° classe della stazione di Bologna. Era il 2 agosto 1980. Mi spiace che nessun grande giornale abbia mandato un suo cronista di vaglia ad assistere a quelle udienze, di cui ho letto solo alcuni (eccellenti) articoli apparsi sulla versione online del “Secolo d’Italia”.

MAMBRO E FIORAVANTI

 

Sono difatti tra quanti si ostinano a non credere affatto che a mettere quella bomba siano stati davvero Fioravanti e la Mambro. I quali mai un solo minuto del loro iter processuale hanno vantato di essere dei “bravi ragazzi”. Hanno ammesso una a una, e senza tralasciare i dettagli, le loro azioni criminali del tempo in cui erano combattenti “neri” spietati e risoluti. La Mambro - lei e suo marito abitano vicino casa mia, e li annovero fra i miei amici - mi disse una volta che di essere un combattente “nera” lo decise nel momento in cui le morì fra le braccia il suo camerata diciannovenne Stefano Recchioni, colpito dalla fucilata di un carabiniere innanzi alla sezione missina di via Acca Larenzia, lì dove altri due loro giovani camerati erano stati precedentemente assassinati da terroristi rossi rimasti a tutt’oggi ignoti.

mughini

 

Certo che lei ha sparato al tempo della sua follia. Lei e suo marito non lo hanno mai negato. Siccome conosco gli episodi, una volta che ero a cena a casa loro ho chiesto a Giusva: “Ma possibile che c’è stato un momento della tua vita in cui tu sia stato un tale stronzo?”.  “Sì”, mi ha risposto guardandomi negli occhi. Perché Giusva è uno che ti guarda sempre negli occhi. E’ una forma di lealtà. Come se dicesse: “Sì, sono stato quel tipo lì, quel tipo che ammazzava come se niente fosse”. Bologna no? Bologna, lui e Francesca dicono che non era roba loro, che non era roba che apparteneva alla loro storia, alla loro identità, alla loro follia.

Mambro e Fioravanti

 

Diversissimi dunque i nostri due non eroi da quelli di Lotta continua che in occasione del processo agli imputati dell’assassinio di Luigi Calabresi andavano ripetendo per ogni dove che loro con la violenza non avevano mai avuto nulla a che fare, ma figuriamoci. Diversissimi da Ovidio Enrico Bompressi (il “compagno Enrico” di cui Leonardo Marino aveva parlato ai giudici, in un primo momento senza volerne fare il nome) il quale mai e poi mai ha ammesso la verità semplice semplice: che aveva aspettato l’uscita da casa di Calabresi, gli era andato alle spalle e aveva tirato due colpi di pistola).

 

giampiero mughini (1)

Loris Mazzetti è stato un giornalista che ha lavorato a lungo con Enzo Biagi. Racconta che Biagi intervistò una prima volta la Mambro nel 1985 e che lei era talmente fiera, talmente restia a ogni forma di pentimento, e che lui - Biagi - ne uscì sconvolto da quell’incontro. Sono incline a credere che nel 1985 le cose fossero andate esattamente così. Io ho incontrato la Mambro una dozzina di anni dopo (stavo apprestando il mio libro sugli anni Settanta, “Il grande disordine”) e lei non aveva più quella scorza eretta a sua difesa. Non ce l’aveva affatto. La prigione ti insegna qualcosa, eccome. E lo dimostra del resto quel bellissimo libro in cui dialogano a lungo e in profondità la Mambro e una terrorista rossa   Anna Laura Braghetti - che quanto ad azioni criminali non aveva scherzato neppure lei. Una volta le ho incontrate assieme le due, la Braghetti vendeva del pane in un mercato del Testaccio. Anche lei oggi libera.

STAZIONE BOLOGNA 2

 

Tutto fuorché delle “brave ragazze”. Due protagoniste fra i tanti del tempo della follia, un tempo che in Italia è durato poco meno di vent’anni. Follia, crimine politico, armi tenute in pugno, grilletti premuti a dare il colpo di grazia. Pazzesco, solo che è andata così. E io non lo dimentico un solo attimo, quando Giusva e Francesca e la loro adorabile figlia vengono a casa mia.

STRAGE STAZIONE BOLOGNA

 

Bologna no, non ci credo. A differenza di Loris Mazzetti e di chi ha messo quel titolo cialtrone sopra il suo pezzo.

Loris Mazzetti

 

 

GIAMPIERO MUGHINI

 

2. MAMBRO, QUELLA BRACA RAGAZZA.L'ULTIMO OLTRAGGIO A BOLOGNA

Loris Mazzetti per il Fatto Quotidiano

 

Con il ritorno sul luogo del delitto dei terroristi Francesca Mambro e Valerio "Giusva" Fioravanti, il ricordo per non dimenticare della strage della Stazione di Bologna quest' anno parte da lontano, da quando è iniziato il processo a Gilberto Cavallini imputato di concorso nella strage del 2 agosto 1980, per aver dato supporto logistico ai due esecutori materiali, condannati definitivamente con Luigi Ciavardini per aver ucciso 85 innocenti e 200 feriti.

