LA VERSIONE DI MUGHINI - CHE GODURIA E QUANTI NOMI DI AUTORI VALOROSI E QUANTI BEI LIBRI SARANNO ''PRESENTATI'' NEI DUE SALONI RIVALI DI TORINO E MILANO. IO NON LO FACCIO QUASI MAI, SOPRATTUTTO NON SCOCCIO GLI AMICI FACENDOLI SEDERE ACCANTO A ME PER FARGLI DIRE QUANTO SIANO ENTUSIASTI DEL MIO PARTO. HO UNA SERIE DI ANEDDOTI SCORAGGIANTI, MA ANCHE UNO CHE MI COMMOSSE...
Lettera di Giampiero Mughini a Dagospia
GIAMPIERO MUGHINI E I SUOI LIBRI
Caro Dago, che goduria e quanti nomi di autori valorosi e quanti bei libri saranno “presentati” nelle due grandi manifestazioni (rivali) di Torino e Milano. Che bello il regno dei libri. Dipendesse da me, avessi cioè un po’ più che non 24 ore al giorno da vivere, di quei libri ne leggerei un paio di centinaia.
Tutt’altro discorso se sì o no io sono un entusiasta del “presentare” un mio libro, che pure è un modo necessarissimo di promuoverlo. E difatti lo faccio raramente. Perché? Per mille ragioni. Innanzitutto per non scocciare un amico a farlo sedere accanto a me in una libreria o posto similare, e fargli dire quanto sia entusiasta del mio parto editoriale. Credo di non averlo mai fatto in vita mia.
E poi perché è difficilissimo “presentare” un libro, tanto più un proprio libro, far capire di che si stratta: farne capire l’anima. Non sai esattamente chi hai di fronte, non sai come risuoneranno dentro di lui le tue parole. Una volta guardavo quelli che erano seduti innanzi a me e scelsi di parlare di altre cose che non il mio libro, di cose che per loro fossero più interessanti.
E poi c’è che talvolta ti capita di stare proprio scomodo e per chi hai accanto e per chi hai di fronte. L’ultima volta che ho presentato un mio libro a Torino, ed eravamo in due a far chiacchiera, e non c’era duetto tra noi ma solo dissonanze, e poi i microfoni non funzionavano bene e laddove i chiacchieratori a noi adiacenti facevano un gran schiamazzo, e poi c’erano le persone che passavano incessantemente e facevano confusione nel trasferirsi da un oratore a un altro, e a me tutto ciò sembrava talmente inutile che mi alzai prima che la nostra chiacchiera talmente vana finisse. Succede.
GIAMPIERO MUGHINI E I SUOI LIBRI
In uno dei suoi libri Eric Ambler racconta il supplizio provato nel presentare un suo romanzo a gente che aveva l’aria di pensare a tutt’altro. Gli venne innanzi una signora che aveva l’aria entusiasta, tanto che gli chiese di firmarne dieci copie. Lusingato, Ambler le chiese se il romanzo le fosse piaciuto. “Non l’ho letto e non lo leggerò. Solo che devo fare dei regali e comprare un libro è il regalo che costa di meno”, gli rispose la signora.
E difatti io non vado mai alle presentazioni di libri, seppure abbia tanti amici che scrivano dei bei libri. Anzi tantissimi. Un libro lo annusi, lo senti necessario, lo vuoi sullo scaffale innanzi a questo tavolo di lavoro. Non occorre andare alla sua “presentazione”. Se siete leali con voi stessi, sarete d’accordo con me. Vedo questa mischia furibonda attorno al libro di Walter Siti. Dentro di me ho già scelto dal primo secondo le ragioni per leggerlo o no. Naturalmente non vi dirò quale delle due scelte farò.
Per non apparirvi troppo pessimista, vi racconterò invece una presentazione di cui fui molto contento. Una decina d’anni fa. Era una presentazione che dovevo fare d’estate, in un lido balneare che dava sull’Adriatico. Un sito non dei più agevoli se pensate che il mio libro era piuttosto serioso, non è che parlasse di come indossare il bikini.
Accadde poi che venisse il diluvio universale e che noi, io e gli eventuali ascoltatori, ci nascondessimo sotto una tettoia. Il diluvio durò un bel po’. In tutto e per tutto rimasero una decina di persone. Io non mi tirai indietro e dedicai una ventina di minuti a raccontar loro quel che avevo scritto e perché. Avevo appena finito di dire l’ultima paroletta e già quei dieci gentiluomini si erano messi in fila – tutti – per venire da me a farsi firmare una copia del librino. Avevano l’aria di avere capito quel pochino che gli avevo detto e di esserne interessati. Ne fui commosso.
Giampiero Mughini