 

giampiero mughini (2)

Per i famigliari delle vittime e per i sopravvissuti quel sabato di 38 anni fa, che avrebbe dovuto rappresentare l' inizio delle vacanze, si è tramutato in un incubo che li accompagnerà per tutta la vita. La tragedia personale si mescola ai depistaggi, alle false testimonianze, ai servizi segreti deviati, alla P2 , ai non ricordo e alle tante promesse non mantenute dei vari Governi: il diritto alla pensione anche a chi ha subito un' invalidità permanente inferiore all' 80 per cento; la mancata digitalizzazione degli atti che impedisce la ricerca simultanea su tutte le tragedie; la direttiva del governo Renzi del 2014 sulla declassificazione dei documenti mai applicata.

 

Paolo Bolognesi, presidente delle Associazioni delle vittime ha denunciato che è impensabile che chi in tutti questi anni ha tenuto nascosto gli atti oggi sia disponibile a renderli pubblici. I fatti dimostrano che la ricerca della verità annega nell' oblio.

 

Giusva fioravanti, Sergio Calore e Paolo Signorelli al processo per l\'omicidio Aleandri (1982)

È con questo spirito che a Bologna si è presentato in aula Fioravanti, libero cittadino dal 2009, nonostante 8 ergastoli, dopo 18 anni di detenzione, 6 di semilibertà e 5 anni di libertà vigilata, che si dovrebbe applicare non solo per buona condotta ma a chi si ravvede su ciò che ha fatto.

 

Non mi pare che il duo Mambro e Fioravanti si sia ravveduto dall' aver messo una valigia con venti chilogrammi di esplosivo militare nella sala d' aspetto di 2ª Classe della Stazione di Bologna, quella più frequentata.

 

GIAMPIERO MUGHINI

Il 13 giugno scorso la deposizione del Tenente, nome in codice dell' ex bambino prodigio dello sceneggiato tv La famiglia Benvenuti, ha toccato il culmine della falsità quando, parlando della moglie, ha affermato che "nonostante non abbia mai sparato un colpo ha subito 8 ergastoli". La mancanza di memoria storica è un gioco che nel nostro paese risale agli albori della democrazia, non lo si dovrebbe permettere a chi ha mani che colano sangue innocente.

 

enzo biagi

Il programma tv di Enzo Biagi Linea diretta ci aiuta a ricordare. Era il 1985 quando il grande giornalista intervistò Francesca Mambro, allora ventiquattrenne, considerata la primula nera del terrorismo di estrema destra. Le parole della Mambro smentiscono quelle del marito. Biagi le chiese se lei si sentiva il capo o la ragazza del capo. "Mah, visti i risultati, penso il capo, senza presunzione". Poi nel corso dell' intervista Biagi arriva al punto: "Dove ha trovato il coraggio per uccidere?

 

Lei è accusata di aver sparato a un uomo che era per terra e che stava morendo, di avergli dato il colpo di grazia". "Innanzi tutto, va beh, non è che voglio difendermi da queste cose perché". Biagi la interrompe: "Lei ha il diritto anche di difendersi". "Cioè non ha senso. Resta il fatto che noi abbiamo fatto determinate scelte che prevedevano anche lo sparare, il conflitto a fuoco. Atteggiamenti da sciacallo per quanto riguarda il mio percorso non ne ho avuti". Biagi insiste: "Quindi questo episodio". Mambro: "Quindi ho sparato, sì ho sparato, ho premuto il grilletto". Sentire in aula da Fioravanti affermare ancora: "Siamo innocenti!", per i parenti delle vittime è rivivere la tragedia. Si sa che il depistaggio della pista palestinese fu strategicamente definito a partire da marzo 1980, ben cinque mesi prima dell' attentato.

GIAMPIERO MUGHINI

 

La killer nera, così era soprannominata Francesca Mambro, che le immagini di repertorio dei telegiornali ce la mostrano dentro la gabbia, disinteressata a ciò che accade nell' aula del tribunale, abbracciata al marito, incuranti delle telecamere, mentre amoreggiano, non rinnega ciò che ha fatto, anzi rivendica l' uccisione del giudice Mario Amato: "Rappresentava qualcosa di contrario alla nostra logica".

 

Loris Mazzetti

Dopo averlo fatto fuori, lei e i camerati festeggiarono l' impresa con ostriche e champagne. Quell' incontro colpì molto Biagi, gli procurò lo stesso disagio che aveva provato con Kappler, Reder e Kesselring. "L' aspetto e i modi spigolosi, il lucido disprezzo: è forse il personaggio più sconvolgente che ho incontrato in tanti anni di mestiere; e c' è dentro di tutto: artisti, ladri, soldati, banditi, politici, campioni, puttane, quasi sante, grandi signore, mezze calzette, prelati, grandi truffatori, giocatori di ogni genere.

 

Nessuno mi ha mai detto: - Non conosco la parola rimorso -, qualche tarlo, qualche pena, tutti ce l' avevano dentro".

 

 

BOMBA ALLA STAZIONE DI BOLOGNA FOTO ANSA UN GIOVANE GIAMPIERO MUGHINI CON UNA BELLA BIONDA

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